• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cultura > Introduzione a Bobbio filosofo politico

Introduzione a Bobbio filosofo politico

Nel libro “Introduzione a Bobbio” di Pier Paolo Portinaro (Laterza, settembre 2008) si può trovare una ricca raccolta e una piacevole discussione dei pensieri più significati del noto filosofo politico.

Per provare a capire Norberto Bobbio (1909-2004), mi sembra giusto citare subito un suo articolo apparso su “Giustizia e Libertà” il 21 settembre 1945: “Sei anni d‘imbarbarimento progressivo avrebbero dovuto esser sufficienti, se non altro, a farci toccare con mano che gli uomini, tutti gli uomini, sono perlomeno mediocri, provvisti di poche virtù acquisite e molti vizi naturali, disarmati di fronte alle tentazioni dell’ambizione, della ricchezza, del potere e che se qualche contrapposizione tra il meglio e il peggio si può fare non è tra gli uomini, ma tra le istituzioni. Anche se “Istituzioni democratiche e costume democratico si sorreggono a vicenda: il costume ha bisogno dell’istituzione per nascere e l’istituzione ha bisogno del costume per durare” (Bobbio).

Sicuramente anche oggi potremmo dire che vent’anni d’imbarbarimento istituzionale e civile ci sono bastati a farci capire che occorre cambiare. E quando arriveremo al punto che un solo uomo si ergerà a difendere l’ultimo diritto dei cittadini comuni (es. De Magistris), forse sarà troppo tardi: perché “dove a un singolo uomo è dato salvaguardare lo stato, lo stato è a un tale punto di putrefazione da essere quasi indegno di salvaguardia (J. G. Seume). I cittadini si dimenticano troppo spesso che la forza dei numeri fa pendere sempre la bilancia dalla loro parte: “i popoli non dovrebbero avere paura dei loro governi, sono i governi che dovrebbero aver paura dei propri popoli (Thomas Jefferson). Ma ammonire i politici è come curare i moribondi. I politici si possono solo punire: bisogna smetterle di votarli per togliere a loro il terreno da sotto i piedi e le poltrone da sotto il culo. E visto l’attuale degrado civile un certo pessimismo può servire a ricordare “che il sonno della ragione genera mostri” (Bobbio, 1981, Il dovere di essere pessimisti, in Le ideologie…).

Il problema degli italiani, è che hanno appreso tanti pensieri politici e religiosi (dogmatici e di centro, di sinistra e di destra), ma non hanno imparato a pensare. Molti cittadini conoscono le leggi, ma non sanno che cosa sia la giustizia: per comportarsi nel mondo con giustizia occorre sapere pochissimo, è invece per poter commettere le ingiustizie in sicurezza che è necessario studiare le leggi (Lichtenberg). Quindi oggi viviamo in una società nella quale false realtà sono create ad arte dai media, dai governi, dalle grandi aziende e dai gruppi religiosi e politici… Siamo incessantemente bombardati da pseudo-realtà realizzate da persone molto furbe e abili che usano tecnologie estremamente sofisticate. “Io non diffido dei loro motivi, io diffido del loro potere” (Philip K. Dick). Non dimentichiamo che “chi ha nel possesso il suo unico valore, può osare ogni cosa per il possesso” (Raupach).

Ma ritorniamo ad un’altra affermazione di Bobbio: “Tra gli idoli dell’uomo d’oggi uno dei più persistenti e maligni è lo Stato: se vogliamo liberarcene dobbiamo mostrare… che esso non è un ente sovrapposto o sottoposto all’uomo, ma è un’espressione dell’uomo, è la realizzazione stessa dell’uomo sociale, cioè dell’uomo in quanto si vincola e non può non vincolarsi con gli altri uomini” (1996, p. 85-86). “Ma l’uomo, in quanto diviene persona, sorpassa continuamente lo Stato, e quindi non può essere racchiuso ne limiti dello Stato, perché ne va della sua possibilità stessa di allargare gli orizzonti della propria umanità, di irrobustire la propria personalità morale che si perfeziona soltanto nella libertà incondizionata della coscienza” (libertà sia laica che religiosa).

E gli uomini non nascono con uguali capacità, ma con un’uguale capacità di prendere cantonate. Quindi nessuna classe sociale possiede il monopolio dell’intelligenza e della virtù. E le “masse” sociali o il popolo non sono infallibili né più né meno delle classi (Gaetano Salvemini, storico politico e cittadino statunitense, 1873-1957). Inoltre per Bobbio come per Popper l’essenza della democrazia consiste nel permettere il ricambio pacifico della classe politica e dirigente. Però in Italia si fa finta di cambiare la politica modificando solo il nome e il simbolo dei partiti, lasciando nei posti di vero potere, legislatura dopo legislatura, quasi sempre le stesse persone: cioè fanno i politici dalla maggiore età fino agli anni della degenerazione psicofisica e della “demenza” senile.

Ricordiamo poi che il Partito d’Azione di cui Bobbio è stato uno dei fondatori in Veneto (ottobre 1942), si basava su tre pilastri: Democrazia, Federalismo e Libertà (e Liberalsocialismo). Sull’importanza della democrazia c’è da riflettere molto ancora oggi, data l’attuale legge elettorale malata di spudorata illegittimità e l’assurda apatia dei giudici della Corte Costituzionale, che invece di pensare agli interessi dei cittadini hanno pensato a facilitarsi le proprie carriere sempre più politicizzate. Per federalismo si intendeva “l’unificazione di ciò che è disunito” e non “la disunione di quello che è unito”. Forse si pensava a una specie di “Stati Uniti d’Italia” per spezzare lo strapotere speculatore, ricattatore e sprecone dello Stato centralista (che è pure lento e non conosce e non vuole conoscere le varie potenzialità locali). Invece sulla libertà ci sarebbe molto da dire, ma forse è più semplice riportare le parole dell’analisi storica di Piero Gobetti: “Altri paesi hanno avuto delle rivoluzioni o delle riforme, mentre l’Italia ha avuto una controriforma e il Risorgimento che è stata più che altro una conquista militare compiuta dall’alto”. Per avere una trasformazione dello stato italiano occorre una riforma, anzi una rivoluzione italiana, “operaia ma non comunista, liberale ma non borghese”, che apporti maggiore libertà… Comunque, se anche dai giovani e dalle donne, nascerà la rivoluzione popolare italiana del 2009, la navigata borghesia italiana sarà sempre pronta ad abbracciare i vincitori…

Anche Simone Weil (1909-1943), come tanti altri filosofi, pensava ad un progresso civile, politico e spirituale, che eliminasse l’adesione acritica alle “volontà di un partito” e di un Leader (Manifesto per la soppressione dei partiti politici, Castelvecchi, 2008). A proposito di spiritualità, Bobbio considerava pericoloso trasportare lo spirito teologico in politica perché invece di elevare gli interessi rischia di degradare i principi: “tutti lottano per i propri interessi ed elevano la bandiera dei principi, tutti discutono di principi e lavorano per i propri interessi”. Però il filosofo ha definito il cristianesimo come “la più grande rivoluzione che l’umanità abbia mai compiuto” (Perché non possiamo non dirci cristiani, Laterza, 1944).

Chissà, forse nel prossimo futuro si può prevedere la fine del dogmatismo ideologico e dei partiti grazie alla nascita di tanti movimenti di cittadinanza attiva e partecipante in grado di realizzare progetti dal basso in funzione dei diversi bisogni reali della popolazione (Amian Azzott). Per ora il partito può essere ancora “l’organo motore dello stato democratico” e l’agente di “una educazione politica democratica, perché stimola le energie assopite, dirige le volontà disorientate, attiva gli interessi sviati e incerti”, “purché il partito che deve alla democrazia il suo sviluppo e la sua forza politica, non tradisca la democrazia, non si ribelli alla madre che l’ha generato” (Bobbio).

Però l’antropologia negativa di Bobbio ci suggerisce che l’uomo è un animale politico violento, passionale, ingannatore e assetato di potere. Io aggiungerei che l’essere umano è sempre più spesso anche un cittadino apatico, pigro, stupido e ignorante: che cioè preferisce ignorare per non prendersi la responsabilità di agire diversamente. Del resto negli ultimi anni della sua vita Bobbio è costretto ad ammettere che la degenerazione clientelare delle istituzioni democratiche e della Partitocrazia “è lo specchio di un’incivile società civile”. La “società creata dalla televisione è una società naturalizzata di destra, che non s’immedesima nelle sofferenze e non vivi di principi”: in una società spettacolarizzata piena di rapporti umani effimeri o commercializzati dalla pubblicità, “la sinistra, con i suoi valori tradizionali, non ha nessuna presa” e anche la dignità personale viene commercializzata spudoratamente. In realtà Bobbio non si considerava propriamente di sinistra: affermava che “bisogna andare il più possibile verso sinistra senza compromettere la libertà”. 

Perciò chi ama l’Italia e se stesso si deve prendere la libertà di pensare e di agire più liberamente: perché “la realtà non è ciò che ci accade, ma ciò che facciamo con ciò che ci accade” (A. Huxley).

E, visti i tempi che stiamo vivendo, chiudo con le parole di un senatore italiano e napoletano di altri tempi: “L’Italia non sarà mai fatta se gli italiani non si vergognano, tutti insieme, delle miserie che tollerano nel loro Paese, se il compito di sollevarlo da certe sventure non viene richiesto a tutti dal sentimento nazionale come primo dei doveri presenti” (Pasquale Villari, 1888).

 

P.S.”La società cessa di esistere non appena diventa proprietà di un solo individuo” (Sofocle) e “nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario” (George Orwell).

Commenti all'articolo

  • Di verygod (---.---.---.217) 19 dicembre 2008 14:27
    Glaros - scrittura creat(t)iva

     E’ appunto in questa direzione che da tempo invito a cominciare a riflettere nei termini di cui ora parlo diffusamente anche nei miei interventi su AgoraVox. A riflettere, ponendo la dovuta attenzione al fatto che, a proposito di Destra e sinistra, come titola uno degli utlimi libri di Bobbio, occorre tuttavia porre la massima attenzione al senso ontologico del centro e del ’suo’ potere (nel senso del sostantivo e del verbo).
    Giusto per non lasciare che, nella spinosa ’materia’, centrino solo i più esperti, con il sapiente uso dei loro specchietti e l’altrettanto sapiente gestione della moltitudine delle loro ignoranti allodole di destra e di sinistra.

  • Di Paolo Uliana (---.---.---.123) 19 dicembre 2008 19:45

    Ottimo articolo, complimenti. Citazioni molto interessanti.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares