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 Home page > Attualità > Politica > Il regime affaristico

Il regime affaristico

 
L’affare appalti e grandi eventi non è ascrivibile a singoli episodi corruttivi e neppure ad un sistema di potere. L’affaire Anemone nasce da una cultura tradotta in una norma, per la quale la legalità non è al primo posto nella scala dei valori, ed il fare giustifica tutto, anche la deroga alle regole.
 
E quando l’affare, la deroga alle regole, si fa legge che nella norma e nelle menti dei più nasce il regime affaristico. No, non è una questione morale quella che sta affondando il nostro paese, è ben più miserabile, ramificata e pericolosa.
 
Nella questione morale c’è la violazione di una regola, il rischio del trasgressore, l’applicabilità della relativa sanzione. Nel regime affaristico questi elementi scompaiono, la corruzione avviene e si determina in un quadro normativo e sociale che la consente, l’agevola e la rende non sanzionabile.
 
La protezione civile vive ed opera in una sorta di zona franca dove sono giustificati accentramenti di poteri, deroghe alle procedure concorsuali e ai controlli. Una zona, dunque, dove è facile alligni lo scambio di favori ed episodi corruttivi.
 
Attraverso semplici ordinanze il capo della protezione civile, in quanto sottosegretario e dirigente amministrativo, dirige un progetto, un programma, finanzia l’opera come meglio gli aggrada, ma stabilisce anche le politiche e le urgenze e quindi l’applicazione (leggi 2002 -2005) del regime derogatorio delle emergenze a taluni grandi eventi.
 
E allora più poteri e più controlli? Niente di tutto questo, piuttosto più poteri meno controlli. E così le ordinanze espropriano la competenza del parlamento e quindi sfuggono al controllo del capo dello stato, mentre come atti di amministrazione straordinaria e quindi politici, sono sottratte al controllo della giurisdizione amministrativa e contabile il che li rende non sanzionabili.
 
Il meccanismo impunitario si completa con la tutela degli affaristi e dei politici dal rischio di essere intercettati da qualche magistrato e dal pericolo di vedere quelle conversazioni sul giornale. E allora mentre l’Italia sprofonda nella crisi, si accelera l’iter del ddl sulle intercettazioni che lega le mani alla magistratura penale, e mette il bavaglio alla stampa. Che importa se si violano alcuni diritti fondamentali della nostra democrazia, il diritto /dovere di informare, il diritto di conoscere e sapere e quello di indagare. L’impunità prima di tutto, altro che tutela della privacy.
 
Questo enorme accentramento di potere, garantito da un sistema impunitario, innesca un meccanismo sostitutivo corrotto/ corruttore insito nella fattispecie corruttiva, in ragione dello scambio pattizio di favori,o del ricatto del corruttore al corrotto. L’uomo di affari che ha regalato una casa al politico, può anche chiedergli di considerare emergenza la sagra della salsiccia, e di affidargli l’appalto per la realizzazione dell’evento. Certamente la sostituzione della cricca all’istituzione non è automatica,ma è indubbio che viene facilitata.
 
E ancora attraverso il cavallo di troia emergenza/grande evento è possibile introdurre di tutto nella zona franca, non solo deroghe a procedure concorsuali, non solo deroghe ai controlli, ma anche limitazioni dei diritti fondamentali, e la militarizzazione del territorio. L’emergenza giustifica tutto.
 
Pensate alla militarizzazione del territorio all’Aquila e immaginatela applicata ai grandi eventi.
 
Leggi complici favoriscono dunque collusioni, impunità, la sostituzione delle istituzioni con una cricca di affari, limitazioni dei diritti fondamentali.
 
Una trama normativa delinea un sistema, il sistema affaristico che, in quanto correlato al nostro modo di essere e di pensare, diventa regime: il regime affaristico.

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