In mezz’ora il magistrato milanese per i minori Annamaria Fiorillo ha demolito la tesi di Bruti Liberati
Intervistata ieri da Lucia Annunziata la dottoressa Fiorillo ha negato di aver disposto l’affidamento al consigliere Minetti dell’allora minorenne marocchina Karima indiziata di furto con destrezza
In tutti questi ultimi quindici anni il Presidente italiano del Consiglio Silvio Berlusconi non ha mancato mai di attaccare apertamente quelle che lui è solito chiamare “le toghe rosse”, che lo vorrebbero vedere rapidamente dietro le sbarre del carcere milanese di San Vittore. Questi difensori integerrimi del più retrivo stalinismo, nemici giurati di ogni forma liberal-democratica di governo, che si nascondono dietro ad una toga si anniderebbero, sempre secondo il Cavaliere di Arcore, in particolare nei Palazzi di Giustizia di Milano e Palermo.
Mai e poi mai Silvio Berlusconi avrebbe immaginato che un giorno gli sarebbero state tolte le castagne dal fuoco proprio da una delle più temibili, per lui, “toghe rosse” e cioè dal Procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati che oggi siede sullo scranno che fu del famosissimo dottor Borelli ai tempi di Tangentopoli. La storia è arcinota: nel tardo pomeriggio del ventisette maggio scorso una diciassettenne marocchina viene fermata, accusata di furto con destrezza, da un equipaggio del Commissariato milanese Monforte e, dopo poco, trasferita all’ufficio minori della Questura meneghina per la denuncia, il fotosegnalamento e la dovuta traduzione in un carcere minorile.
In quei giorni i poliziotti milanesi già avevano tradotto in carcere altre ragazze minorenni, soprattutto romene, autrici di furti aggravati. A differenza di queste però per Karima, il nome della donna extra-comunitaria senza documenti, si profila un destino diverso: è il Presidente del Consiglio in persona a telefonare al capo di gabinetto della Questura, a suggerirne la liberazione ed il suo affidamento all’ex velina Nicole Minetti, ora Consigliere regionale lombardo. Dopo un lungo tira e molla tra il Commissario capo Giorgia Iafrate e la dottoressa Annamaria Fiorillo l’extra-comunitaria viene denunciata a piede libero, fotosegnalata e poi affidata alla signora Minetti che, a sua volta, appena varcato il portone di Via Fatebenefratelli l’abbandona alle cure di una escort brasiliana, probabilmente perché possa continuare a “fare la vita”.
“E’ stata la dottoressa Fiorillo a dirci di fare così, ne sono sicura”, afferma la dottoressa Iafrate prima agli allibiti poliziotti cui ordinò di liberare la minorenne africana e poi al Procuratore Capo Bruti-Liberati. La versione dei fatti offerta dalla Iafrate viene confermata dai vertici della Polizia milanese. Il dottor Bruti- Liberati conferma in televisione che il comportamento della polizia del capoluogo lombardo quella sera fu impeccabile e che il caso doveva considerarsi chiuso. La versione della “ Toga rossa” lombarda fu fatta propria dal Ministri degli Interni Roberto Maroni, leghista della prima ora, che confermò il tutto in Parlamento di fronte ad una scettica Anna Finocchiaro, capogruppo dei senatori Pd.
La dottoressa Fiorillo però ieri, durante la popolare trasmissione “In mezz’ora” condotta su Rai Tre da Lucia Annunziata ha sostenuto che quella notte le cose non andarono proprio così. “Quella sera ero di turno alla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni. Quello di Karima era un caso di natura penale ed in quella veste sono intervenuta. Non c’era da affidare una minorenne trovatella, c’era da procedere contro un’extra- comunitaria senza documenti sospettata di un furto" ha sottolineato la Fiorillo che, poi, ha precisato di essersi sbarazzata del fascicolo relativo la mattina seguente al termine del suo turno in Procura. “Io dovevo occuparmi solamente degli eventuali interventi di natura cautelare immediati e diedi disposizione alla dottoressa Iafrate di provvedere all’assegnazione di Karima ad una comunità per minori. Nel caso non fosse stato possibile il ricovero coatto immediato, dissi che l’extra- comunitaria doveva rimanere in Questura sino alla mattina seguente ma non diedi, assolutamente, l’assenso alla sua liberazione nelle mani di Nicoli Minetti” ha poi aggiunto il magistrato lombardo che risiede a Gallarate.
Secondo il giudice varesino, che proviene da una famiglia di magistrati, dunque la dottoressa Iafrate mente quando dice di essere stata autorizzata dal Procura minorile a rilasciare Karima e mente perché in tal senso è stata irretita dai suoi superiori che non potevano dire di no al Presidente del Consiglio in persona. In Italia, si sa, tutti “ tengono famiglia” e la carriera è sacra. “Il Procuratore Bruti Liberati non mi ha mai ascoltato su quella vicenda, valutando come esaustiva la versione della Questura e così facendo ha indotto in errore il Ministro Maroni che ha affermato quelle cose in Parlamento” ha poi concluso il Sostituto procuratore minorile del Tribunale del capoluogo lombardo. Anche Bruti Liberati dunque non si è sentito in dovere di contraddire la versione ufficiale dettata dalla “Carità di Patria” o dalla “Ragion di Stato” che dir si voglia? L’interrogativo rimane così come rimane il dubbio se quella notte abbia prevalso la Legge sui capricci di una certa politica, cosa che dovrebbe sempre accadere in uno Stato di diritto democratico, o se, con l’avvallo delle più alte cariche istituzionali di Milano si sia piegato il Diritto alla “ Ragion di Stato” cioè alla necessità di garantire la sostanziale impunità ad una presunta ladra senza documenti e straniera solamente perché conoscente del Presidente del Consiglio.
Forse l’Italia non è più uno stato di diritto come lo intendono gli anglosassoni, di certo, nella notte tra il 27 ed il 28 maggio scorsi, è stata ridicolizzata la politica del pugno di ferro contro gli extra- comunitari voluta proprio dal ministro Maroni e dal Vice- sindaco di Milano De Corato. Potrebbe però essere che per i politici al governo del Paese gli stranieri da perseguire debbano essere solamente maschi, rom o romeni ed africani dalla pelle scurissima mentre per le ragazze si potrebbe chiudere un occhio, a patto che siano belle e vistose, come un giorno ebbe a dire il Premier Berlusconi al suo omologo albanese Sali Berisha in visita di Stato a Roma. Di certo oggi nel Distretto di Corte d’Appello di Milano è in atto uno scontro tra il Procuratore Capo Bruti Liberati ed un Sostituto procuratore minorile, la dottoressa Fiorillo.Su quanto accadde in Questura quella notte uno dei due, palesemente, mente. Sarebbe ora che la competente Procura di Brescia, si indaga su magistrati del Distretto di Milano, ed il Csm ristabiliscano la verità e puniscano tra i due giudici quello che nasconde qualcosa magari di inconfessabile.
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