Quello di Aceh è solo uno tra i tanti conflitti dimenticati, spariti nel calendario dello scorso secolo, che rimangono vivi solo nella memoria dei sopravvissuti, dei parenti delle vittime e degli attivisti che lottano per la verità e la giustizia.
Il conflitto tra il
Movimento Aceh libera e il
governo indonesiano iniziò nel
1976 e si concluse nel
2005, poco dopo il terribile
maremoto che il
26 dicembre 2004 distrusse la regione.
(Nella foto alcuni profughi ritornano a casa dopo la fine del conflitto)
Le
vittime civili del trentennale conflitto, ricorda un recente
rapporto di Amnesty International, furono migliaia e migliaia (secondo alcune stime, fino a
30.000), entrambe le parti commisero crimini di guerra e l’esercito indonesiano anche crimini contro l’umanità.
Migliaia di persone non hanno più saputo nulla dei loro cari, “desaparecidos” alla maniera sudamericana. Nel corso del conflitto sono state aperte poche indagini sulle violazioni dei diritti umani. Per assurdo, quando il conflitto è terminato, non ne è stata avviata neanche una.
L’
accordo di pace del
15 agosto 2005 prevedeva
l’istituzione di una Corte per i diritti umani e di una Commissione per la verità e la riconciliazione. Dell’organo di giustizia non si è più saputo niente, mentre il parlamento regionale di Aceh sta ora, ossia otto anni dopo, discutendo una bozza di legge per la creazione della Commissione.
Il 1° agosto si è aperto un piccolo spiraglio verso la giustizia con la pubblicazione – una novità assoluta –
dell’indagine svolta dalla Commissione nazionale per i diritti umani sulle violazioni commesse dalle forze di sicurezza indonesiane ad Aceh.
La Commissione ha anche sottolineato come i risarcimenti ai sopravvissuti e alle famiglie delle vittime siano stati finora parziali e inadeguati.
La Commissione intende dare seguito alla sua indagine sollecitando l’avvio di un’inchiesta che possa accertare comportamenti rilevanti dal punto di vista penale e dunque condurre a processi e condanne.
Molto dipenderà dal presidente Yudhoyono, che terminerà il suo mandato nel 2014. Sarebbe importante se, prima di allora, porgesse scuse ufficiali e pubbliche a tutte le vittime dei conflitti del recente passato dell’Indonesia.
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