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L’Aquila: "miracoli", ombre e misteri

Se c’è qualcosa che fa più rabbia dell’inerzia dei nostri amministratori di fronte alle emergenze e, purtroppo, anche alle catastrofi che colpiscono il nostro Paese, è il modo in cui, sempre più di frequente, i media utilizzano tali eventi solo ed esclusivamente per compiacere il politico di turno e per suscitare la commozione popolare, oscurando ciò che potrebbe mettere in cattiva luce "qualcuno". Il giornalismo d’inchiesta (quasi) non esiste più e la conseguenza più grave di ciò è la più completa disinformazione dei cittadini comuni che, sempre più influenzati da telegiornali di qualità pari a zero, si costruiscono un’immagine di ciò che li circonda falsa ed edulcorata.

È ciò che è avvenuto con la tragedia che la citta de L’Aquila e i suoi dintorni stanno vivendo dallo scorso 6 aprile, a causa del terremoto che ha causato 308 vittime ed oltre 1500 feriti, con un numero di sfollati enorme: 65000 persone.

Gli eventi immediatamente successivi al sisma sono sicuramente ancora sotto gli occhi di tutti gli italiani: per almeno un mese non si è parlato d’altro, servizi strappalacrime dei telegiornali, speciali su tutte le emittenti televisive, interviste a chiunque, cittadini, sindaci, amministratori vari, geologi, esperti e chi più ne ha più ne metta, senza contare le numerose dichiarazioni e, soprattutto, promesse dei vari politici nazionali in visita nei luoghi del disastro.

Come era immaginabile, però, l’attenzione mediatica su L’Aquila e sugli aquilani è andata scemando giorno per giorno, se non in occasione delle autocelebrative visite del presidente del Consiglio, lasciando ormai, a oltre 6 mesi di dstanza da quel tragico evento, la città e i suoi cittadini a combattere da soli contro le difficoltà quotidiane. Qualcosa, però, si muove in rete e, grazie all’attività di diversi blogger e di qualche giornale, notizie disarmanti nascoste da tutti i telegiornali, riescono a raggiungere le persone che si informano via internet, creando tuttavia ancora più sconforto per qualcosa che dovrebbe essere portato a conoscenza di tutti ma che invece resta a disposizione di una piccola parte di italiani.

Gli show creati sulle consegne delle case hanno avuto enorme risalto, meno, molto meno, anzi zero, ne hanno avuto altre notizie, creando così un’illusione comune che i problemi dei cittadini aquilani siano quasi completamente risolti grazie al "governo del fare".

Siamo ormai a fine ottobre, a L’Aquila fa freddo e di notte le temperature scendono anche sotto zero. "Le soluzioni abitative promesse per l’inizio dell’autunno" - si legge in una lettera del comitato 3e32, diffusa on line per evidenziare i problemi attuali e il bisogno di roulotte, camper, container abitabili e stufe - "non ci sono. Circa 6000 persone sono ancora nelle tende. Meno di 2000 persone sono finora entrate negli alloggi del piano C.A.S.E. o nei M.A.P.".

Con le temperature che si registrano, vivere in tenda è praticamente impossibile e, per questo motivo, si sta provvedendo allo smantellamento delle tendopoli, lasciando come unica soluzione ai cittadini il trasferimento in albergo, a distanze anche di 80-100 km dalla propria città. "Vi stupiremo", prometteva Berlusconi, il 17 aprile. "Prima che ritorni il freddo dell’autunno, chiuderemo le tendopoli e troveremo un alloggio a tutti gli abruzzesi, le nuove case saranno supersicure".

