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 Home page > Attualità > Politica > Io, il Porcellum e il problema del Colaninno

Io, il Porcellum e il problema del Colaninno

 Una promessa è una promessa. Aprile 2008, anche marzo. Elezioni politiche. Me sciagurato e alcuni amici attendiamo l’arrivo della corriera della speranza, il trabicolo verde che dovrà portare per l’Italia, e alla sconfitta, la prima adunata veltroniana del Pd. Una chance per lui, ovvio. La campagna era quella delle tirate anti-casta, quella delle famiglie che non arrivano a fine mese, quella nella quale al lui, Veltroni, non conveniva farsi vedere a Bologna con Prodi, che rischiava zero virgola – ma forse l’avevo sentita da Canale 5, ’sta cosa. Quel tipo di campagna: niente di più dissimile dalla corsa dietro ai carri di carnevale degli anni successivi. Una solfaccia indigeribile. Fair play da un lato, cannoni a destra, diverse gradazioni di populismo buono. Io lì, noi lì, incerti, vittime e complici degli appelli al voto utile – altro refrain.

La questione “legge elettorale” di tanto in tanto a balenare sopra le teste dei convitati a casa Vespa, spesso appena favoleggiata da Casini, o poco di meno. “Ma questo non importa”: E io lì, noi lì, appesi alla mezza frase, e ad un sistema irrapresentativo – si dirà? -, per nulla democratico. “Ma questo non importa”. “Ma basta con la legge elettorale, non interessa alle famiglie coi figli e ai pensionati che non sanno come arrivare alla fine del mese”. E una, e due. E cento. Lì l’idea.

Questa. Anima in pace, sprezzante del pericolo: la mia croce all’autore dell’inversione, a chi sarebbe stato in grado di declinare la questione reimpostando una gerarchia di valori imposta dal marketing elettorale, più che dalla contingenza. Il primo capace di sussurrare, anche a mezza bocca: “Ma basta con le famiglie alla fine del mese, la gente vuol sapere del sistema elettorale!“, tac, la mia x sul suo simbolo, e con la mia quella degli altri, personalmente esortati. Disposto a tutto, disposti a tutto: una promessa è una promessa. Ma no, niente: l’imposizione mediale è e sarà quella di chi porta all’attenzione l’attualità stringente dell’economia, senza far sì che si sappia che a gestirla, quell’attualità, saranno nominati “esogeni”, altro da “deputati”, da rappresentanti. Una furbata.

Insomma: due mesi di dilaniante attesa. Nulla. Poi, poi arriva lui. Pullman verde, JovanottiFratelli d’Italia, vecchietti dalla Repubblica sottobraccio, zaini di liceali con spilla – Eastpack, per lo più. Diversamente dall’esponente del partito a noi avverso “crediamo che con l’attuale legge elettorale non si possa, in un paese senza più futuro”. Eccetera. Stasi, isolamento, mani che stringono braccia altrui: la dice, entusiasmo. La dice Veltroni, la dice Walter: ora la dice. Non la dice. Dispersione.

Di combutta, esasperati, io e i miei amici accorsi a vederlo, Veltroni, decidiamo di votare in massa Sinistra Critica. Nessuno di noi se la sentirà, nessuno di noi voterà Pd. I ragazzini se ne vanno in giro ancora con l’Eastpack colorato, ai vecchi è rimasto il problema del fine mese, una promessa non è una promessa. E io, e nessuno di noi, ha mai mandato in parlamento, esplicitamente,Matteo Colaninno. Bisogna risolverla, ’sta cosa. Provate da qui (e leggete pure qui, va’).
U

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