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Iraq, quarto anniversario delle proteste. La giustizia si fa attendere

Quattro anni fa le città irachene si riempirono di manifestanti in quelle che furono chiamate le proteste di Tishreen (ottobre) del 2019.

Persone che protestavano in forma prevalentemente pacifica si trovarono di fronte un apparato repressivo da guerra: polizia antisommossa, squadre speciali antiterrorismo e le Unità di mobilitazione popolare, una rete di milizie paramilitari incorporate nelle forze armate.

Alle centinaia di morti e alle migliaia di feriti seguirono esecuzioni extragiudiziali e sparizioni forzate.

I vari governi succedutisi dopo le proteste dell’ottobre 2019 hanno più volte promesso verità e giustizia. Nel primo anniversario, l’allora primo ministro Mustafa al-Khadimi istituì persino una Commissione d’inchiesta, col mandato di indagare e trasmettere alle autorità giudiziarie le sue conclusioni.

In una lettera inviata ad Amnesty International il 2 aprile di quest’anno, il primo ministro Shia al-Sudani ha reso noto che la Commissione era stata riattivava, si era occupata di 215 casi e aveva esaminato 5375 documenti. Le sue attività sarebbero ancora in corso e nel frattempo sarebbero stati versati milioni di dinari di risarcimenti.

Secondo la Missione Onu di assistenza all’Iraq, i membri delle forze di sicurezza condannati sarebbero si e no una decina.

 

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