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Il trio TAMAYURA all’attenzione del pubblico del teatro Toniolo di Mestre (VE)

Emozionante conclusione della XXXVI stagione di musica da camera e sinfonica degli Amici della musica di Mestre

Già a partire dal primo brano, il pubblico viene avvolto dall’atmosfera magica del Giappone antico.

Komoriuta, “ninna nanna”, è aperta dal sax soprano di Hans Tutzer (Bolzano, 1959), cui si affianca il Koto di Karin Nakagawa ( Tokyo, 1979 ), che declamerà parte delle liriche di Hojoki, “Ricordi di un eremo" (1212), uno dei più celebri e conosciuti testi classici della letteratura giapponese, composto dal poeta buddista Chamo no Komei ( 1155 – 1216 ) che sottolinea la vanità e la transitorietà della vita umana. Il sassofono sfuma. Rimangono solo la voce e il caldo, tenero suono del Koto.

Dopo ogni brano, Karin chiede al pubblico di pazientare, poiché, sia a causa del clima umido di Venezia, sia per la diversità di intonazione tra un brano e l’altro, ha necessità di accordare il suo prezioso e particolare strumento, costruito col legno Kiri, “Paulownia”, a 25 corde, rispetto alle usuali 13.

Kokiriko Bushi, di autore sconosciuto, iniziata con il Koto da solo, si dice sia la più antica canzone popolare del Giappone. Dopo un paio di minuti entrano il sassofono e il contrabbasso con l’archetto di Paolino Dalla Porta ( Mantova, 1956 ). Quando Karin inizia a cantare, brividi si insinuano a fior di pelle.

In Colors of Autumn”, composta in coppia da Hans e Karin, si fa riferimento all’energia e alla magnificenza dell’autunno in Giappone, la stagione preferita di Karin. L’andamento è veloce, ritmico ; il tempo è ternario, mentre lo stile sembra vicino a quello del Jazz. Paolino esegue un breve, ma significativo assolo, cui fa seguito uno melodico di Hans e uno virtuoso di Karin, fino ad arrivare all’esposizione finale del tema.

Lifelong Dream è un brano di Hans scritto assieme al chitarrista altoatesino Christian Ebnicher. Risale al periodo dell’ “Ebnicher/Tutzer Project”. Anche questa volta si può parlare di un tema jazzistico, arricchito dal suono acuto-delicato del Koto, il quale dialoga con le note profonde, talvolta nasali, del contrabbasso, fino ad un rilassante finale, in cui fa capolino la voce.

Il contrabbasso con l’arco, da solo, introduce Tsukuyomi o Tsukuyomi no Mikoto, il dio della luna nella religione shintoista. E’un brano di ampio respiro, in cui si erge protagonista un lungo solo di contrabbasso con l’archetto, con accenni di mistero rafforzati dagli stacchi imposti dal Koto.

Utsuroi,”Cambiamento o dissolvimento”, inizia con Iroha Uta, libera interpretazione poetica nel periodo Heian (794 – 1179) di un antico Nirvana Sutra, secondo la traslitterazione giapponese Daihatsu-nehan-kyo. Karin ne recita alcuni versi, inerenti all’impermanenza di tutte le cose. La voce è dapprima da sola, poi viene affiancata dal sax soprano e dal Koto, il quale prosegue in solitudine con una melodia straniante, in cui alla fine si inserisce il contrabbasso, suonato con l’arco.

Ma il brano che ha letteralmente provocato un’intensa commozione è stato Forbidden Colors, composto da Sakamoto Ryuichi per la colonna sonora di Merry Christmas Mr.Lawrence, la pellicola di Oshima Nagisa, conosciuta in Occidente con il titolo di Furyo (1983). Eseguito soltanto con il Koto, è riuscito a sciogliere le tensioni all’interno del corpo, producendo una sensazione di raramente provata dolcezza.

Lullaby for Ugo è una canzone di molti anni fa composta da Paolino, che ha preso ispirazione da semplici cellule melodiche, inventate da suo figlio Ugo, bambino, a corredo delle sue storie. E’ eseguita in duo con il Koto, dando vita ad un delizioso intreccio di sonorità di due strumenti cordofoni.

La conclusione è un brano di Hans e Karin, Shorter Days. E’ particolarmente toccante, perché ricorda, attraverso una malinconica bellezza, la prematura scomparsa della sorella di Hans a causa di un incidente automobilistico.

Il programma terminerebbe qui, ma, come succede quasi sempre, c’è il tempo per un bis. Karin sceglie una sua antica composizione – ricordo che tutte quelle delle quali non ho indicato l’autore, sono interamente sue -, The Boat Song, “Jikan no Noseta Fune” e la canta accompagnandosi con il Koto. La dedica a Venezia, confessando come il Koto rappresenti per lei la sua gondola.

 

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