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Interrogatori, arresti e licenze ritirate: le rappresaglie contro gli avvocati iraniani

Sono oltre 50 gli avvocati difensori finiti in carcere in Iran per aver preso le difese di manifestanti arrestati nel corso delle proteste scatenate dalla morte sotto tortura di Mahsa Amini.

Uno di loro, Mohammad Najafi, sta portando avanti uno sciopero della fame da quasi un mese.

C’è poi l’avvocata Fereshteh Tananian (nella foto), arrestata a dicembre e scarcerata su cauzione a febbraio. È accusata di “propaganda contro il sistema”, “diffusione di menzogne”, “offesa alla Guida suprema” e “appartenenza a un gruppo ostile”.

Altri rischiano di finire presto dietro le sbarre, come Saleh Nikbakht, l’avvocato della famiglia Amini: il 14 marzo è stato convocato per interrogatori dall’ufficio della procura di Teheran. Il reato che gli è contestato è quello di “propaganda contro il sistema” per aver rilasciato “un’intervista a un organo d’informazione estero”.

Infine, a uno dei più noti avvocati del paese, Nemat Amani, è stata ritirata la licenza.

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