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Il vecchio vizio degli “sciur Branbilla”

Il vecchio vizio, prima o dopo, ritorna sempre a galla.
Possente, assordante e…felice.
Un vero e proprio inno alla gioia, alla “pace sociale” e alla pax “democratica”. Quella che vorrebbero imporre, da sempre, nei metodi e sui contenuti, da forti, qual sono loro, a tutti gli altri: i sottopostii, che sono sempre più deboli.
 
Sì, e la democrazia costituzionale e i poteri di equilibrio fondativi della nostra Italia repubblicana? Ma chi, che cosa? Loro, conoscono solo la legge del più forte, e lo dimostrano spellandosi con il gran battimano.
 
E’ quello che è avvenuto l’altroieri all’assemblea nazionale dei “sior Branbilla”.
 
Il “nostro”, impavido, buttando il cuore oltre l’ostacolo, declamava.
Forte e chiaro. Come al solito. Giusto per spostare l’attenzione dai clamorosi fatti giudiziari all’ordine del giorno.
 
Loro, il “termometro” della pletora imprenditoriale, ne seguivano fedeli passi ed umori. Battevano il tempo, con il loro sfegatato clap-clap.
 
…La magistratura e gli estremisti di sinistra che ivi largamente allignano, minando la “pace sociale” e l’impegno di lavoro...e giù applausi.
Hanno il vizio di portare in gabbia (anche se poi è una gabbia virtuale per gli “addetti del fare”, dato che non hanno ancora le protezioni supergalattiche diffuse a tutta la platea dei “nobili”, tipo Francia ante illumistica-rivoluzionaria).
 
…Il Parlamento, pletorico, inutile e controproducente, che, nella composizione numerica (come se la ricchezza compositiva e plurale, prevista dai padri costituzionali, non fosse una fondamentale virtù democratica), specie alla Camera dei Deputati bisognerebbe portare a 100 componenti, cioè ad 1/6 dell’attuale composizione (lo stesso al senato). Alla Camera si sta tutto il giorno senza far niente, obbedendo agli ordini dei capogruppo….è giù applausi dalla grande platea. Già, pletorico. La stragrande maggioranza degli italiani non capisce sicuramente, purtroppo, il significato della parola, dato anche che, nei confronti dei paesi europei, abbiamo il più alto numero di analfabeti – d’origine o di ritorno – la più bassa percentuale di possessori di titoli di studio, e l’intendimento legislativo a valorizzare i dialetti (si veda proposta della Lega) alla stregua delle lingue maggiormente vigenti.
 
Però, tant’è, tutto fa brodo. Tra cosce ed altro di lezioso ignudo propagate in tv e pletora propagandata…si gode in “famiglia”, con gli occhi e nel cuore.
 
I parlamentari, che pur eletti senza la diretta volontà popolare della preferenza ma scelti nelle “segrete stanza del potere”, sono detti capponi e tacchini, come se fossero animali da fare allo spiedo.
E giù applausi.
 
Proprio una bella festa, come direttamente testimoniato da tutti i resoconti visivi ed acustici trasmessi dalle televisioni nazionali, quella consumatosi l’altroieri nella platea imprenditoriale.
Il “bello della diretta”.
Gli strumenti prioritari dell’Italia democratica derisi e vilipesi…e giù applausi, conditi da sorrisi, smorfie e strizzatine di vivo compiacimento.
 
Senza neanche minimamente riflettere sull’aspetto traduttivo ed operativo di siffatte proposte.
 
Già, Loro, da sempre, sono abituati al comando imperativo e categorico...altro che confronto.
 
All’atto delle decisioni quotidiane meno si è e meglio è!
Stante questa ridanciana teoria i Gruppi e le commissioni parlamentari sono soltanto orpelli costituiti da perditempo. I “100” promessi tramite una legge di proposta popolare non potrebbero neanche costituire gli Organi previsti, a partire dalle Commissioni. Ogni singolo dei “100” sarebbe il tuttologo velinaro tenutario di tutta le scienze sociali, politiche e legislative. Che gran risate!

 
Meglio così, per Loro.
La rappresentazione territoriale è un’inutile sottigliezza. Stante questa “teoria”, un rappresentante ci sta bene, ogni seicentomila abitanti, rigidamente scelto dal capo assoluto, dal quale prendere ordini, nell’obbedir tacendo..
 
E dalla platea, abituati a far quotidiano conto di soldo ad ogni fine serata, giù applausi.
 
Vorrebbero la botte sempre più piena, in moneta – già ampiamente ottenuta, dati i tanti perpetuati e graziosi avalli che hanno portato i salari e gli stipendi delle lavoratrici e dei lavoratori italiani ai livelli più bassi in Europa – e in imperio comando, che come ben noto fa ben godere, più di ogni altra cosa, viscere e sentimenti.
 
Stupore, ammonimento, vergogna?
 
Mah! A Loro, se ne hanno briciolo di civico coraggio, l’ardua sentenza.
Ad ora, per quel che è pubblicamente noto, nessuno ha mosso dissonanza o riprovazione.

Sono tutti bene allineati e coperti.
Rimane solo l’assordante clap-clap, con il quale vorrebbero “portare ad abbeverare i cavalli nei luoghi sacri della nostra democrazia”.
 
L’Italia civile, onesta, democratica ed antifascista, quella che in gran parte ha seri e drammatici problemi di sopravvivenza quotidiana (a gran differenza dei “sciur"), con la civica protesta li ha sconfitti sull’art.18 della Legge dello Statuto dei Lavoratori (i licenziamenti senza giusta causa) e sul Referendum di tre anni addietro sulla manipolazione della Costituzione, si indigna!
 
In spalla, il logo della democrazia e la Carta Costituzionale. Quelli conquistati lassù, sulle montagne, dove fischiava il vento del riscatto umano e della dignità civile contro gli oppressori. nazisti e i loro servi nazionali..
 
Richiamare questi principali aspetti è forse enfasi ed inutile retorica?
 
Di fronte a cotanta grande e larga sfrontatezza ed irrisione dei nostri comuni valori, dei nostri principali strumenti di gestione e di pratica democratica, non può restare solo la delusione e il “pianto”.
 
E dire che proprio oggi (23 maggio) è l’anniversario dell’assassinio di Falcone. La mafia e i poteri forti e occulti lo consideravano di certo un magistrato estremista.
Lo stesso fu per il Gen. Della Chiesa, il comandante emerito, in divisa, difensore della Legalità e della Democrazia.
 
E i “Brambilla” battevano, l’altroieri a Roma, freneticamente le mani all’attacco orribile portato alla Magistratura e al Parlamento.
 
Così va questo pezzo dell’Italia cosiddetta produttiva.
 
Bisogna resistere.
Lo impongono i Padri Costituzionali e i martiri della Libertà.

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