Il venditore di conchiglie
"Fammi Abbandonare,
nel fresco
del tuo cuore d'acqua,
i miei mortali
peccati di egoismo".
Vittorio Errico, laureato in materie letterarie, è stato docente in licei e diverse scuole della provincia di Lecce. Scrittore-poeta, nonché commediografo salentino. Ha curato gli adattamenti di diverse commedie musicali: "Don Tonino Bello", "Caino ed Abele", "Storie di Periferia" . Così lo descrive Giovanni Rollo: persona colta, semplice, carica d'affetto e simpatia, cordiale, spirito libero, disponibile al dialogo e al confronto con tutti.
Le sue opere prevalentemente parlano della sua terra, impregnate da un sentimento nostalgico per le piccole cose perdute, e certamente anche l'amore per la poesia diventa motore, gli dà la spinta necessaria a ri-tradurre, ricomporre a vita nuova la semplicità e la lentezza di un mondo rurale ormai scomparso. La poesia "è" perché "sei", alla pari degli altri uomini, ma non al di sopra, con una sensibilità in più senza dubbio. È difficile parlare di poesia adoperando termini vaghi, è sempre preferibile parlare d'altro. Per Vittorio, la si potrebbe riassumere nella capacità di sentire immediatamente le cose e gli elementi naturali cosmici dappertutto dove ci si muove, vale a dire: terra, acqua, fuoco, aria, spazio.
Tratteggiare Vittorio Errico in quanto persona e poeta, assomiglia a una ballata che si avvicenda a turno tra l'interno e il di fuori dell'io, con passi intessuti da odori, da colori quotidiani e da ogni turbamento vissuto nel corso della propria vita. Un andamento nel "prima" e nel "dopo", come viaggio continuo nell'urgenza della memoria.
Nel 2007 pubblica la sua prima raccolta di poesie "Assenza di viole":
Ti ricordi com'era?
Sì ricordo
com'era:
il suo odore,
e i suoi capelli
docili e scuri
anche quando
non ci fu più
e c'era.
Ma il tempo
ha perduto la guerra
coi ricordi.
Nel 2011 il secondo volume: "loraamaradellasera":
Vira al tramonto
il racconto fresco
dell'albicocco.
È già l'autunno?
Nel 2012 la sua ultima raccolta: "Il venditore di conchiglie":
Voglio berti
senza avere sete.
Voglio berti
perché mi venga sete
e, bevendoti,
spegnere la sete.
Dicono di lui: Vittorio, in questa come nelle precedenti raccolte, si offre al mondo e al mondo offre le sue lacerazioni interiori (Giuseppe Diso).
... sì, se Vittorio fosse un fiore, sarebbe un gelsomino, un uomo che non si vende ma che regala le sue emozioni ed il suo cuore a chiunque abbia voglia di stargli vicino (Piera Errico).
La poesia di Vittorio è poesia della natura, poesia di "piccole cose così": pascoliane, descrizione e affanno per un fiore, per una pianta, per i gatti dei quali anche quando non ci sono avverti la presenza (Luigi Marzano).
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