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Il vino made in Italy fa gola a tutti

C'è un settore che ha resistito meglio di altri alla crisi economica e continua ad attrarre capitali stranieri: è la viticoltura.

Le cantine italiane detengono una quota del 22% del mercato italiano e godono di ottima salute. 

Secondo un rapporto di Mediobanca, le prime 107 società fatturano circa 5 miliardi (+9%) e negli ultimi bilanci hanno quasi raddoppiato gli utili a 138 milioni con un ritorno sugli investimenti del +10%. Sarà anche per questo che alla fiera di Vinitaly a Verona, la più importante nel nostro paese, si aggiravano grossi imprenditori internazionali a caccia di affari e nuove acquisizioni strategiche. 
 
Tra questi il magnate russo Roustam Tariko, che dopo aver acquistato il gruppo Gancia (valutato 100 milioni di euro, compreso 30 di debiti) in una intervista al Sole 24 Ore ha dichiarato: "Stiamo sondando tre società vitivinicole italiane. Inutile nasconderlo: i brand italiani del vino esprimono un fascino incredibile", poi aggiunge:"Complessivamente sono in grado di mobilitare dai 300 ai 500 milioni di euro. I soldi non sono un problema se ci sono qualità e brand, mi interessano vino e alcol ma anche le banche italiane, che ritengo abbiano potenzialità di crescita e sono oggi a buon mercato"
 
Non solo il caso Gancia, anche l'italiana Ruffino è stata inglobata nella multinazionale americana Constellation Brands, che ha elargito 50 milioni per il marchio e un contratto d'affitto esclusivo e ventennale per i terreni di sette tenute (Riserva Ducale, Chianti Classico Riserva, Brunello di Montalcino, Greppone Mazzi, Modus). 
 
Secondo Massimo Ferragamo, che alla passione per la moda in famiglia accompagna quella da imprenditore vinicolo: "La voglia di vino italiano è talmente forte che gli stranieri superano l'avversione per le storture del sistema Italia". 
 
Michael Petteruti, vicepresidente di Palm Bay, grande importatore americano di otto marchi italiani di vino (tra cui Ferrari dei Lunelli) afferma che "il grande successo del vino italiano è indubbio e tende a crescere", come conferma Giovanni Geddes de Filicaja (ad della toscana Marchesi dè Frescobaldi) che però avverte:"Nel mirino ci sono le piccole e medie aziende. Quelle più grandi sono meglio strutturate e resistenti sia per affrontare i mercati internazionali sia per non cedere alle lusinghe delle maxi offerte"
 
Si perchè in effetti il Vino Made in Italy sarà pure apprezzato e ambito in tutto il mondo, ma bisogna prestare attenzione a non svendere troppo i nostri gioiellini o asset strategici. 
 
Il libero mercato porta benefici e concorrenza, ma bisogna anche saper giocare da predatori, non solo da prede. 

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