• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Il rettore Alberto Tesi toglie il crocifisso, ma non è neutralità

Il rettore Alberto Tesi toglie il crocifisso, ma non è neutralità

Dopo i lavori di ristrutturazione dell’aula magna dell’Università di Firenze è stato rimosso il crocifisso. L’idea è stata del rettore Alberto Tesi, nessun musulmano offeso, né alcun spirito laico scandalizzato, ma un’azione personale.

Dopo i lavori di ristrutturazione dell’aula magna dell’Università di Firenze è stato rimosso il crocifisso. L’idea è stata del rettore Alberto Tesi, nessun musulmano offeso, né alcun spirito laico scandalizzato, ma un’azione personale perché l’aula è «sempre più luogo di incontro e di confronto, non preveda la presenza di simboli confessionali»Mons. Giuseppe Betori, arcivescovo della città, ha commentato ironico: «Se i crocifissi danno fastidio negli spazi laici della cultura, verrebbe voglia di riprenderli, con Madonne e Santi, da Uffizi e altri musei». Molte le proteste, come quella dell’ex rettore Franco Scaramuzzi, presidente dell’Accademia dei Georgofili: «In un momento non facile per l’università, il buon senso dovrebbe indurre a evitare di compiere atti che non siano indispensabili o da tutti condivisi».

Sul Corriere Fiorentino è apparso un commento di Andrea Simoncini, professore ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Firenze, che di seguito riproduciamo. Per chi volesse inviare la propria opinione al rettore Alberto Tesi: [email protected]

«Caro direttore, siamo ancora il paese di Peppone e Don Camillo? O siamo cresciuti? Verrebbe da chiederselo. La vicenda della scomparsa del crocifisso dall’aula magna dell’Università è emblematica. Il Rettore toglie il simbolo cristiano; un giornalista del Corriere Fiorentino se ne accorge. Non è certo un «arredo» qualsiasi e scoppia il «caso». Al giornalista che chiede spiegazioni fanno sapere che piazza San Marco «ha ritenuto opportuno che l’aula magna, sempre più luogo d’incontro e di confronto, non preveda la presenza di simboli confessionali». Dunque, il Rettore non ha pensato di discutere la cosa, né perlomeno di far sapere cosa intendeva fare, ma ha scelto di agire di sua iniziativa, considerando la presenza di un simbolo religioso «inopportuna» in un luogo di incontro e confronto.

Lungi da me l’idea di agitare una guerra di religione su questo punto: insegno a Novoli dove sin dall’inizio non ci sono né crocifissi, né menorah, né mezze lune e questo non ha mai creato problema a nessuno. Penso, però, che l’Università dovrebbe essere un luogo in cui queste discussioni possano essere fatte laicamente. Non possiamo essere in balia delle «parrocchie» cristiane o anticristiane. Oggi viviamo in un contesto multiculturale e multireligioso; come affrontare questa condizione?

Se riteniamo, razionalmente, che la sola presenza di un simbolo religioso, ostacoli una discussione laica, le conseguenze sono assurde. Come facciamo a togliere il crocifisso dall’aula magna e lasciare che il logo dell’Università di Firenze (sulla carta intestata) sia Re Salomone?! Che, come dice il sito stesso di Unifi, è un «Re biblico»? Un simbolo per antonomasia della tradizione giudaico-cristiana? E come se si togliesse la croce dallo spogliatoio di una squadra di calcio e poi la si lasciasse sulle magliette… La questione, dunque, è ben più seria di un crocifisso rimosso, ma la motivazione che è stata data. Come si concilia la realtà multiculturale di oggi con la nostra storia? Un luogo per essere pubblico dev’essere necessariamente «bianco»; questa è vera neutralità?.

Sabato in tutta Firenze il Comune ha sponsorizzato la lettura pubblica dei canti di Dante, c’era mia figlia e sono andato. Possiamo pensare che una iniziativa del genere non dia spazio pubblico – una piazza – ad un autore – Dante – che in materia di morale e religione è tutt’altro che «neutrale» (per non parlare di Benigni a Santa Croce). Forse, il vero problema non è cosa è attaccato al muro, ma come si discute in quell’aula magna. Un’educazione è laica quando sviluppa la libera capacità critica anche rispetto alla propria storia, alla identità in cui siamo immersi e ai suoi segni, non quando li nasconde.