Migliaia di persone, fiduciose di vedere per una volta mantenute le promesse, rimanevano così in città a sfidare le immaginabili avversità di una vita in tenda, tentando di riportare nelle proprie vite per quanto possibile una apparente normalità. Quelle case, si diceva, non sono arrivate, non per tutti almeno (900 su 4300). La scelta di puntare sul piano C.A.S.E. (che tra l’altro lascerebbe comunque fuori almeno 15 mila persone) piuttosto che sui moduli in legno ha portato alla situazione attuale e quelli che oggi vengono definiti "gli irriducibili", coloro che non intendono lasciare le tendopoli, vengono a poco a poco costretti a trasferirsi nei già citati alberghi e a spostarsi anche di 100 km dai luoghi in cui hanno ripreso a lavorare e in cui i propri figli hanno ricominciato ad andare a scuola. 

"Irriducibili", come se la loro ostinazione fosse frutto di un insano desiderio di vivere in tenda o di chissà quale oscuro piano!

E quelli che la casa l’hanno avuta? Qualche lato positivo deve pur esserci in tutta questa storia! Beh, la beffa è pronta anche per coloro che, dopo mesi di sofferenza, sono riusciti ad avere una casa degna di questo nome e un articolo di Repubblica ne racconta le disavventure. "Per alcuni il sogno si è realizzato, con la consegna della chiave degli appartamenti nelle Case antisismiche. Pochi giorni di tepore e anche di felicità ("Finalmente una casa vera, c’è pure la lavastoviglie") poi la doccia fredda" - scrive Repubblica - "La vostra casa è tornata A. Dovete andarvene da qui. Avete trenta giorni di tempo".

Cosa vuol dire "La vostra casa è tornata A"? Presto spiegato: case classificate come D ed E, ossia gravemente danneggiate e bisognose di importanti lavori e nelle quali si rileva la presenza di calcestruzzo scadente, all’improvviso e senza alcun intervento, vengono classificate A, cioè agibili! "Se il palazzo era sicuro" - si chiedono gli interessati - perché ci hanno fatto vivere come disgraziati nelle tende per sei mesi? Se non era messo bene, come ha fatto a tornare agibile, senza che nessuno abbia visto un gru o un’impalcatura?".

Domande più che lecite, che restano in attesa di risposte.

Altra questione quella del pagamento dei tributi, sospesi per i cittadini terremotati per venire incontro alle loro esigenze, ma soltanto per 8 mesi con recupero del 100 % degli arretrati da subito. In occasione del terremoto che colpì Umbria e Marche, spesso utilizzato come termine di raffronto, il pagamento delle tasse fu sospeso per due anni con recupero del 40 % degli arretrati dopo 12 anni.

Capitolo ricostruzione: come già accennato, la scelta del governo è stata, in linea di massima, quella di preferire l’immediata costruzione di nuovi quartieri all’adozione di soluzioni abitative differenti (ad esempio come le casette in legno, donate dalla Croce Rossa tedesca e dalla Provincia di Trento ad Onna, assolutamente vivibili e confortevoli) che, grazie ai tempi molto più ristretti di costruzione e installazione e ai costi almeno 3 volte inferiori, avrebbero permesso ad oggi una dignitosa sistemazione per tutti gli sfollati.

Superata la fase più critica, quella di dare realmente un tetto a tutti, si sarebbe potuta successivamente concentrare l’attenzione sulla ricostruzione delle aree distrutte dal sisma.


La soluzione adottata si presta a diverse critiche da parte di molti cittadini.
La prima è quella, già più volte citata, di avere ancora oggi migliaia di persone in tenda o costrette a spostarsi in albergo, con il conseguente spopolamento della città.

Altra osservazione riguarda il fatto che, ancora oggi, il centro de L’Aquila resta chiuso, spettrale: solo alcuni puntellamenti ma niente di più, come mostrano le foto che Cinzia Antignani Altatiali ha pubblicato su Facebook.

Ciò non fa che bloccare le attività produttive, contribuire alla disgregazione di un tessuto sociale già duramente provato dalla tragedia.

Costruire intere new town lasciando la "vecchia città" ferma a quel 6 aprile non ha alcun senso. Bloccarne l’economia, il commercio, il turismo, non favorirà mai la ripresa di questa città, neppure se tutti avessero davvero una delle c.a.s.e.!
Infine, un’ultima osservazione va fatta in merito agli stessi cantieri in cui si sta procedendo alla costruzione dei nuovi quartieri.
Riprendendo dal blog terremoto09, "l’intero progetto si basa su un sistema progettato dall’Eucentre di Pavia, un pull d’eccellenza costituito dall’Università di Pavia e della Protezione Civile. È un sistema che, però, non è mai stato impiegato a questi livelli in precedenza, e già questo dovrebbe stimolarci a pensare. Si tratta di un sistema di isolatori sismici a pendolo, che necessita di collaudi e test estremamente approfonditi, e vi sono dei dubbi che tali test siano stati eseguiti in modo accurato. (...) Certo, è scontato, noi ci auguriamo che questo sia un progetto solido e che funzioni alla grande, ma appunto ce lo auguriamo, non lo sappiamo con certezza. Di certo fa venire qualche sospetto che il direttore dei lavori nel cantiere C.A.S.E. di Cese di Preturo sia anche il direttore dell’EUCENTRE, in pratica chi dovrebbe controllare i lavori e chi dovrebbe essere controllato è la stessa persona, l’ing. Gian Michele Calvi".

Inquietante, poi, la notizia pubblicata da L’Unità pochi giorni fa, riguardante il sequestro di un cantiere del progetto C.A.S.E. a causa del cedimento del terreno, che ha provocato il crollo di una gru. "Se quel terreno non ha retto una gru" - si domanda il giornalista - "come può reggere case che poggiano su pesanti anche se elastiche piattaforme di cemento?". Saranno stati effettuati tutti i dovuti controlli e rilievi prima di procedere alla realizzazione dei palazzi?

Troppe ombre o semplice spirito di contraddizione? I dubbi, intanto, restano e i silenzi dei mezzi di informazione su questi ed altri fatti, non fanno che alimentare il sospetto che certe notizie si vogliano tenere nascoste per evitare "cattive figure"...


Tutte le informazioni contenute all’interno del presente articolo, sono estrapolate dai seguenti blog:

http://miskappa.blogspot.com/
http://terremoto09.wordpress.com/
http://alessandrotauro.blogspot.com/

dei quali se ne consiglia la lettura per approfondire l’argomento, nonché dai seguenti articoli pubblicati on line:

http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/cronaca/sisma-aquila-13/primi-sfratti/primi-sfratti.html
http://archivio2.unita.it/v2/carta/showoldpdf.asp?anno=2009&mese=10&file=20CRI23a
http://archiviostorico.corriere.it/2009/aprile/17/premier_case_entro_autunno_Dallo_co_8_090417017.shtml

Le foto del centro storico de L’Aquila pubblicate sono di Cinzia Antignani Altatiali. L’intero reportage è disponibile all’indirizzo: http://www.facebook.com/inbox/?ref=mb#/album.php?aid=2026572&id=1101905511&ref=share

Chiunque volesse dire la propria, e soprattutto coloro che hanno la possibilità di raccontare proprie esperienze dirette anche in contraddizione con quanto qui riportato, può liberamente utilizzare l’area commenti.

Commenti all'articolo

  • Di Gigi (---.---.---.217) 26 ottobre 2009 10:07

    Troppe congetture... tra l’altro nessun governo precedente ha attivato in così breve tempo una ricostruzione di questo tipo; facile parlare e dare colpe sollevendo dubbi, chi deve costruire le case deve fare i conti anche con le temperature; il cemento si comporta in modo diverso se è troppo freddo e si richia di fare danni accelerando le procedure.
    Gli "irriducibili", sono "costretti" a spostarsi per qualche mese di 80-100km? ma c’è gente che per guadagnarsi da vivere ne deve fare il doppio!!!
    La situazione è grave e si può capire il disagio delle persone; il disagio è però temporaneo; c’è chi questo disagio l’ha portato avani per molto più tempo, senza continuare a piangersi addosso!!

