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Imparare l’italiano, lavorando

Cosa succede dentro un corso di italiano per stranieri? Siamo andati a vedere ai corsi di un Centro Territoriale Permanente della provincia di Torino. Abbiamo cercato di registrare, da bravi cronisti, le voci di dentro

Dorries parla e mi dice queste cose: "Io vengo qui, la prima volta. Ah, ah. Sì, ho documenti. Carta identità. Anche carta di mio figlio. Io venuta in Italia qualche anno fa. Quanto fa dal 2000? Dieci anni. Io andata poco a scuola in mio paese. Fatte scuole piccole. Come chiamare voi? Elementari, scuole elementari. Ah, ah. Io mi iscrivo. Quando posso venire? Io voglio questo libro. Ah, si paga per venire a scuola? Dove io pago? Io guardo signora anziana, no autosufficiente 100 per 100. Ho poco tempo. Io devo venire per prendere foglio per carta di soggiorno. Come devo fare per terza media? Ah, prima studiare qui. Io so leggere poco. Barattolo. Bottiglia. Cinema, plurale no cambia?Ah, ah!".


Mentre Dorries scrive, guardo le sue unghie colorate giallo arancione. I suoi capelli lisci, forse finti legati ai capelli corti sotto. Vestita bene con molti colori appena entrata ha preso d’assalto anche gli altri, oltre che me.

Penso a suo marito, un nero dagli occhi inquietanti che ti sbuca alle spalle davanti
ai supermercati e alle chiese e ti chiede dei soldi, senza farsi vedere e guardandosi intorno. Ogni volta che mi incontra mi dice sempre, scusa, domani viene mia moglie, a scuola scusa, porta mia fotografia

Domani, scusa.

E mi tocca il braccio e me lo lascia caldo, come se bruciasse.

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