Il re è morto, viva il re
Stupisce che un grande commentatore del Corriere come Ernesto Galli Della Loggia, dall’alto della sua scienza, ometta (o faccia finta di omettere) due particolari nella sua analisi sul momento attuale della nostra politica.
"Di fronte a una maggioranza parlamentare spaccata - si chiede Della Loggia - , che non si sa neppure se esista ancora come tale, che cosa fa l’opposizione, che cosa chiede la sua stampa più autorevole? Tutto tranne la sola cosa a cui in qualunque sistema parlamentare si penserebbe subito, e cioè il ritorno alle urne".
Risulta che questa nostra Costituzione sia ancora in vigore, e con essa la prassi costituzionale consolidata in sessant’anni di vita politica. Nella "grande palude" c’è una carica dello Stato che, ringraziando Iddio, è ancora immune dai fetori della melma, ed è il Presidente della Repubblica. Che raramente ha sciolto le Camere dopo le dimissioni dell’esecutivo, senza prima tentare almeno un mandato esplorativo.
Grazie a questa prassi abbiamo avuto governi a termine, governi balneari, governi tecnici, soprattutto quando c’era la necessità di decantare i veleni degli schieramenti contrapposti. A questa prassi - ne siamo certi - si rifarà anche Giorgio Napolitano, prima di sciogliere le Camere quando Berlusconi darà le dimissioni, volente o nolente la destra di governo. E se verrà fuori una nuova maggioranza - ipotesi improbabile in questo momento, ma non impossibile in un quadro che riteneva impossibile (per taluni, non per noi) anche l’implosione del PdL - il Capo dello Stato non potrà che ratificare il nuovo esecutivo.
Prescindere, quindi, dal Colle è perlomeno bizzarro.
"Oggi, in Italia, - continua Galli Della Loggia - senza Berlusconi non ci sono più partiti, non c’è più nulla. C’è solo una grande palude parlamentare". E’ giusto vero il contrario.
Con la cacciata di Fini e "compagni" il cavaliere ha scolpito sul marmo la sua concezione del partito-non partito, dell’azienda imprestata alla politica per raggiungere gli obiettivi del padrone. Tutti gli altri, dalla Lega agli extraparlamentari della sinistra radicale, sono organizzazioni partitiche, con leader eletti dai congressi, con una loro struttura non societaria ma politica. Si potrà obiettare, invece, che per fortuna o purtroppo non ci sono più i partiti di un tempo, che dopo la caduta del muro di Berlino e le ideologie non c’è più il marchio di fabbrica laico, cattolico o socialista, ma le distinzioni esistono ancora, e con queste le fisionomie dei diversi partiti.
Dopo l’8 settembre, insegna Galli Della Loggia, non abbiamo avuto una Costituzione ed un sistema democratico belli che pronti, tirati fuori magicamente dal cilindro: i nostri padri fondatori hanno dovuto combattere ancora non poco per realizzare compiutamente la Repubblica, e qualcosa ancor oggi non è ancora stato perfezionato.
Berlusconi ha narcotizzato la poltica italiana del "con me o contro di me", annullando il dibattito democratico che prevedeva avversari o alleati, prevedendo invece solo servi o nemici. Ora, pensare di poter far finta che Berlusconi ed il berlusconismo non siano mai esistiti, è perlomeno peregrino: anche con un esecutivo tecnico, di larghe intese, di ricostruzione nazionale o come vogliamo chiamarlo, chiamato anche solo a cancellare la porcata e a fare una nuova legge elettorale, non cambieranno improvvisamente tre lustri abbondanti di governo ad personam.
Abbattuta la statua del dittatore occorre rifare la nazione, bonificare il Paese dai talebani, reinstaurare la democrazia. Non riconoscere che il PD - come tutti gli altri partiti - abbia la forza e le idee per la nuova fase post berlusconiana, è azzardato e miope, e fa parte del solito mantra di palazzo Grazioli. Morto un papa se ne fa un altro, senza tanti problemi.
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