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Commento di Fabio Della Pergola

su Il rettore Alberto Tesi toglie il crocifisso, ma non è neutralità


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Fabio Della Pergola Fabio Della Pergola 25 maggio 2013 17:48

Curiosa motivazione collegare opere d’arte (pitture o poesie che siano) con l’affissione su un muro di un simbolo religioso. Naturalmente qualsiasi opera d’arte ha un valore universale al di là di ciò che rappresenta e di chi fu il committente. La simbologia religiosa non ha invece alcun valore universalistico (nonostante le pretesa universalità del messaggio evangelico o coranico) ma settario (cioè divisivo), qualsiasi cosa ne pensi il citato “ebreo osservante” che, evidentemente, ha dimenticato ciò che quel simbolo ha significato nei secoli passati per la sua gente.

Suggerire che per questo lo Stato stia prendendo un atteggiamento antireligioso è solo la solita interpretazione che rimanda alla logora querelle tra laicità e laicismo (di cui francamente si potrebbe fare finalmente a meno).

Ovviamente quel simbolo ricorda a tutti i presenti che la cultura dominante è quella rappresentata da quello stesso simbolo e non quella dell’imparzialità dello Stato nei riguardi dei suoi cittadini. Cosa che è un bel po’ diversa da ciò che invece è rappresentato da un semplice ‘logo’ storico (dell’università o delle squadre di calcio... ma che razza di esempi !) che non significano certo dominio culturale.

L’imparzialità dello Stato viene comunicata ai cittadini anche attraverso manifestazioni simboliche. Bene ha fatto quindi il rettore Tesi a intervenire con una decisione che, per quanto tardiva, è assolutamente condivisibile. I crocefissi stanno bene - e nessuno ha il diritto di toccarli - nei luoghi propri della religione cristiana. In quelli delle istituzioni dello Stato ci sta bene lo stemma della Nazione, casomai. Il resto è una polemica davvero trita.


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