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Intervista a Massimo Benenato, il figlio di Franco Franchi

Ha intrattenuto il pubblico, grazie alla sua verve ironica. Ha preso parte a oltre 100 film, in coppia con l’indimenticabile Ciccio Ingrassia. È riuscito, con il suo essere esuberante e tarchiato, a fare da contraltare alla spalla comica del suo collega. Stiamo parlando di Franco Franchi che, con la sua prorompente personalità da guitto da strada, ha forgiato la cultura dell’arte, quella autentica, che prevede il coinvolgimento delle eccelse e superbe capacità di ammaliatore. Un fattore che, da sempre, ha contrassegnato l’essenza della sua comicità, fatta di impegno, dedizione e sacrificio, ma, soprattutto, di determinazione, che lo ha portato a conquistare un posto d’onore nel cuore di tutti noi.

A raccontarcelo, in questa intervista esclusiva, il figlio Massimo Benenato, che ci parla della sua vita, e del suo amore più grande, la scrittura.

Massimo, com’era il tuo rapporto con tuo padre?

“Con papà, avevamo un rapporto amichevole, ci piaceva affrontare i problemi familiari, discutendo in maniera pacata e aperta. Potevamo affrontare qualunque argomento senza creare inutili tensioni, anche perché lui era molto comprensivo e io piuttosto tranquillo: praticamente, non ho mai causato grossi guai. Se aveva da rimproverarmi qualche comportamento sbagliato, me lo faceva capire, ragionandoci insieme e consigliandomi l’atteggiamento giusto da seguire. A volte, per piccole cose, non servivano neanche le parole, e bastava un suo sguardo significativo per rimettermi in riga”.

Hai mai assistito da vicino alle riprese di un suo film? Ti ha mai portato sul set?

“Non frequentavo molto i luoghi delle riprese, ero piccolo, nel periodo in cui venivano girate e avevo la scuola e i compiti da fare. Ricordo che andai sul set del Figlioccio del Padrino per interpretare proprio suo figlio in una scena importante ma, per mancanza di tempo, saltò tutto e, alla fine, la fece un altro bambino. Ci rimasi male, però, restai sorpreso e affascinato nello scoprire quanto lavoro e quanta gente fosse necessaria per realizzare un film”.

Insieme, avete mai seguito un film della coppia?

“Spesso, vedevamo i suoi film insieme e ridevamo entrambi come matti. La cosa che mi piaceva di più, erano le sue spiegazioni tecniche e i vari aneddoti che puntualmente raccontava, episodi particolari, divertenti e no, che si verificavano durante le riprese dei film e che rendevano la visione ancora più interessante”.

Lontano dal set, com’era Franco Franchi? Come trascorrevate i momenti in cui non era impegnato con le riprese? Hai un ricordo particolare?

“Quando papà non lavorava e stava a casa, era una festa continua, e l’atmosfera si impregnava magicamente di allegria e spensieratezza. Amava contornarsi di amici e parenti e, spesso, ci mettevamo a cantare e suonare fino a notte fonda. Le serate più belle e divertenti erano quelle passate in compagnia di Ciccio e della sua famiglia, e degli altri colleghi del gruppo storico, come Nino Terzo ed Enzo Andronico”.

Oltre al cinema, quali erano le altre passioni di tuo padre? Era amante della musica leggera italiana? Che cosa amava seguire in tv? Tra queste, ce ne qualcuna che vi accomuna?

“Papà aveva diverse passioni, e un lato più malinconico che esprimeva nei testi delle canzoni. Suonava la fisarmonica, il pianoforte, la batteria, la chitarra e aveva la capacita di utilizzare alcuni tipi di foglie come veri e propri violini. Era molto bravo anche come pittore e usava dipingere con i colori ad olio, utilizzando sia i pennelli che le mani. S’interessava, in modo particolare, all’astronomia, e si era attrezzato con un super binocolo per osservare le stelle nelle notti d’estate. Era fissato con le parole crociate e, spesso, facevamo delle vere e proprie gare familiari. Credo di poter affermare, con cognizione di causa, che se non avesse fatto l’attore, sarebbe comunque riuscito a diventare un grande artista, qualunque altra forma d’arte avesse approfondito”. 

A differenza di tuo padre, non hai intrapreso la carriera di attore. Perché? Franco, ti ha mai suggerito il percorso cinematografico?

“In realtà, ho partecipato ad un film e fatto un po’ di teatro, ma solo per mettermi alla prova e vedere come me la cavavo. Credo che seguire le orme lavorative di un padre, qualunque attività esso svolga, è giusto soltanto se lo senti veramente dentro, se è una reale esigenza personale. Papà mi ha sempre lasciato libero di scegliere e io ho preferito fare altre cose. Ho sempre avuto un debole per i libri e, nonostante, abbia studiato tanti anni musica, pittura e scultura, con buoni risultati, alla fine, è diventata la scrittura la mia musa principale”.

In tanti non sanno che Ciccio Ingrassia è stato il tuo padrino di battesimo. Com’era il vostro rapporto?

“In effetti, molti non sanno che Ciccio e la signora Sara, sua moglie, mi hanno battezzato, e ne sono orgogliosissimo. Amavo Ciccio come un secondo padre e anche se non abbiamo avuto modo di passare tanto tempo insieme, l’ho sempre considerato un componente della famiglia. Era diverso da papà, più riflessivo e riservato e mi piaceva moltissimo seguirlo anche nei lavori al di fuori della coppia. Una volta, andai a vederlo in teatro, un pezzo molto serio sulla vecchiaia, in coppia con un altro attore e mi emozionò tantissimo. Quando papà se n’è andato, la sofferenza e il dolore dipinti sul suo viso, mi colpirono notevolmente, confermandomi il grande affetto che esisteva tra di loro”.

Vanti alle spalle una carriera da scrittore, grazie alla pubblicazione del romanzo “Geremia Fiore e il libro di Oberon” e di tanti altri. Qualche tempo fa, hai ideato un circolo culturale. Quali sono i tuoi progetti futuri?

“Al momento, sto scrivendo il mio terzo romanzo, mentre attendo impaziente la pubblicazione del secondo che dovrebbe uscire a dicembre. Al contrario di Geremia Fiore, non è un libro per ragazzi, ma una commedia brillante per tutti. Una storia familiare, piena di colpi di scena, che invita alla riflessione sui rapporti umani e amorosi, sulla bellezza della diversità e sul significato più ampio della vita. Ogni personaggio rispecchia questi temi, rappresentando la realtà di oggi. Il testo è stato costruito con l’intento di poterne fare facilmente un adattamento teatrale o cinematografico”.

Hai mai pensato di scrivere un libro su tuo padre?

“Scrivere un libro su mio padre è un progetto che ho avviato da poco. Vorrei raccontarlo come uomo più che come artista, in modo da farne un ritratto inedito e strettamente personale. Papà è stato una persona speciale, non solo per quello che ha prodotto come artista. Merita di essere conosciuto anche per il suo lato umano e altruista, per la grande generosità e la sua filosofia di vita”.

Qual è stato l’insegnamento più importante che ti ha dispensato tuo padre, e che ti impegni ad applicare ogni giorno?

“Papà mi ha insegnato valori come l’umiltà e il rispetto verso tutto e tutti. Aveva una mentalità aperta e una visione d’insieme molto ampia: è da lui che ho ereditato l’idea che questa vita non sia né unica né definitiva, ma una tappa di un percorso più ampio che va affrontato con una buona dose di ironia e coraggio”.

 

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