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In fumo 5,5 miliardi di aiuti al Sud

Una delle più importanti operazioni d’intervento pubblico in soccorso delle zone depresse del Paese, in primis, quindi, del Mezzogiorno, ha fallito, mandando in fumo 5,5 miliardi di euro. È questo l’esito dei “Patti Territoriali”, il programma nato nel 1996 per lo sviluppo delle aree sottoutilizzate, secondo la ricerca condotta da due economisti della Banca d’Italia, Antonio Accetturo e Guido de Blasio. Uno studio che si limita a certificare i “risultati sconfortanti” dell’iniziativa, ma che, tra le possibili ragioni dell’insuccesso, indica “l’intensione di approfittare dei fondi statali” da parte delle amministrazioni locali, coinvolte in prima linea nel progetto, che ha il suo tratto distintivo nel “bottom approach”.

Uno strumento innovativo, che, si spiega nella ricerca di Bankitalia, si realizza in un “contratto” firmato dai rappresentanti delle amministrazioni locali di un gruppo di comuni contigui, degli imprenditori e dei sindacati. Un’intesa che prevede, nel dettaglio, le iniziative imprenditoriali e gli investimenti pubblici per cui è richiesto il finanziamento statale. I comuni che possono prendere parte ai Patti sono quelli delle zone con diritto a ricevere fondi dall’Unione europea, quindi tutto il Sud, e alcune ristrette porzioni territoriali del Nord e del Centro. In particolare, lo studio ricorda che il sostegno pubblico per ciascun Patto è fissato a un massimo di 50 milioni di euro e che, nel decennio 1996-2006, sono stati attivati 220 accordi, con un onere per l’amministrazione pubblica pari a 5,5 miliardi di euro.

L’indagine intitolata “Le politiche per lo sviluppo locale: una valutazione dei Patti Territoriali” parla chiaro: “La partecipazione a un Patto non ha generato un aumento dell’attività economica delle aree interessate”. È questo il punto d’arrivo dell’analisi di Accetturo e de Blasio, partendo dall’esame della ricaduta sul business nelle zone che hanno beneficiato dell’intervento nel periodo 1996-2004. Il lavoro prende in considerazione i primi 51 Patti Territoriali approvati nel biennio 1997-99. E per calcolare se l’operazione abbia generato una crescita dell’occupazione e delle imprese superiore a quella che si sarebbe ottenuta in assenza del programma, i due studiosi hanno messo a confronto “l’andamento dell’attività economica nei comuni beneficiari con quella dei comuni non eleggibili che, per caratteristiche socio-economiche, risultavano simili ai comuni trattati” . Un risultato definito dagli economisti di Bankitalia “molto deprimente”, visto che si tratta di un’iniziativa importante, “quasi la metà della popolazione italiana vive in un comune che ha partecipato al programma”. Il lavoro non si spinge a dare risposte al perchè del fallimento, ma i due economisti avanzano tra le altre un’ipotesi, che definiscono come “uno scenario molto più probabile”: “L’accordo potrebbe essere stato sottoscritto dagli ‘stakeholders’ locali per la solo intenzione di approfittare dei fondi pubblici”.

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