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"In Liguria la mafia vuole condizionare la politica". Intervista al procuratore di Sanremo

Riproponiamo l'intervista al procuratore capo di Sanremo Roberto Cavallone, che già un anno fa raccontava come le mafie si sono sparite la Liguria. 

In Liguria le ‘Ndrine influiscono sulle attività economiche e cercano di condizionare le pubbliche amministrazioni. Lo afferma Roberto Cavallone, procuratore capo di Sanremo, nell’intervista che per AgoraVox mi ha rilasciato nel suo ufficio al secondo piano del Palazzo di Giustizia della città matuziana. Il magistrato conferma che la situazione relativa al fenomeno mafioso presente nel Ponente ligure è da monitorare con attenzione. Cavallone guida da circa un anno e mezzo la procura di Sanremo, una procura di frontiera, che dispone di un budget annuale di soli 3 mila euro. Per lui e per il suo pool di magistrati questi sono giorni di superlavoro. A metà giugno, tra Bordighera e Sanremo, sono state arrestate 8 persone accusate a vario titolo di tentata estorsione, intimidazione, minaccia a corpo politico amministrativo e sfruttamento della prostituzione. La Riviera di Ponente inoltre è stata colpita da una lunga scia, che ormai dura da parecchio tempo, di attentati incendiari a vari locali. Nella spartizione territoriale del potere della criminalità organizzata, al di qua del confine con la Francia vi è l’egemonia delle cosche calabresi della ‘Ndrangheta, mentre al di là della frontiera vi sarebbe il dominio dei clan della camorra campana. Come è noto, la Costa Azzurra è stata luogo di rifugio per molti latitanti mafiosi. Il procuratore Cavallone ribadisce che vi è piena cooperazione con le forze di polizia francesi e fa anche un appello al senso di responsabilità di ogni cittadino, esortandolo a rivendicare i propri diritti, a difendere la propria terra, a collaborare con la giustizia. Nei giorni scorsi un rapporto dei carabinieri su possibili infiltrazioni e condizionamenti di tipo mafioso degli amministratori comunali di Bordighera è stato inviato al prefetto di Imperia, Francesco Paolo Di Menna. Giovedì 15 luglio alle 21 si terrà a Sanremo, da piazza Colombo a piazza Bresca, una Fiaccolata per la Legalità con lo slogan “Accendi la legalità, spegni le mafie”. 


Nell’estremo Ponente ligure da mesi si assiste ad una escalation di attentati incendiari a danno di esercizi commerciali, stabilimenti balneari e auto. Dottor Cavallone, cosa sta accadendo in questo territorio, in particolare a Sanremo?

E’ una realtà, un problema piuttosto complesso, come ho avuto modo di ripetere anche ad un recente convegno organizzato dall’Associazione nazionale magistrati, dall’Ordine dei commercialisti e dall’Ordine degli avvocati. Nel senso che tutti questi episodi sono riconducibili a vari fattori. Alcuni di questi episodi sono sicuramente dispetti e vendette personali, altri sono forse truffe ai danni delle assicurazioni, altri (magari una minima parte ma certamente la più importante per quanto riguarda il valore degli esercizi commerciali colpiti) sono episodi che vanno ricollegati a tentativi, probabilmente, di estorsione o comunque di pressione sulle attività economiche della zona.

Gli attentati incendiari sono spesso considerati “reati spia”. Ritiene che vi sia la mano della mafia dietro queste ripetute azioni dolose?

Dietro alcune di queste, sicuramente, ci sono delle realtà criminali. Noi sappiamo che nel Ponente ligure le realtà criminali vanno ricondotte a quelle famiglie “mafiose” di estrazione calabrese note come ‘Ndrine o locali che sono qui storicamente presenti ormai da decenni e hanno formato oggetto di valutazione già da parte della Direzione investigativa antimafia, della Direzione nazionale antimafia, della Commissione parlamentare antimafia che ha dedicato nella relazione 2007 un intero capitolo proprio alla Liguria e, in particolare, ai Comuni di Taggia, Sanremo, Bordighera e soprattutto Ventimiglia. 

Nella Riviera dei Fiori è la ‘Ndrangheta calabrese l’organizzazione criminale mafiosa più potente e pericolosa?

Sicuramente sì. In passato c’erano state presenze anche della camorra legate ad alcuni clan che facevano riferimento al vecchio clan Zaza: ormai questo fenomeno si è spostato verosimilmente oltre confine, per quello che noi sappiamo. E c’è una specie di suddivisione dei territori e degli interessi per cui gli italiani calabresi che vanno oltre confine si devono appoggiare a certi personaggi di estrazione campana; quando invece loro vengono di qua comunque devono fare riferimento ai calabresi. 

Il 14 giugno scorso si è svolto ad Imperia un summit antimafia al quale ha partecipato anche lei assieme ai procuratori di Genova e Savona, al pm Anna Canepa della Direzione nazionale antimafia e ai vertici locali di carabinieri, polizia e guardia di finanza. Qual è il quadro della situazione emerso dal vertice sul fenomeno mafioso in Liguria? E’ preoccupante?

E’ una situazione da tenere sotto controllo e vagliare attentamente. Non siamo certamente nelle situazioni in cui sono alcuni centri meridionali dove la presenza anche militare delle famiglie mafiose è visibile e opprimente, però siamo comunque in una situazione in cui sappiamo che questa presenza c’è, che influisce in qualche modo sull’attività economica e verosimilmente cerca di condizionare anche le amministrazioni pubbliche. Per cui ci siamo ripromessi di monitorare con attenzione tutti gli episodi per cercare di tracciare un quadro uniforme, cioè di mettere insieme tutte le tessere di questo mosaico per avere poi una visione più chiara dell’insieme.  

Avete concordato strategie comuni di contrasto?

Guardi, per quanto riguarda le strategie comuni è presto detto: è stato firmato a suo tempo un protocollo tra la procura generale, le procure del distretto e la procura nazionale antimafia per cui qualsiasi attività o atto o risultanza d’indagine che in qualche modo faccia emergere interessi della criminalità organizzata nel territorio di tutto il distretto va rapportato velocemente alla Direzione nazionale antimafia e alla Direzione distrettuale antimafia di Genova che ha il compito istituzionale di fare questo tipo di indagine. Quindi, tutte le notizie sembrano autonome… Per esempio, gli incendi che a nostro avviso possono avere una valenza come reato spia vengono comunicati alla Direzione distrettuale antimafia e alla Direzione nazionale antimafia che hanno nei loro archivi la possibilità di inserire questi dati e di confrontarli con quelli già esistenti e fare la cosiddetta analisi del problema. 

Nel Ponente ligure vi sono saldature tra ‘Ndrangheta e altri sodalizi criminali, italiani e stranieri?

Diciamo che, come sempre avviene in situazioni di questo tipo, tutte le altre realtà criminali che vengono anche casualmente ad operare nel nostro territorio in maniera non occasionale devono evidentemente rapportarsi con chi qui comanda, c’è poco da fare… Questo è il tipo di rapporto che c’è. Come dicevo prima: se i nostri vanno in Francia, c’è un certo tipo di referente; se i francesi vengono qua hanno altri referenti nostri. Sta allo Stato individuare, ovviamente almeno per quanto riguarda l’Italia, questi referenti e cercare di metterli in condizione di non nuocere.

Quali sono i traffici illeciti più frequenti in questa zona di frontiera con la Francia?

Il reato di traffico di sostanze stupefacenti, ovviamente, vista la vicinanza del confine. Ma, soprattutto, c’è il tentativo da parte delle organizzazioni che ormai da decenni stabilmente operano su questo territorio di, come detto, condizionare un po’ le pubbliche amministrazioni, verosimilmente cercando di aggiudicarsi appalti attraverso società da loro controllate.

La Procura di Sanremo trova collaborazione dalle autorità e dalle forze di polizia francesi?

Sicuramente sì, assolutamente sì. C’è un ottimo rapporto sia con la polizia monegasca, sia con la polizia di Nizza e di Marsiglia. C’è uno scambio continuo di informazioni. Io stesso mi sono recato in Francia, ci siamo scambiati dei documenti, atti, con estrema informalità. 

