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Il superamento del bicameralismo perfetto

Tra le Grandi Riforme dell'Architettura Istituzionale dello Stato che stanno studiando (sarebbe meglio dire 'ordendo', ndr) i leader che compongono la maggioranza (la trimurti ABC, Alfano, Bersani e Casini), c'è anche il "superamento del bicameralismo perfetto".

Quello che vorrebbero fare, però, cioè dividere le funzioni di Camera e Senato, più che superarlo, sembra un passargli sopra con un trattore a cingoli. Dividere le competenze delle due aule, rappresenta secondo me una resa e corrisponde bene o male a quanto fatto istituendo regioni, province e comuni.

Superare il bicameralismo perfetto, per me, non dovrebbe porsi l'obiettivo di velocizzare gli iter legislativi, se no tanto vale ridurre il Parlamento a 2 consigli di 10 persone che facciamo ancora prima (più o meno la stessa critica che facevo sulla riduzione dei Parlamentari, qui), ma dovrebbe servire a certificare il buon senso di una legge senza pompose lungaggini istituzionali.

Mi spiego: se la Camera approva un testo, con almeno il 80% dei voti favorevoli (ed almeno il 80% dei Deputati presenti, perché se si presentano solo quelli a favore siamo da capo - e intano tentiamo di risolvere anche la questione dell'assenteismo, ndr), allora è inutile il passaggio al Senato.
Oppure, se almeno due Commissioni licenziano un documento all'unanimità, è dato per approvato dall'aula di riferimento.
Oppure ancora, se le Capigruppo (e qui c'è la variabile del gruppo misto, che riunisce gente dalle più varie estrazioni, ndr), danno un unanime parere favorevole, il provvedimento è approvato.

Non serve sacrificare la democrazia parlamentare per superare il bicameralismo perfetto.

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