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 Home page > Attualità > Società > L’Aquila: l’appello degli abitanti delle tendopoli sotto zero

L’Aquila: l’appello degli abitanti delle tendopoli sotto zero

Gli attendati hanno bisogno della solidarietà di tutti gli Italiani. (Miss Kappa)

Questo è l’appello dei seimila "irriducibili" delle tendopoli sostenuto dai comitati spontanei sorti dopo il sisma del 6 aprile e pubblicato sul sito della rete cittadina 3e32.

Facciamo appello a tutti coloro che in Italia hanno dimostrato sensibilità a quanto qui è successo e continua ad accadere. A chi ha mantenuto alta l’attenzione sul dramma che ha colpito il nostro territorio e sulla gestione del post sisma.

Oggi, il 18 di ottobre, all’Aquila fa freddo. Siamo nella fase più drammatica, la notte già si sfiorano i -5°C ed andiamo incontro all’inverno, un inverno che sappiamo essere spietato.

Le soluzioni abitative, promesse per l’inizio dell’autunno, non ci sono. Circa 6000 persone sono ancora nelle tende. Meno di 2000 persone sono finora entrate negli alloggi del piano C.A.S.E o nei M.A.P.
La maggior parte degli aquilani sono sfollati altrove in attesa da mesi di rientrare. Ora, con lo smantellamento delle tendopoli altre miglia

ia di persone sono state allontanate dalla città e mandate spesso in posti lontani e difficilmente raggiungibili.
Noi, definiti “irriducibili”, siamo in realtà persone che (come tutti gli altri) lavorano in città, i nostri figli frequentano le scuole all’Aquila, molti non sono muniti di un mezzo di trasporto, altri possiedono terreni od animali a cui provvedere. Siamo persone che qui vogliono restare anche per partecipare alla ricostruzione della nostra città.
Da oltre sei mesi viviamo in tenda, sopportando grandi sacrifici, ma con questo freddo rischiamo di non poter più sopravviv

ere. Se non accettiamo le destinazioni a cui siamo stati condannati (che sempre più spesso sono lontanissime) minacciano di toglierci acqua, luce, servizi.

Oggi, più di ieri, abbiamo bisogno della vostra solidarietà.

Gli enti locali e la Protezione Civile ci hanno abbandonati. Secondo le ultime notizie che ci giungono i moduli abitativi removibili che stiamo richiedendo a gran voce da maggio, forse

(ma forse) arriveranno tra 45 giorni. Oggi invece abbiamo bisogno di roulotte, camper o container abitabili e stufe per poter assicurare una minima sopravvivenza. Visto che le nostre richieste alla Protezione Civile e al Comune non sono prese in minima considerazione chiediamo a tutti i cittadini italiani un ulteriore sforzo di solidarietà.

E abbiamo anche bisogno di non sentirci soli.

Per questo vi chiediamo di organizzare dei presidi nelle piazze delle città italiane per SABATO 24 OTTOBRE portando nel cuore delle vostre città delle tende per esprimere concretamente solidarietà a noi 6000 persone che viviamo ancora nelle tende ad oltre sei mesi dal sisma.

Un altra emergenza è cominciata oggi. Non dettata da catastrofi naturali ma dalla stessa gestione del post sisma, da chi questa gestione l’ha portata avanti sulla testa e sulla pelle delle popolazioni colpite.

Alcuni abitanti delle tendopoli sotto zero

Per donazioni e contatti:
[email protected]
3391932618
3470343505

BERGAMO
dalle 15.00 alle 19.00
Piazza Vittorio Veneto
PORDENONE
ORE 10.00
Ponte di Adamo ed Eva
FIRENZE
Piazza Santa Maria Novella
dalle ore 15.00 alle 19.00
Portate delle tende!
PESCARA
ore 16.00 – 19.30


Piazza Sacro Cuore
ore 21.00
Piazza Unione
Gazebo con proiezione immagini e musica
CHIETI
ore 18.30
Piazza Vico

Per l’aggiorneremo delle adesioni all’appello e conoscere le iniziative che si organizzeranno in Italia vedi questa pagina.

 


Rassegna stampa del giorno 12 ottobre


Il Governo aveva promesso di chiudere i centri provvisori per fine settembre
Ma sono ancora in seimila ad attendere una nuova casa o l’agibilità per quella vecchia

Maltempo e temperature a picco
Emergenza freddo nelle tendopoli

L’AQUILA - Sono ancora in seimila ad abitare nelle tende. E il vento gelido che arriva dai Balcani rende la loro situazione ancor più drammatica, riportando alla luce i ritardi e le promesse non mantenute. Perché le tendopoli dovevano essere chiuse entro la fine di settembre, ma oggi si sta ancora così, con l’aggravante delle temperature che precipitano a picco e nel solo arco di una nottata, mentre il maltempo flagella mezza Italia e soprattutto l’Abruzzo.