Un suggerimento interessante può venirci dal presidente di un’altra autorevole istituzione accademica – della cui laicità nessuno discute – l’Istituto Universitario Europeo di Fiesole; Joseph Weiler, professore di diritto ed ebreo osservante è stato avvocato difensore nella causa in cui la Corte di Strasburgo ha solennemente dichiarato che il crocifisso nelle aule scolastiche italiane non viola i diritti dell’uomo. Ebbene Weiler chiudeva il suo intervento – che sarebbe bene rileggere – così: «Non fate questo errore. Un muro denudato per mandato statale, (…), può suggerire agli alunni che lo Stato sta prendendo un atteggiamento anti religioso. (…) C’è sempre un’interazione tra quello che c’è sul muro, e come esso è discusso e insegnato in classe».

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.99) 24 maggio 2013 21:00

    Qualcuno potrebbe farsi una risata, oppure potrebbe iniziare a preoccuparsi per me...
    ma la risposta non è così semplice e scontata, mi risponderai: DIECI !! lo dice pure il titolo...
    ma siamo sicuri? puoi elencarmeli? e quali sono? di quali 10 comandamenti parliamo? quelli di Dio, o quelli che gli uomini spacciano per provenienti da Dio?

    Iniziamo da quelli che ci hanno insegnato da ragazzini:
    Io sono il Signore Dio tuo:
    1 Non avrai altro dio all’infuori di Me.
    2 Non nominare il nome di Dio invano.
    3 Ricordati di santificare le feste.
    4 Onora il padre e la madre.
    5 Non uccidere.
    6 Non commettere atti impuri.
    7 Non rubare.
    8 Non dire falsa testimonianza.
    9 Non desiderare la donna d’altri.
    10 Non desiderare la roba d’altri.

    Ecco qua, questi non sono i dieci comandamenti, sono qualcosa che gli assomigliano, ma non sono certo quelli di Dio, questa che segue è la traduzione letterale dell’originale ebraico di Esodo capitolo 20 versetti da 1 a 17:

    E Dio pronunciò tutte queste parole dicendo così:
    Io sono il Signore tuo Dio, che ti fece uscire dal paese d’Egitto, dalla casa degli schiavi.
    1° Non avrai altri dèi al mio cospetto.
    2° Non farti alcuna scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque al di sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li adorare, perché io, il Signore tuo Dio, sono un Dio geloso che punisce il peccato dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione per coloro che mi odiano, e uso bontà fino alla millesima generazione, per coloro che mi amano ed osservano i miei comandamenti.
    3° Non pronunciare il nome del Signore Dio tuo invano; perché il Signore non lascerà impunito chi avrà pronunciato il suo nome invano.
    4° Ricordati del giorno del sabato per santificarlo. Durante sei giorni lavorerai e compirai ogni tua opera ma il settimo è giorno di totale cessazione del lavoro e dedicato al Signore Dio tuo. Non farai alcun lavoro né tu né tuo figlio né tua figlia né il tuo schiavo né la tua schiava né il tuo bestiame né il forestiero che si trova nella tua città poiché in sei giorni il Signore creò il cielo e la terra, il mare e tutto ciò che contengono, riposò nel settimo giorno e per questo il Signore ha benedetto il settimo giorno santificandolo.
    5° Onora tuo padre e tua madre, affinché si prolunghino i tuoi giorni sulla terra che il Signore tuo Dio ti dà.
    6° Non uccidere.
    7° Non commettere adulterio.
    8° Non rubare.
    9° Non fare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
    10° Non desiderare la casa del tuo prossimo; non desiderare sua moglie, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo.

    Non voglio addentrarmi a fondo in ciò che stiamo leggendo, anche perchè credo che non ce ne sia bisogno, il desiderio di Dio è molto chiaro, anzi, il "comando" di Dio è oltremodo chiaro e tassativo e non credo ci sia neppure il bisogno di esaminare la traduzione dall’ebraico, al greco, all’italiano... sarebbe un lavoro molto secondario, il problema non è l’interpretazione di queste righe, il problema è che queste righe ci sono state nascoste da chi avrebbe dovuto invece trasmetterci il Consiglio di Dio.

