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 Home page > Attualità > Mondo > JFK. Che fine ha fatto il cervello di Kennedy?

JFK. Che fine ha fatto il cervello di Kennedy?

 
Chi ha visto "JFK - Un caso ancora aperto" di Oliver Stone ricorderà forse che, alla fine della requisitoria del procuratore distrettuale di New Orleans, Jim Garrison, (interpretato da un ottimo Kevin Costner) viene citata brevemente la misteriosa scomparsa... del cervello di John Kennedy.
 
I resti dell'encefalo del 35° presidente degli Stati Uniti non vennero sepolti insieme alla salma al cimitero nazionale di Arlington il 25 novembre 1963, ma furono conservati in una teca d'acciaio agli Archivi Nazionali di Washington fino al 1966, anno in cui il macabro reperto scomparve nel nulla. 
 
Ora, ad un mese dal cinquantesimo anniversario dell'omicidio di Dallas, un libro di uno scrittore americano propone una tesi inedita. Non una cospirazione dei servizi segreti per impedire un'altra autopsia, ma un vero e proprio furto compiuto dal fratello di JFK, Robert. Bob Kennedy, aiutato dal suo assistente Angie Novello, voleva impedire che l'opinione pubblica venisse a conoscenza della grave malattia di cui era affetto il presidente.  
 
Ne scrive James Swanson - già autore di un bestseller sull'assassinio di Lincoln - in “End of Days: The Assassination of John F. Kennedy”, nelle librerie dal prossimo 12 novembre. 
 
"Nell'ottobre 1966 si scoprì che il cervello, strisce di tessuto epiteliale e altri materiali derivanti dall'autopsia erano scomparsi. Da allora non sono mai stati ritrovati", dice Swanson in un'intervista al New York Post, che ha pubblicato qualche giorno fa un'anticipazione della sua inchiesta. 
 
La scomparsa di quei reperti è stata ovviamente una vera e propria manna dal cielo per cospirazionisti e affini. La prova provata, solo per dirne una, che il colpo mortale non arrivò dalla finestra del Texas School Book Depository (dove, secondo la ricostruzione, si trovava Lee Harvey Oswald), ma dalla collinetta erbosa di Dealey Plaza, dove sarebbero stati appostati i veri killer. 
 
Far sparire i resti avrebbe impedito di scoprire la verità circa la provenienza dello sparo (il famoso "magic bullet", il proiettile dalla traiettoria impazzita) che uccise JFK. Ma Swanson rimanda al mittente le teorie del complotto e avanza la sua ipotesi:
 
"La mia conclusione è che Robert Kennedy si impossessò del cervello di suo fratello, non per occultare la prova di una cospirazione, ma forse per nascondere la portata della malattia del Presidente Kennedy, o forse ancora per celare la quantità di medicine che stava prendendo".
 
Tanti "forse", insomma, per un "caso ancora aperto" che resta tale da cinquant'anni, da quella mattina del 22 novembre 1963.
 

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