La protezione civile lancia l’allarme per le condizioni degli sfollati, che vivono ancora in 2000 tende in 60 diverse aree d’accoglienza. Ma intanto il governo parla di "rivoluzione berlusconiana", che non sarebbe altro che "il rispetto degli impegni presi". "Le emergenze sono state affrontate e superate brillantemente" ha dichiarato ieri al
Tempo Gianfranco Rotondi, ministro per l’Attuazione del programma di governo. [...]

(Repubblica, 13/10/09)

IL MALTEMPO IN ABRUZZO - Chiuse due tendopoli spazzate via dal vento

Seimila sfollati al freddo

di Marina Marinucci

I cassonetti dei rifiuti spostati dalle violente raffiche e scaraventati vicino a un ruscello. Proteste a Pianola e Montereale per le lezioni scolastiche svolte al freddo sotto le tende
 
L’AQUILA. Seimila sfollati al freddo e al gelo nelle sessanta tendopoli ancora aperte, dove si contano i danni provocati dall’ondata di maltempo che lunedì ha flagellato L’Aquila. A Collebrincioni, la piccola tendopoli è stata spazzata via dalla furia del vento. Qui un giovane moldavo è rimasto ferito mentre tentava di bloccare la tenda che, però, gli si è accartocciata addosso. Il ragazzo è stato ricoverato in ospedale, mentre la Protezione civile ha chiuso il campo e trasferito gli sfollati (una trentina) al campo di Acquasanta. [...]

(L’Espresso, 14//10/09)

Aquila, il gelo sulle tendopoli con seimila irriducibili

«Noi restiamo». La Protezione civile: se ne devono andare

Dal nostro inviato Marco Imarisio

L’AQUILA — Meno uno. Poco dopo il telegiornale della sera, il termometro appeso al pilone in cima al quale sventola la bandiera italiana dice così. Siamo sottozero. Per la prima volta da quando tutto questo è cominciato. Il piazzale è deserto, le luci dei riflettori sono spente.

Le tende blu ondeggiano, scosse dal vento gelido. Un cane abbaia nel buio. Gli umani si riparano nella casetta di plastica bianca. Stasera niente doccia, l’acqua potrebbe ghiacciare nei tubi. E comunque fa troppo freddo. Il campo di accoglienza di Poggio di Roio chiude domani. Era la cima Everest delle tendopoli aquilane, il più alto di tutti, 1.030 metri sul livello del mare. Le tre famiglie che ancora ci vivono sono destinate a Lucoli, in un albergo attaccato alle piste sciistiche di Campo Felice. «Non possiamo più stare» dice Raffaella Curci, che prima del 6 aprile viveva in un condominio di Roio, quattrocento metri più in basso. «Bello caldo, stavamo in casa con la maglietta. Un sogno». Qui non è possibile rimanere. [...]

(Corriere della Sera 14//10/09)

L’Aquila, tendopoli nella morsa del gelo

di Alessia Guerrieri

Maestoso e imbiancato. Il Gran Sasso si è presentato così ieri mattina alla popolazione terremotata che quest’anno, però, ha ammirato la prima neve dell’inverno dietro l’oblò di una tenda con la colonnina di mercurio che segnava appena quattro gradi. Il freddo tanto temuto nell’Abruzzo terremotato è arrivato annunciato da una violenta ondata di pioggia e vento che ha allagato le strade, sradicato alberi e scoperchiato alcune case di tela nei 60 campi di accoglienza ancora aperti. Graziati da un inizio ottobre mite, L’Aquila è stata bruscamente catapultata in pieno inverno facendo scattare l’allarme per i 6mila sfollati ancora nelle tendopoli.

La Protezione civile, dopo una notte pungente con temperature che sulla Regina degli Appennini hanno toccato i -5 e nel capoluogo si sono avvicinate alle zero, sta tentando di accelerare la chiusura dei campi di accoglienza, inizialmente prevista per il 30 settembre. «Stiamo cercando di ridurre il numero delle persone nelle tendopoli – ha spiegato Fabrizio Curcio, responsabile della gestione emergenza della Protezione civile – che dovrebbero essere chiuse per fine ottobre. Capiamo le difficoltà di chi non vuole allontanarsi dalla città, ma invitiamo chi oggi ha una casa assegnata e sa quindi che nel giro di qualche settimana sarà in un alloggio, ad accettare di trasferirsi in albergo anche non proprio prossimo all’Aquila. Così si eviterebbero disagi e problemi». Impossibile prevedere, quando le temperature diventeranno ancora più insopportabili, un esodo di massa improvviso, ha continuato il dirigente, ma l’inverno sta arrivando. [...]

(L’Avvenire, 14//10/09)

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