    • Di Monique (---.---.---.224) 26 ottobre 2009 10:52

      Gigi mi duole dirti che non hai capito una minkia.

      qui non si parla tanto per parlare, si fanno ragionamenti su situazioni che si conosco molto bene, almeno per quanto mi riguarda. l’intero post terremoto è stato gestito non male, malissimo. si è voluto solo speculare, facendo dei complessi edilizi inutili, ultracostosi ecc solo per dare lavoro agli amici in crisi. si è speculato sulle vite delle persone terremotate promettendo e senza nulla mantenere.

      forse faresti meglio a leggerti il nostro blog dall’inizio alla fine prima di parlare.
      non esiste san bertolaso e nemmeno san berlusconi, esistono solo 2 persone che hanno demolito ogni diritto civile a quasi centomila persone.


      www.terremoto09.wordpress.com

    • Di Ascom (---.---.---.67) 26 ottobre 2009 12:52

      Io dico che sono gli abruzzesi a non capire una minchia. Ho lavorato in quei posti per la ricostruzione e non certo perchè sono amico di Berlusconi o Bertolaso. Sono schifato da quello che ho visto. GENTE CHE STA TUTTO IL TEMPO CON LE MANI IN MANO E ASPETTA CHE GLI ALTRI LAVORINO.

    • Di Monique (---.---.---.224) 26 ottobre 2009 14:08

      mi stupisce che tu abbia lavorato per la ricostruzione... io non ho visto ricostruire nulla. ho visto solo nuove costruzioni e nessuna ricostruzione.

      quindi devo desumere che tu non abbia affatto lavorato?

  • Di Oloap (---.---.---.153) 26 ottobre 2009 10:57

    Trovo giustissimo che con articoli, blog e commenti si mantega alta l’attenzione su questa vicenda, senza eccessivi preconcetti ovviamente. Mi piacerebbe anche avere più numeri, quanti alloggi sono stati pianificati, quanti consegnati, qual’è la pianificazione per le prossime consegne, etc.

  • Di itch (---.---.---.97) 26 ottobre 2009 11:08
    itch

    gigi, cerco di rispondere brevemente alle tue riflessioni :
    1) Questione ricostruzione: assumendo per vero che "nessun governo precedente ha attivato
    in così breve tempo una ricostruzione di questo tipo" (in questo momento non ho dati né per smentirti né per darti ragione...ti invito, anzi, a citare le tue fonti), la critica, da parte mia nello scrivere l’articolo ma comunque condivisa da varie parti della popolazione aquilana, ha ad oggetto innanzitutto le modalità scelte dal governo.
    Come scrivo nell’articolo, si è scelto di attuare il cosiddetto piano c.a.s.e. che prevede un’immediata ricostruzione di intere new town, con alcune conseguenze: in primo luogo, il fatto di avere dato casa, con l’inverno alle porte, solo a una minima parte di popolazione (il che forse avrebbe fatto "meno male" se non ci fossero state promesse su promesse nelle settimane immediatamente seguenti il sisma); in secondo luogo, l’aver abbandonato la "città vecchia".
    Personalmente, non credo neppure che dopo la costruzione delle c.a.s.e. si provvederà al ripristino di tutte le costruzioni pre-sisma, altrimenti avrebbe avuto ancora meno senso preferire la costruzione di palazzi a circa 2500 euro al mq piuttosto che scegliere case in legno di ottima qualità a circa 7-800 euro al mq (e qui ritorna il risparmio di tempo e denaro e soprattutto la sistemazione di tutti gli sfollati).
    Va poi considerato che l’intero piano c.a.s.e., anche (se e quando) completato, non coprirà l’intero numero di sfollati, lasciando quindi migliaia di persone al proprio destino.
    Un’ultima osservazione poi vorrei farla sulla tua frase "chi deve costruire le case deve fare i conti
    anche con le temperature; il cemento si comporta in modo diverso se è troppo freddo": che L’Aquila fosse una città fredda già dall’autunno credo si sapesse già... se ciò non fosse stato considerato al momento di pianificare i tempi di costruzione delle case, sarebbe un bell’esempio di "ignoranza edilizia".

