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Indesit: a rischio 1500 posti di lavoro

Vacanze al sapore di licenziamento per i 1500 operai delle industrie Merloni Indesit. Sarà un agosto di attesa e di timore: licenziamenti a tappeto o cassa integrazione? A settembre l'ardua sentenza. Gli operai gridano: "Non è dietro una scrivania che si costruisce un elettrodomestico! Vogliamo ciò che ci è dovuto!".

Sono cominciate le ferie per i dipendenti dell’Indesit Merloni di Melano (Fabriano), eppure l’amaro in bocca resta. Il timore di licenziamenti a tappeto al ritorno dalle vacanze non lascia riposare tranquilli centinaia di operai che al colosso degli elettrodomestici hanno dedicato tutta la propria vita. 

Si annuncia un settembre caldissimo per la famiglia Merloni, che porta sulla coscienza ben 1450 lavoratori e più. Lo sciopero dei 5000 fabrianesi, lo scorso 31 luglio, ha dimostrato la coesione di un’intera popolazione operaia contro sacrifici e tagli alla vera forza lavoro delle fabbriche di Merloni. 

“I veri lavoratori sono nelle fabbriche a sporcarsi le mani, a sudare d’estate e a patire il freddo d’inverno, sono padri di famiglia, giovani immigrati dal Sud, che hanno fatto dell’Indesit e di Fabriano la propria casa ed il proprio porto sicuro - ha esordito uno degli scioperanti - senza nulla togliere agli altri dipendenti, non è stando dietro una scrivania e davanti un computer che si costruisce un elettrodomestico!”. 

Sono carichi di rabbia e di amarezza i giovani operai, ma anche i veterani, che non vogliono scendere a patti che conducano come la Fabbrica Italia di Marchionne a cassa integrazione e licenziamenti. L’estate infernale dell’Indesit continua.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di pint74 (---.---.---.183) 5 agosto 2013 18:15
    pint74

    Io mi comporto in questo modo,se un’azienda chiude per poi riaprire in posti dove la manodopera costa pochissimo,tipo in Cina,non acquisto più i suoi prodotti ma mi rivolgo ai concorrenti che producono ancora qui o in Germania o in altre nazioni europee simili a noi.Bisogna convincere le aziende,a mio avviso, a riaprire qui o a non fare questi giochetti non acquistando più i loro prodotti.vediamo poi se riescono a vendere ai cinesi o ai locali,se non acquistiamo noi...Purtroppo la gente se ne frega e moltew aziende fanno quello che vogliono ed in più costringono a chiudere le concorrenti che producono ancora in Italia.Fino a che il consumatore non capisce che ha lui il potere di dirigere il flusso dei soldi,qua non si risolve nulla,anzi...

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