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KIND OF MILES di Paolo Fresu

Al Teatro Mario Del Monaco di Treviso, cinque rappresentazioni per ricordare un musicista unico

L’ultima replica, la pomeridiana della domenica, ha fatto trascorrere una piacevole ora e mezza (88 minuti, per la precisione) ad un pubblico numeroso, frequentatore fedele della stagione di prosa del teatro Mario Del Monaco, che se n’è uscito felice, la parte femminile soprattutto, da sempre affascinata da Paolo Fresu, grazie al suo modo per niente aggressivo, apparentemente timido, di parlare.

Il trombettista e flicornista sardo ha convocato sette validi musicisti italiani, suddivisi in due gruppi – un quartetto/quintetto jazz, chiamato “Shadows” e un quartetto/quintetto elettrico chiamato “Lights” – per narrare sinteticamente attraverso musica, parole, foto e voce del celebre trombettista, la carriera di uno tra i più grandi musicisti della storia del Jazz, Miles Davis (25 maggio 1926 – 28 settembre 1991). Uno spettacolo teatrale, con musica e parole equamente distribuite.

A partire dal ricordo di un ventenne Fresu : una luce abbagliante, accecante, avvolse la Sardegna nel giorno della scomparsa di Miles.

Si può condensare in 12 canzoni la carriera di un musicista che è riuscito a evitare ogni etichetta, ogni classificazione adoperata solitamente nella produzione di storie della musica (Philippe Carles, 1988) ? Ovviamente no, ma, alla presenza in sala di un pubblico non di conoscitori del nostro, l’oretta e mezza è scivolata via, ascoltando della buona musica, sia del “celebrato”, sia di Fresu e degli altri colleghi, con una scatenata Jam Session finale collettiva, - affidata a una composizione del bassista elettrico Federico Malaman, Malamiles – che ha consentito a Fresu di presentare ogni musicista mediante un cartello in cui era scritto bene in vista il nome di battesimo : Dino Rubino, pianoforte, Fender Rhodes, Wurlitzer ; Marco Bardoscia, contrabbasso e multieffects ; il summenzionato Federico Malaman, anche al Fender Rhodes ; Filippo Vignato, trombone ; Bebo Ferra, chitarra elettrica ; i due batteristi : Stefano Bagnoli, prettamente jazzistico ; Christian Meyer, per il Davis elettrico.

Tra i brani originali sono emersi per vitalità il titolo iniziale, Call it nothing di Fresu ; Violet di Vignato e la morbida Venere, di Fresu.

Tra le reinterpretazioni, ricordo una versione di Time after Time, il successo di Cindy Lauper, cui, rispetto all’originale davisiano, si apprezza una ampio spazio al trombone, che bilancia gli assolo della tromba con sordina, uguale, quanto a sonorità, a quella di Miles ; una maliconica ballad, It never entered my Mind, della coppia di autori di canzoni di successo, Richards Rogers/Lorenz Hart.

Lo spettacolo è stato prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano; regia di Andrea Bernard.

Il titolo, Kind of Miles, prende spunto da uno dei più amati LP di Miles Davis : Kind of Blue (1959). Protagonisti, oltre al leader, Cannonball Adderley ; John Coltrane ; Wynton Kelly ; Bill Evans ; Paul Chambers ; Jimmy Cobb.

 

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