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Il soul dream di Mario Biondi: ad Alghero la notte magica

Il soul dream di Mario Biondi: ad Alghero la notte magica. 
 
La black voice etnea incanta la platea. Orchestra americana sul palco con doppia band. Spirito e voci per un grande show.

 

Due ore di grande spettacolo che ripagano alla grande i circa trenta minuti di attesa rispetto all’inizio dello spettacolo. Ci scherza su Mario Biondi, grande pure nell’humor autoironico che accresce il fascino nei confronti del pubblico. Accorso ad applaudirlo nell’ultimo sabato agostano alla Riviera del Corallo, già pigra nell’aria da smobilitazione di fine vacanza. Non vacanza il "very very White Mario" neppure nella penultima tappa del tour, (l’epilogo sarà a Monza l’undici settembre) conducendo un live impeccabile. Culminato intorno alla mezzanotte con il suo brano forse più noto che invase l’etere nella scorsa stagione "This is what you are". Il musical orchestrale di Mario Biondi è una gradevole sintesi di elementi: musicali, vocali e scenici da un impatto non enfatizzato ma elevato nell’alta qualità dei partecipanti sul palco, dall’elegante intelligenza dell’interprete, oltre che dalla sua naturale e rara potenza vocale. Il tutto corroborato da un atmosfera sobria e colta nelle luci, soffuse e blu in gran parte, consone al groove blues dominante.

Dai tratti spesso straordinari grazie alle due band, concorrenti in una ideale gara, perpetrata dallo stesso Biondi. Che "riposa" in più occasioni, alloggiato in un comodo divano nell’angolo di un immaginario salotto, con tanto di lampada abatjour dove, spettatore privilegiato, concede spazio agli standard orchestrali. Superbi in tutti i settori. Difficile non ricordare i soli dei drums: le due batterie di Lorenzo Tucci e Fabio Nobile e le percussioni di Luca Florian. L’acustica è grande con il basso di Andrea Celestino, le chitarre di Michele Bianchi, il contrabbasso di Tommaso Scannapieco senza tralasciare lo special guest con Giovanni Baglioni, giovane talentuoso chitarrista, ospite della serata. Il ricco repertorio comprende brani tratti dall’ultimo album "If 2010", alcuni struggenti "Something that was beatiful", omaggiano il pianista Burt Bacharoch, altri spaziano con trame bossa nova barasileire, "Rio De Jainero". Non mancano riflessioni solitarie su come non piangere o soffrire d’amore in "Cry Anymore". Scherza volentieri con il pubblico il vocalista siciliano sulla sua chioma immaginaria e sulla durata dello spettacolo. Che alterna scat e vocalesi superlativi con le quattro coriste: Samantha Iorio, Vahimiti Cenci, Cristiana Polesi e Wendy Lewis.

Gli standard jazzati sono mirabili nei fiati: Daniele Scannapieco al sax, Beppe Di Benedetto al trombone e Giovanni Amato alla tromba. C’è il maestro Claudio Filippini al piano, ovvero una grande orchestra per un grande spettacolo. Un protagonista completo al top della carriera il Mario Ranno, in arte Biondi, che ha saputo coniugare la grande esperienza del pop atlantico, studiato a applicato negli anni del piano bar di Taormina, sino al grande pubblico (il "No Mò trouble", remixato da Bluey degli Incognito, è l’ultimo tormentone radiofonico) per entusiasmare quello più esigente e raffinato del blues da camera. La potenza vocale è sublime, l’inglese pure e lo spettacolo da oltre oceano, a stelle e strisce.. Se il Festivalguer 2010, avviato al gran finale, avesse in palio un premio speciale della critica, non ci sarebbero dubbi sul vincitore.

 

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