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Io sto con Emergency. Grande manifestazione di solidarietà mentre da Kabul nessuna buona notizia

Io sto con Emergency. Grande manifestazione di solidarietà mentre da Kabul nessuna buona notizia

foto di Marco Stefano Vitiello.

La piazza si riempie lentamente. Ma alla fine piu di duecentomila persone hanno raccolto l’appello di Emergency. Nonostante la minaccia di pioggia, nonostante lo sconforto di questa ultima settimana di “non notizie”, di disinformazione mirata a screditare l’organizzazione umanitaria fondata da Gino Strada. Apre Moni Ovadia, che poco prima ha dichiarato ai giornalisti: “Non so cosa stia facendo il nostro governo, ma un altro governo avrebbe agito diversamente, dimostrandosi fiero del proprio paese e avrebbe alzato subito la voce”. E poi condanna il governo italiano per «non aver fatto fuoco e fiamme contro gli inglesi che sono entrati in un ospedale italiano. Fosse successo il contrario la regina Vittoria sarebbe uscita dalla tomba. È un atto di disprezzo averlo fatto senza informare l’Italia, disprezzo causato dall’immagine del nostro paese danneggiata dall’azione del nostro governo”.

“Ringraziamo i grandi nomi che hanno aderito, ma la vera forza di Emergency siete voi che non avete mai visto il vostro nome sul giornale ma vi siete firmati come ‘polizziotto, minatore, insegnante’ – esordisce il presidente di Emergency Cecilia Strada subito dopo l’intervento di Moni Ovadia -. I cittadini non sono stupidi e non si fanno infinocchiare dalle grossolane bufale degli ultimi giorni. I cittadini italiani leggono, capiscono e sono con noi, con voi. Questo è uno dei momenti più duri della nostra storia ma noi continuiamo a raccontare la faccia della guerra: la faccia di questi tre ragazzi trattenuti da sabato pomeriggio. Ragazzi che non possono parlare con la loro organizzazione, non possono fare il loro lavoro. Noi li vogliamo liberi subito perché deve valere la presunzione d’innocenza, anche per i colleghi afgani. Li vogliamo liberi subito e devono restituirceli come persone innocenti. Perché è questo che sono”.

Quando interviene Gino Strada si apprende che nelle ultime ore sarebbero stati arrestati, anche se la notizia non è stata ancora ufficializzata, altri due membri dello staff afghano e che tuttora nessuno delle persone di Emergency trattenute ha potuto ancora incontrare i propri avvocati. Strada non ha peli sulla lingua per descrivere la situazione. “Bella prova di civiltà usare violenza contro Emergency e il suo personale, usare violenza contro un ospedale, contro i pazienti. Sono stati i militari a dimettere i pazienti per mandarli chissà dove. Qualcuno si è fatto 600 chilometri per raggiungerci a Kabul. E ora l’ospedale è chiuso ma la popolazione ne ha bisogno. Questa è inciviltà totale, profonda. Emergency ha subito violenza anche in Italia. Ma non smettiamo di dire quello che la politica ha scordato di dire. E’ o non è un problema la guerra? Come farla sparire è un problema che dobbiamo porci. Sono stufo di ricevere insulti da chi non si sforza neanche a pensare. Politici e pseudogiornalisti hanno lanciato calunnie. Questo è il loro lavoro. Perché ci trattano così? Perché pensano che siamo nella parte avversa alla loro ma noi non siamo da nessuna parte, siamo solo contro l’idea di ammazzare altre persone”.

“Mio figlio e gli altri due operatori di Emergency hanno diritto di tornare a casa”: dichiara il padre di Matteo Pagani, presente in Piazza S.Giovanni insieme alla moglie e al segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, di cui sono amici. Interviene la mamma Gabriella: “Spero che mio figlio e gli altri stiano bene e vengano rilasciati presto. Certo, ieri sembrava che la situazione stesse migliorando. Alla domanda se si sentano sostenuti dal governo italiano, il padre risponde: “Ci ho messo tre giorni a capire se stavano lavorando per la liberazione. Ora sono convinto di sì”. Ma viste le dchiarazioni dei primi giorni di Frattini e altri membri della maggioranza non fidarsi forse è meglio. Centinaia di migliaia di italiani oggi in piazza la pensano così.

Intanto le notizie che arrivano dall’Afghanistan non rassicurano affatto. Risulterebbero altri due arresti fra il personale afghano di Emergency, e nonostante finalmente Karzai abbia ricevuto l’ambasciatore italiano, gli operatori della Ong non sono riusciti ancora a vedere i loro legali. E poi c’è quella dichiarazione del presidente afghano che non rassicura Emergency e probabilmente anche i nostri diplomatici. La vicenda di Emergency «non compromette i rapporti bilaterali» tra Afghanistan e Italia ha affermato il presidente afghano Hamid Karzai nel corso dell’incontro con l’ambasciatore Attilio Massimo Iannucci, inviato speciale del ministro degli Esteri Franco Frattini. Durante il colloquio, questa mattina a Kabul, Karzai ha parlato delle «storiche relazioni» tra Aghanistan e Italia e ha definito il caso come un «isolato episodio criminale». Isolato episodio criminale? Questa è la “presunzione di innocenza” del governo afghano. Si fa bene a dubitare, a non fidarsi. Si fa bene a fare pressione sul governo e sul ministero degli Esteri in particolare, dopo quei due giorni di “vuoto di intelligenza” che probabilmente hanno aggravato una situazione già grave per le implicazioni politiche sia sul piano nazionale afghano che internazionale.

 

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