Sanremo è la città del Festival della canzone italiana ma è anche la città del Casinò il quale, di frequente, è al centro di scandali. Poco tempo fa, alcuni dipendenti della casa da gioco sono stati arrestati. La presenza del Casinò facilita reati come il riciclaggio e l’usura?

Il Casinò, ovviamente, per il Comune di Sanremo è una grande risorsa economica perché nel corso degli ultimi anni ha dato al Comune milioni e milioni di euro. Lei consideri che circa 30 milioni di euro ogni anno, faccio un dato prudente, vanno dal Casinò al Comune. Naturalmente, la mia prima preoccupazione appena ho preso le funzioni di procuratore a Sanremo è stata di verificare quali sistemi di sicurezza avesse il Casinò di Sanremo per evitare che accadessero quelle situazioni che lei accennava: riciclaggio, usura, eccetera... Esiste una struttura all’interno del Casinò che ha il compito di pesare l’affidabilità e anche, in un certo senso, la “moralità” dei clienti per evitare che gente conclamatamente criminale possa andare lì a fare riciclaggio. C’è anche un ufficio della Squadra Mobile di Imperia che opera all’interno del Casinò. Quindi, delle cautele sono state poste in essere per quanto riguarda questo tipo di problema. Certamente, come mi hanno fatto notare al Casinò, gli accertamenti non possono essere invasivi più di tanto nei confronti dei clienti perché altrimenti vanno a giocare a Montecarlo… e viene meno la funzione del Casinò quale fonte di reddito per il Comune. In questo momento, in particolare, il Casinò sta affrontando una difficile ma necessaria ristrutturazione interna grazie alla nuova presidenza del dottor Di Ponziano (che peraltro dovrebbe a breve lasciare) il quale ha operato una rotazione degli incarichi, una cosa sempre fondamentale per evitare che si creino rendite di posizione. Ha messo nei posti sensibili delle persone di sua fiducia per quanto riguarda il controllo della sicurezza e anche il controllo del personale. E lo stesso Casinò ha fornito alla procura tutti gli elementi per poter procedere contro alcuni dipendenti infedeli, cosa che è stata fatta. Quindi, c’è la speranza che la situazione possa tornare a livelli di accettabile normalità. Poi, se in futuro ci sarà sempre qualche dipendente infedele, si spera che sia l’eccezione e non la regola… 

L’assessore comunale di Bordighera (Sferrazza) recentemente avrebbe dichiarato di dormire con la pistola sotto il cuscino; il direttore generale del Comune di Ventimiglia (Prestileo) nella scorsa primavera trovò la portiera dell’auto crivellata da 7 proiettili; sotto elezioni a Camporosso (Ventimiglia) è stato incendiato un point elettorale di un candidato… La Riviera dei Fiori sembra la Locride. Siamo in presenza di cosche che minacciano gli amministratori pubblici? E la politica si lascia condizionare?

Certamente sono segnali, poi sta alla politica valutare se si deve sentire condizionata o no. Certamente sono episodi che hanno un loro significato. Il rogo del point elettorale è sicuramente un avvertimento. I colpi di pistola contro la portiera del direttore generale del Comune di Ventimiglia è sicuramente un avvertimento comunque lo si voglia interpretare, da qualunque parte provenga è comunque un avvertimento, come dire: la prossima volta spareremo con te dentro… Le minacce o meglio l’avvicinamento dell’assessore Sferrazza è oggetto d’indagine in questo momento e quindi su questo io non posso dire nulla di più. Però, certamente non sono quelli che si dicono semplici dispetti, sono qualcosa di più.

L’ultimo grave episodio di cronaca risale al 18 giugno scorso: l’incendio al dehors del pub “Big Ben” di Sanremo nella caratteristica piazza Bresca che, coi suoi numerosi ristoranti, è uno dei luoghi più frequentati di Sanremo, a ridosso del Porto Vecchio. Dopo l’incendio di un bar vicino al commissariato di polizia, ora è stato attaccato il cuore della città. I delinquenti hanno agito sotto la telecamera di videosorveglianza del Comune, di venerdì mattina poco prima delle 7, nella piazza dove, qualche ora dopo, era prevista la “notte azzurra” in onore della regata “Giraglia”. Tempi, modi e luoghi appaiono inquietanti messaggi mafiosi…

Prima di dire qualsiasi cosa bisogna valutare gli elementi che sono stati acquisiti. Per quanto riguarda l’incendio del bar di fronte al commissariato, ci sono elementi per ritenere che ci possa essere, alla base, una ritorsione per qualcosa che doveva essere restituito o pagato e non è stato fatto. Per quanto riguarda questo incendio, ce ne stiamo occupando. Direi, comunque, che questi fatti dimostrano la sfrontatezza di queste organizzazioni o di queste persone che hanno commesso questi fatti perché, come lei giustamente ha osservato, operano, almeno nell’ultimo caso, addirittura alla luce del sole, nel senso che era già giorno e con la possibilità di essere visti, come alcuni testimoni li hanno visti. Ma le spiegazioni sono due in questo caso: o gli autori materiali sono veramente spavaldi, o sono persone che in qualche modo sono in condizioni tali di necessità da dover accettare incarichi anche impossibili come questi, insomma la cosiddetta “carne da cannone”, ecco.

Ma si tratta di una intimidazione al proprietario, di un gesto di sfida alle istituzioni cittadine o della risposta minacciosa alla giustizia per alcuni recenti arresti?

Io credo che sia presto per ritenere che ci sia una risposta “mafiosa” alla pressione da parte della magistratura e delle forze di polizia. E’ sicuramente un episodio diretto contro l’attività commerciale.

Il cittadino onesto come deve reagire?

Il cittadino onesto deve reagire nel modo che ho sempre detto: considerare che la giustizia e la sicurezza dei cittadini sono qualcosa che riguarda tutti, non soltanto le forze dell’ordine e la magistratura. Nel senso che la convivenza civile si fonda su una verità semplicissima: il rispetto della legalità da parte di tutti. E, quindi, significa che se il cittadino onesto sa o è a conoscenza di comportamenti illeciti o di cose che alla giustizia consentirebbero di fare un passo avanti è bene che si rivolga a noi. Aiutati che Dio ti aiuta. Mio nonno, che era una persona semplice, ripeteva questo detto dei suoi tempi: “Chi pecora si fa, il lupo se lo mangia”. Quindi, non abbassare mai la schiena, andare con la schiena dritta. Rivendicare sempre i propri diritti e chiedere che sia sempre rispettata la legge da parte di tutti, nelle piccole cose anche di ogni giorno. Un esempio? Vai al ristorante e non ti danno la ricevuta fiscale: la devi pretendere, perché altrimenti siamo sempre i soliti a pagare le tasse. E soprattutto avendo il senso di responsabilità di dare una voce e una identità a questa denuncia, perché di denunce anonime ne arrivano tantissime ma con la denuncia anonima non ci facciamo niente, la legge ci impedisce di utilizzarla.

Quindi, avere fiducia nelle istituzioni e nella giustizia?

Avere fiducia perché è la compattezza che fa la forza. Isolati non valiamo niente, né come magistrati né come cittadini, ma è l’essere compatti, tutti diretti verso un unico obiettivo, che ci rende forti e che ci consente di battere il nemico. Il nemico, in genere, è piuttosto vigliacco. Cioè mettere le bombe, fare un incendio, è una cosa da vigliacchi, c’è gente che non ha la faccia di agire apertamente. Siccome questa città è soprattutto dei cittadini, mica dei magistrati o delle forze dell’ordine, ma dei cittadini che ci abitano e ci vogliono abitare tranquillamente, come si comporterebbe una persona che si vedesse entrare in casa un estraneo a commettere reati? Reagirebbe, cercherebbe di cacciarlo o griderebbe aiuto. Bene, la stessa cosa deve avvenire per la propria città, perché la propria città, il proprio territorio, sono la propria casa, sono le proprie radici. E’ come difendere la propria famiglia. Mai ragionare come monadi separate. Ripeto: il cittadino ha una forza nel momento in cui è compatto, è cittadinanza, è gruppo. 


DOCUMENTO: Mafie in Liguria, così magistrati e prefetti le coprivano

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