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Il "sexiting" contagia anche gli italiani. Minorenni compresi

L’invio di immagini sessualmente esplicite è la moda del momento. E gli adolescenti sono i primi a seguirla

L’ultima tendenza in fatto di comunicazione virtuale proviene direttamente dall’America. Si chiama sexting e consiste nell’invio, tramite cellulare o internet, di propri video o foto a carattere sessuale. Il sexting – crasi delle parole sex e texting – sta diventando una pratica molto diffusa anche in Italia, utilizzata soprattutto da chi ha una relazione a distanza o da amanti che vogliono tener vivo il gusto della trasgressione.

L’abitudine a portare sempre con sé foto, intime o meno, dei propri amati ha sempre caratterizzato la vita di coppia. Nulla di nuovo, quindi, se non un’evoluzione del supporto che da pellicola è passato ad essere digitale. La novità è data invece dal fatto che fra i partecipanti al gioco del “sessaggiare” si ritrovano molti minorenni. E qui iniziano i problemi.

Secondo i dati emersi dall’ultima Indagine conoscitiva sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza – realizzata da Eurispes e Telefono azzurro – il 6,7% degli adolescenti italiani ha inviato sms o video a sfondo sessuale col proprio cellulare, mentre il 10,2% ne ha ricevuto almeno uno.

Lo scambio di foto senza veli viene visto dai giovani come un semplice gioco di provocazione, fatto per attirare l’attenzione di qualcuno o per dimostrare il proprio amore. Molti lo fanno invece per puro esibizionismo, assuefatti dalla logica di una società in cui l’apparire, scoprendosi il più possibile, è ormai all’ordine del giorno. Quello che spesso i ragazzi però ignorano sono i rischi che si nascondono dietro al sexting.

Quando una foto o un video vengono inviati si perdono nel mare della rete e non è più possibile recuperarli né, tanto meno, cancellarli. Il destinatario dell’immagine può a sua volta copiarla, condividerla con chiunque e pubblicarla on line. Il tutto all’insaputa del giovane protagonista della foto.

In alcuni casi i materiali prodotti con la pratica del “sessaggiare” diventano strumento per veri e propri attivi di cyberbullismo, con lo scopo di deridere, ferire e ridicolizzare l’attore delle immagini stesse. I

noltre la maggior parte dei ragazzi non è consapevole di stare scambiando materiale pedopornografico, aumentando così il rischio di venire in contatto con persone malintenzionate. Ma c’è di più: il sexting praticato fra minorenni comporta anche conseguenze a livello legale. I minori che producono e scambiano proprie immagini sessuali, anche se consapevoli e consenzienti, sono punibili per legge con l’accusa di pornografia minorile.

Gli articoli 600ter e 600quater del codice penale parlano chiaro: chiunque produce, diffonde o detiene materiale pornografico prodotto con minori di diciotto anni è punibile con la reclusione.

La rivoluzione digitale a cui stiamo assistendo riguarda quindi tutti gli aspetti della nostra vita. Tramite l’uso delle nuove tecnologie il privato, anche quello più intimo, sta diventando sempre più pubblico. Ciò che spesso manca è una piena consapevolezza di questo passaggio, soprattutto fra i più giovani.

I ragazzi oggi sperimentano la propria sessualità con modalità totalmente differenti rispetto al passato. A nulla serve demonizzare internet e le nuove tecnologie. Piuttosto, si dovrebbe educare a un uso consapevole del mezzo, sottolineando i rischi che si possono correre quando si mettono in atto determinati comportamenti.

(di Letizia Atti)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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