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India, donne contro

Donne contrapposte a donne, inesorabilmente. L’ultima fiammata del peggior comunalismo che in India ha scatenato la rivolta dei fedeli islamici alle provocazioni orchestrate dal partito del premier Modi, per bocca della portavoce ufficiale Napur Sharma, non tendono a placarsi. E portano in strada donne musulmane infuriate contro di lei.

L’ultima provocazione al vetriolo riguardava una presunta ‘pedofilia’ del profeta Maometto che avrebbe preso in sposa (la sua terza sposa) una bambina. E’ un vecchio ritornello, assolutamente imponderabile per mancanza di dati storici oggettivi, ma ottimo per scatenare il finimondo, come in questo caso. Il Gotha del Bharatiya Janata Party ha ignorato il problema finché ha potuto. Modi vestendo i panni dello statista coinvolto nella difficile navigazione geopolitica dei tempi che corrono. Ma quando l’indignato Qatar, maggior fornitore di metano a quel gigante senza energia che è l’India, ha iniziato a prospettare restrizioni e altre nazioni del Golfo, piccole ma solventissime grazie ai petrodollari, a minacciare un boicottaggio delle merci di Delhi, l’Esecutivo hindu s’è svegliato punendo i suoi membri rissaioli: la portavoce Shama e il giornalista Jindal. I politici islamici locali, che da anni hanno sotto gli occhi la deriva polarizzante del confessionalismo hindu, sostengono come la mossa sia fittizia, una sceneggiata per placare lo sdegno e il furore di strada, che non cambierà l’indirizzo d’un partito apertamente orientato al fanatismo religioso. Nelle elezioni del prossimo anno, quando Modi non potrà più ricandidarsi ai vertici nazionali per i raggiunti due mandati, i pronostici danno per certa la doppietta, nel partito e al governo, del monaco Yogi Adityanath, un fondamentalista assoluto. Eppure quest’ascesa - come la collocazione nei posti chiave della direzione, della comunicazione e della propaganda nel Bjp di elementi fanatici - è frutto proprio delle scelte dell’attuale premier che per approccio, apparenze, comportamenti dà l’impressione d’un moderatismo sopra le parti.

Vuole mostrarsi ‘padre’ dell’intera popolazione indiana, compresi i 230 milioni della minoranza islamica e i 70 milioni di quella cristiana. Non è così. Per sua volontà il partito ha guardato sempre più alle formazioni violente, fasciste, intolleranti della destra hindu. A gruppi come Rashtriya Swayamsevak Sangh l’organizzazione paramilitare con quasi un secolo di vita, che fa vanto dell’hindutva, ideologia razzista che semina odio contro chiunque non si proclami hindu e non orienti questa fede alla sopraffazione di altre religioni. Del resto la stessa guida dell’India liberata dal colonialismo britannico, il Mahatma Gandhi, fu punito con la morte da un adepto del RSS per aver continuato a sostenere come la nascente nazione, pur davanti a una copiosa maggioranza hindu, dovesse accettare ogni confessione. In queste ore una parte del Bjp continua a considerare un’eroina Napur Sharma, ed è infuriata per la censura subìta, considerando il ‘politicamente corretto’ una sciocchezza. Son tanti come lei a pensare che occorra sempre e comunque attaccare il nemico musulmano, finanche con calunnie, falsità, provocazioni. Accusano Modi - l’imperatore del cuore hindu - di aver abbandonato la missione volta a recuperare l’intero spazio geopolitico e teologico al credo hindu, estromettendo i ‘corpi estranei’. Ma c’è chi sostiene sia un gioco delle parti. Gli osservatori del percorso intrapreso dal partito di maggioranza sanno che i due volti, estremista e apparentemente pacato, sono un tutt’uno. Il primo incarnato pure da figure istituzionali, punta a esasperare la conflittualità interna pungolando gli islamici sul versante religioso. La Umma interna e mondiale risultano particolarmente sensibili al tema e non riescono a controllare i facinorosi che rispondono con violenza alle provocazioni. Negli anni passati gli scontri interreligiosi sono serviti a governo e magistratura di Delhi per reprimere i musulmani e punirli con norme ancor più umilianti ed escludenti. L’esempio del Citizenship Amendment Act, approvato a fine 2020, è solo l’ultimo capitolo. 

Enrico Campofreda

 

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