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Il silenzio, vi prego, su Eluana Englaro

Il Movimento per la Vita, riunito a Montecatini, scrive al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Signor Presidente, il Movimento per la vita, con i 550 delegati riuniti a Montecatini per il XXVIII convegno nazionale dei Centri di aiuto alla vita, si permette di sollecitarle un atto straordinario con cui esercitare la sua autorità morale: le chiede di fare quanto possibile perché Eluana Englaro possa conservare la ‘grazia’ di continuare a essere curata e amata dalle Suore Misericordine che attualmente la ospitano e che in questi anni l’hanno sempre accudita amorevolmente”.

 

 

Scienza & Vita, subito dopo la decisione della Cassazione, ha dichiarato: “Chiediamo che alla lunga fine di Eluana, proprio perché si tratta di una vera e propria condanna a morte in età repubblicana, non solo assistano alcuni testimoni, ma possa essere registrata in video e messa a disposizione di quanti ne facciano richiesta. [...] Così i nostri figli e i nostri nipoti potranno scoprire come un cittadino italiano possa essere condannato da un giudice di uno Stato civile e democratico a morire di fame e di sete”.

 Davanti alla clinica, in strada, c’è un uomo con un cartello bianco e la scritta: “Condanna a morte non in mio nome”.

Rappresentanti del Movimento per la Vita protestano e Paolo Gulisano (a nome del MPV) chiede indignato di far vedere Eluana Englaro, chiede di far entrare le telecamere. Chiede, chissà se come provocazione o come punizione, la pornografia più atroce immaginabile: un Truman Show per sedare il loro inestinguibile cattivo gusto. MPV dovrebbe stare per Movimento per la Vergogna – la loro, che non hanno. Nemmeno l’ombra.

Il tg1 fa il quiz sulla sentenza: “sì o no”?

Vomitevole.

Sono solo pochi esempi delle reazioni che non accennano a lasciare spazio al doveroso silenzio.

Tutti questi figuri abusano della lingua italiana e della pazienza di tutti noi.

Questi difensori della “Vita” pronunciano parole e frasi senza coglierne la violenza e l’orrore.

Sorprende, poi, che si attacchino con tanta cieca ostinazione alla vita terrena, anche quando di questa non restano che poche sembianze, anche quando (o bisognerebbe dire soprattutto?) il legittimo proprietario non la vuole più portare avanti (ma per loro la vita non è disponibile, che cosa significa poi? Dove va a finire il libero arbitrio? Non è dato sapere).

Nessuno di loro ha speso una sola parola sulla volontà di Eluana. Nessuno. I pochi che l’hanno nominata lo hanno fatto per asserire con apodittica certezza che quella di non sopravvivere in queste condizioni era la volontà “vecchia” di Eluana, e che oggi non varrebbe più. Oppure che era stata fatta in una condizione diversa – diversa da cosa? Possibile che la nostra identità e il nostro volere siano tanto labili per questi signori? Possibile che non si facciano problemi a decidere per gli altri mentre ribadiscono che il mio io di oggi non potrebbe decidere per il mio io di domani perché sarà diverso? Quanto sono diversi, loro, da me?

Quando affermano che la volontà di Eluana, espressa in condizioni di salute (perciò diverse da oggi) non vale perché non è più in salute, non si rendono conto che rischiano di vanificare tutte le confessioni in punto di morte? Perché vale abbracciare la loro religione (solo mentre si sta per morire, magari per una malattia, ma comunque pur sempre in punto di morte quindi non in condizioni ideali) e non esprimere una volontà su altre questioni? Inoltre Eluana, oggi, non ha più la possibilità di esprimere una volontà, perché non ce l’ha più una volontà. E allora sembra ragionevole seguire quella che aveva espresso, seppure in condizioni diverse, perché era pur sempre la sua volontà, e non quella di persone che non ci hanno nemmeno mai parlato con Eluana.

Non serve una intelligenza sopraffina, basterebbe un minimo di senso estetico.

Come direbbe l’ispettore Bloch a Dylan Dog: serve un antiemetico!

 
Ps

Questo invito al silenzio non è propriamente un appello o una petizione: è l’espressione di un senso di ripugnanza. Chi ha voglia di condividerlo e di diffonderlo è benvenuto (potete scriverci a [email protected] o lasciare un commento).

Per evitare una possibile contraddizione dello scrivere per invitare al silenzio (perciò rompendo quel silenzio stesso) aggiungiamo che il silenzio di cui parliamo è l’alternativa a parole oscene, offensive, intrise di crudeltà. Quelle che chiedono l’esposizione di Eluana e l’ostentazione pubblica della sua morte. Ecco: di fronte a tutto questo è meglio tacere. E permettere alla famiglia Englaro di vivere il proprio dolore senza aggiungere la vergogna di condividere la cittadinanza italiana con questa gente.

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