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Kyenge: cittadinanza, diritto internazionale, apolidia

Cécile Kyenge, la neoministra per l'integrazione, ha chiesto con urgenza una legge che riconosca la cittadinanza ai figli di immigrati o comunque stranieri, nati in Italia, proponendo la figura di un grande campione, Balotelli, quale emblema.

Si tratta invero di quanto già riconosciuto dal diritto internazionale che da sempre sancisce la cosa onde evitare la apolidia, nonché dalla maggioranza dei Paesi occidentali. Inoltre in quanto si tratta di cittadini che di fatto hanno sempre vissuto e sono cresciuti nel nostro Paese il quale è sostanzialmente quello in cui sono stati acculturati, il fatto rientra pienamente anche nell'articolo 2 della Costituzione: "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali dove svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale".

La richiesta della Ministra dunque non ha nulla di straordinario. Straordinarie invece sono state le reazioni: è stato subito come si fosse colpito un vespaio. La destra leghista ha reagito ancor peggio che alla notizia della nomina di un ministro di "colore" - cui la Kyenge ha giustamente replicato di non essere di colore ma nera e orgogliosa di esserlo - il centrodestra con Schifani ha subito stoppato con decisione la pur regolarissima e doverosa iniziativa della Ministra.

Stupisce non di meno la reazione di molta stampa anche "cattolica" o addirittura di "sinistra" che, se da un lato riporta, con dovuto risalto gli attacchi alla Presidente Boldrini sul web perché donna, dall'altro ignora - o finge di ignorare - gl'attacchi e alla Ministra Kyenge - sia in quanto donna, sia in quanto di "colore", sia in quanto latrice del progetto di legge - , e a Balotelli idem. Ad entrambi la mia solidarietà e, ovviamente, il pieno appoggio al progetto.

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