    Quindi Dio dice: NON FABBRICARE, non solo "NON PROSTRARTI" davanti a statue e immagini, ma dice espressamente di NON FARLE, e cosa succede se non rispettiamo tale ordine? Iddio riverserà la punizione di quel peccato persino sui figli e sui figli dei figli di chi lo commette;
    fa male sentire questo, e non so se fa più male sapere che Dio è così drastico, o sapere che comunque l’uomo con i suoi mille sotterfugi e sofismi riesce a scavalcare questi avvertimenti di un Dio che si autodefinisce estremamente GELOSO e risoluto nelle sue punizioni.

    Io vedo che i luoghi di culto della tanto cristiana Italia (e non solo l’Italia certamente), sono così tappezzati di statue e di immagini, tanto da vacillare nel dubbio che Dio abbia sbagliato a scrivere, forse voleva scrivere che si DEVONO fare immagini... mi tornerebbe più logico, sicuramente. Iddio che scrive? si si, di solito Dio ha fatto scrivere, Egli ha dettato, e quindi i libri ispirati della Bibbia hanno per autore Dio, ma i comandamenti li ha scritti direttamente Lui con il Suo dito, non Mosè come qualcuno pensa. Perciò qualunque immagine, Croci o Statue che si costruisce, o che si dovesse trovare dagli antichi, è in abominio a Dio.
    Cordialmente, Roberto De Angelis.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 25 maggio 2013 17:48
      Fabio Della Pergola

      Curiosa motivazione collegare opere d’arte (pitture o poesie che siano) con l’affissione su un muro di un simbolo religioso. Naturalmente qualsiasi opera d’arte ha un valore universale al di là di ciò che rappresenta e di chi fu il committente. La simbologia religiosa non ha invece alcun valore universalistico (nonostante le pretesa universalità del messaggio evangelico o coranico) ma settario (cioè divisivo), qualsiasi cosa ne pensi il citato “ebreo osservante” che, evidentemente, ha dimenticato ciò che quel simbolo ha significato nei secoli passati per la sua gente.

      Suggerire che per questo lo Stato stia prendendo un atteggiamento antireligioso è solo la solita interpretazione che rimanda alla logora querelle tra laicità e laicismo (di cui francamente si potrebbe fare finalmente a meno).

      Ovviamente quel simbolo ricorda a tutti i presenti che la cultura dominante è quella rappresentata da quello stesso simbolo e non quella dell’imparzialità dello Stato nei riguardi dei suoi cittadini. Cosa che è un bel po’ diversa da ciò che invece è rappresentato da un semplice ‘logo’ storico (dell’università o delle squadre di calcio... ma che razza di esempi !) che non significano certo dominio culturale.

      L’imparzialità dello Stato viene comunicata ai cittadini anche attraverso manifestazioni simboliche. Bene ha fatto quindi il rettore Tesi a intervenire con una decisione che, per quanto tardiva, è assolutamente condivisibile. I crocefissi stanno bene - e nessuno ha il diritto di toccarli - nei luoghi propri della religione cristiana. In quelli delle istituzioni dello Stato ci sta bene lo stemma della Nazione, casomai. Il resto è una polemica davvero trita.

  • Di (---.---.---.246) 25 maggio 2013 18:02

    I simulacri, ovvero i crocefissi nelle presunte rappresentazioni ideologiche storiche non hanno nessun valore cristiano. Pertanto, se il suo associato decidesse di tenerselo, se lo tenga in casa sua e, facesse meno polemiche scismatiche.

  • Di (---.---.---.156) 22 ottobre 2014 02:47

    Gli Studenti di Sinistra propongo una discussione seria e in punto di diritto sull’opportunità di rimuovere i simboli religiosi esposti negli spazi UniFI.
    Vi invitiamo a leggere la mozione (PDF) che hanno presentato in Senato Accademico.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares