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Il terremoto Italia: quello dei mutui

Il terremoto , tecnicamente, è: movimento improvviso e rapido della crosta terrestre, provocato dalla liberazione di energia in un punto interno, detto ipocentro; di qui, una serie di onde elastiche, dette "onde sismiche", si propagano in tutte le direzioni, anche all’interno della Terra stessa; il luogo della superficie terrestre posto sulla verticale dell’ipocentro, si chiama epicentro ed è generalmente quello più interessato dal fenomeno.

Il terremoto Italia: quello dei mutui

Normalmente, nell’immaginario collettivo, il terremoto è quel movimento tellurico in grado di distruggere le strutture fisiche umane e uccidere quanti si trovano in esse.
Ci sono, però, altri tipi di terremoti in grado di far crollare (metaforicamente parlando) la casa sulla testa di chi la abita e di uccidere socialmente un individuo; mi riferisco a quello economico che, pur essendo di natura diversa da quello terrestre, ha lo stesso efffetto, rimanere senza casa, il che vuol dire morte sociale.
 
E’ quello che succede in Italia da quando è stata innescata la privatizzazione dell’edilizia; l’idea che la casa, come luogo di abitazione, sia una merce e non un bene essenziale, ha creato nei cittadini l’errata convinzione che la casa sia uno status symbol. Questo a portato all’aspettativa di poter acquisire la casa come proprietà, ma anche bella e grande pur non essendoci necessità, spingendo i cittadini all’acquisto basandosi unicamente su entrate derivanti dal lavoro impegnando una parte consistente di esse nel mutuo che prevede l’ipoteca dell’immobile acquistato.
 
Ciò è stato possibile anche attraverso la politica degli affitti (anche in situazioni di aumento dell’offerta e diminuizione della richiesta, gli affitti tendono ad aumentare a causa dello sfruttamento di situazioni comunque stabili come quella degli studenti e immigrati), in certe situazioni, come nelle grandi città, essi superano di molto il costo del mutuo (a Roma si pagano anche 1.000 euro per un appartamento di 40 metri quadri) e del mutuo senza controllo dei redditi.
 
Gli effetti immediati di questa poitica sono stati: la necessità di più entrate (lavorare in due) e, l’impegno prolungato (anche vent’anni) del mutuo, la dipendenza da esso con la conseguente paura della perdita del posto di lavoro con tutto ciò che ne consegue.
 
Naturalmente, le agenzie immobiliari, si sono guardate bene dal mettere sull’avviso gli acquirenti di un possibile crollo (l’ultimo arrivato dall’America) di questo modo di fare economia.
 
Crollo che si è presentato puntualmente e che ha coinvolto, non solo il mercato immobiliare, ma tutta, o quasi, l’economia con conseguente chiusura delle fabbriche e calo dei consumi.
 
Chiusura delle fabbriche = perdita del posto di lavoro, ovvero la base economica su cui si era basato tutto il meccanismo. 
 
Il risultato di questa politica, oltre alla diminuizione dell’edilizia pubblica e proprio a causa di essa, è la difficoltà di molte famiglie a pagare il mutuo della prima casa e l’affitto; mentre il governo, pur essendo intervenuto a sostegno dei mutui, ma non degli affitti, non ha prodotto una politica in grado di evitare la perdita della casa né gli sfratti.
 
Nell’attuale crisi, sono molte le famiglie in difficoltà. Difficoltà che non cesseranno nel breve periodo perché sarà nel 2010 che la disoccupazione aumenterà, toccando il suo massimo, lasciando molti senza prospettive per il futuro.
 
legge anticrisi "mutui"
http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/mutui_primacasa/circolare291208.pdf
http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/mutui_primacasa/circolare_mutui130209.pdf
rinegoziazione
 
A quanto sembra, la rinegoziazione e il limite percentuale del 4% sul mutuo comportano sia l’allungamento sia un costo aggiuntivo.
 

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