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 Home page > Attualità > Cronaca Locale > In ricordo di Antonio Barbatelli

In ricordo di Antonio Barbatelli

E' passato un anno dalla morte di Antonio Barbatelli e ancora la sua famiglia aspetta di sapere notizie sulle circostanze della stessa.

Per chi non conoscesse la vicenda, la riassumo brevemente: Antonio Barbatelli, 20 anni di Napoli, il 24 agosto dello scorso anno esce di casa per andare nel bosco di Capodimonte a praticare footing e non è più rientrato. La famiglia preoccupata si reca al Commissariato di zona per denunciare la scomparsa del ragazzo ma, come sappiamo, non essendo minorenne, le ricerche devono iniziare 24 ore dopo la denuncia e, nel rispetto della legge, Antonio nel frattempo moriva in mezzo al bosco sotto una scarpata.

Ora gli interrogativi sono tanti: se le ricerche fossero partite subito il ragazzo si sarebbe salvato? Cosa è successo quella sera Antonio è caduto o è stato gettato in quella scarpata visto chi frequenta il parco? E' risaputo che specialmente nel tardo pomeriggio il parco è frequentato da tossicomani e da uomini che praticano la prostituzione. E' un anno che la famiglia cerca di sapere la verità contattando tutti i canali di informazione, ma finora niente di fatto. 

La famiglia è anche stata lasciata sola dalle Autorità sia locali che nazionali ma in fondo Antonio era un ragazzo normale, figlio di operai. Se fosse stato il figlio di una persona importante al suo funerale ci sarebbe stato un viavai di auto blu. In compenso c'era la Napoli autentica, quel "popolo d'amore" come lo definisce Luciano De Crescenzo ed è proprio questo popolo che chiede giustizia per Antonio.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.235) 7 gennaio 2013 00:07

    Non conoscevo la storia di questo giovane e sfortunato ragazzo,forse non è stato dato giusto rilievo alla vicenda accaduta un anno e mezzo fa. Stasera ,però,leggendo sono rimasta attonita perchè mi sono resa conto che in questa città nulla cambia e le disgrazie che accadono ad alcuni ,purtroppo, non sono di insegnamento per nessuno nè lasciano un segno tangibile che aiuti altre persone a non ritrovarsi in simili situazioni. Conosco molto bene il bosco in quanto dal 1979 al 1983 sono stata allieva dell’ istituto Caselli che ha sede proprio all’ interno di questo meraviglioso parco sicuramente tanto affascinante ma altrettanto pericoloso per diversi motivi. Anche se i miei ricordi fanno capo ad un’ epoca ben diversa ho notato con dispiacere che nulla è cambiato. Il bosco era all’ epoca un ritrovo di spacciatori e di tossicomani (consideriamo anche che allora c’era una certa tolleranza in tal senso) ma il pericolo più grande veniva dai numerosi maniaci sessuali presenti quotidianamente all’ interno del bosco i quali giravano totalmente indisturbati ,occupati a molestare chiunque ed una volta in cui una nostra compagna fu aggredita fisicamente da uno di questi personaggi, nulla fu fatto dalle forze dell’ ordine che furono allertate. Nel 2011 ancora questo posto non è stato messo in sicurezza nonostante i supporti tecnologici come telecamere e quant’ altro! E questa volta con un epilogo ben più tragico. Un saluto caro ai genitori che attendono sicuramente di avere giustizia.

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