    2) Riguardo agli "irriducibili", non hai torto nel dire che ci sono persone che di km ne fanno molti di più ogni giorno, ma stando a video e commenti diffusi in rete, tra queste persone ci sono anche anziani, persone non autosufficienti, gente che non ha attualmente mezzi di trasporto a disposizione (considererei anche il fatto che stiamo parlando di una zona montuosa, quindi i 100 km aquilani possono anche avere un "peso" maggiore rispetto ai 100 km di un’area pianeggiante)

    Che dire poi di case che magicamente si trasformano da case D (inagibili) a case A (perfettamente abitabili)? Sarà un modo per far diminuire il numero di sfollati e poter dire che tutti hanno una casa? Perché non si considerano i possibili rischi a cui si va incontro?
    E che dire poi delle infiltrazioni mafiose nei cantieri? Delle ditte che hanno ottenuto gli appalti (http://susannaambivero.blogspot.com...)?
    Infine, non credi che sia un ulteriore colpo a questa popolazione il fatto che ci si interessi di loro solo quando arriva in visita il presidente del Consiglio? Perché non possono avere voce? Perché, oltre a decantare le cose positive (se ci sono) non si mostrano anche le mille problematiche che gli aquilani stanno affrontando? Un giornalismo serio dovrebbe soffermarsi su entrambi gli aspetti, poi sarà il lettore/spettatore a farsi la propria idea, ma almeno dopo aver ricevuto tutte le informazioni necessarie.

    Per ora mi fermo qui perché non vorrei dilungarmi troppo, ma come vedi ci sono fin troppi punti oscuri che, a mio avviso, non possono essere racchiusi in un semplice "almeno si sta facendo qualcosa".
    Ti invito, comunque, a visitare tutti i siti che segnalo in chiusura di articolo e di ascoltare dalla viva voce degli aquilani le loro difficoltà e preoccupazioni, che sicuramente hanno molto più valore di ciò che posso raccontare io, raccogliendo diverse notizie, o giornali e telegiornali ormai interamente pilotati.

    Ciao!

  • Di itch (---.---.---.97) 26 ottobre 2009 11:19
    itch

    @oloap: qualche dato:

    "67.500 i cittadini abruzzesi evacuati dalle proprie abitazioni nelle ore successive al sisma del 6 aprile.
    Lo stato italiano stanzia appena 5,8 miliardi di euro, cui vanno aggiunti i 4 miliardi programmati dal CIPE e sottratti dalla quota di fondi previsti per lo sviluppo nel mezzogiorno e i 400 milioni stanziati dall’Unione Europea."
    "Il decreto "Ricostruzione" approvato in Parlamento stanzia 5,8 miliardi di euro fino al 2032. E 2,9 miliardi aggiuntivi, ma disponibili solo a partire dal 2033."
    "Il piano C.A.S.E. ed il piano M.A.P. (i moduli abitativi in legno) presentati e resi operativi da Governo e Protezione Civile garantiscono una sistemazione per fine anno complessivamente per 21 mila persone. 14 mila persone in meno di quelle dichiarate dal premier" (dal blog di Alessandro Tauro)

    "Circa 6000 persone sono ancora nelle tende.Meno di 2000 persone sono finora entrate negli alloggi del piano C.A.S.E o nei M.A.P."
    "Gli appartamenti del progetto C.A.S.E. consegnati agli sfollati sono 900, a fronte dei 4.300 promessi dal Governo e dei 2.287 M.A.P.
    5.800 sono i cittadini ancora nelle tende, 13.000 quelli nelle camere d’albergo, 9.000 coloro che hanno scelto la sistemazione autonoma e che, a tutt’oggi, hanno ricevuto 380 euro del contributo beffa, pari a 100 euro mensili a persona, poiché si è provveduto a pagare, con lentezza vergognosa, solo fino al mese di luglio.
    Gli sfollati in hotel costano 650.000 euro al giorno, quelli in tenda, dove non abbandonati a se stessi, costano 300.000 euro." (dal blog di MissKappa)

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