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Il profilo di una ripresa

Ieri è stato pubblicato l’aggiornamento mensile dei Composite Leading Indicators dell’Ocse, quello che tanto piaceva ai nostri piccoli economisti di Topolino, mesi addietro. Ora le notizie non sono più così entusiasmanti: c’è in corso un rallentamento globale, e noi non possiamo essere isola felice. Il problema è la misura del nostro distacco dai paesi del G7 e dalla media dell’Eurozona, che pare vederci già annaspare in coda.

Il linguaggio utilizzato dall’Ocse pare uno scioglilingua:

«In Canada, Francia, Italia, Regno Unito, Cina e India ci sono più forti segnali di un passo più lento della crescita economica nei prossimi mesi rispetto a quanto previsto nella pubblicazione del mese scorso»

Nel grafico allegato alla pubblicazione si usa l’unico termine che andrebbe usato: downturn.

Ma è di oggi un’altra notizia che conferma la natura piuttosto singolare di questa “ripresa”: nei primi sette mesi del 2010 le entrate tributarie si sono attestate a quota 210,374 miliardi di euro, registrando un calo del 3,4 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2009, secondo quanto risulta dai dati pubblicati dal Bollettino statistico della Banca d’Italia dedicato alla finanza pubblica. Sono oltre sette miliardi di euro in meno, per i cultori degli aridi numeri. Nel solo mese di luglio le entrate tributarie si sono attestate a quota 36,225 miliardi di euro, in calo del 4,4 per cento rispetto ai 37,905 miliardi di luglio 2009.

Che strana ripresa quella in cui il gettito tributario continua a flettere, vero? Proseguendo di questo passo, data la flessione congiunturale attesa per i prossimi mesi, una nuova manovra correttiva potrebbe stagliarsi all’orizzonte entro la prossima primavera.

Update - Il Ministero dell’Economia replica al bollettino di Bankitalia, precisando che il dato dei prim sette mesi “è perfettamente in linea con le previsioni”, e che vi è “un calo ascrivibile al venir meno di alcune una tantum riguardanti essenzialmente l’imposta sulle società e che erano state registrate nello stesso periodo del 2009″. La flessione di gettito, secondo i tecnici delle Finanze, è pari al 3,1 per cento e non al 3,4 stimato da Bankitalia, soprattutto “a causa del previsto minor versamento a saldo registratoa fabbraio 2010 dell’imposta sostitutiva su interessi e altri redditi da capitale, all’andamento dell’autoliquidazione e al previsto venir meno di entrate una tantum”. Al netto delle poste correttive (che non sono specificate) il gettito dei primi sette mesi dell’anno evidenzia un lieve incremento, pari a 271 milioni di euro. Che dire? Lo scorso anno sono stati anticipati introiti che ora mancano all’appello. Si scommetteva sulla ripresa per rimborsare questo “prestito” di gettito fiscale sull’esercizio 2009, ma così non è stato. La precisazione delle Finanze è un modo per dare due volte la notizia.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.16) 14 settembre 2010 21:04
    Damiano Mazzotti


    Fra qualche mese ci saranno problemi anche per chi vive di rendita poichè certe società non potranno più permettersi certe cifre per gli afffitti commerciali e finiranno pure i sussidi di disoccupazione...

    Chi s’arrangerà vedrà e vivrà..

  • Di (---.---.---.204) 15 settembre 2010 09:58

    Anche i sassi

    Oramai anche i sassi (Berlusconi e Sacconi esclusi) hanno capito che si tratta di una crisi sistemica di lunghissimo termine.

    Anche i sassi hanno capito che questa è provocata dal risveglio culturale di circa 4 miliardi di persone nei paesi emergenti, questo attualmente provoca una naturale delocalizzazione del lavoro, che in una seconda fase, diventerà delocalizzazione del know how.

    In altre parole, si tratta di almeno 10/20/30 anni di decadimento economico fino ad un ottimistico livellamento qualitativo con gli altri paesi, ottimistico perchè nella fase terminale di assestamento dell’economia planetaria, cioè quando la cultura e le conoscenze saranno davvero alla portata di tutti, i paesi più ricchi saranno quelli che possiederanno il maggior quantitativo di materi prime, e noi (in Italia) non ne abbiamo.

    Per questo tipo di crisi, le soluzioni sono solo riforme di lungo termine: scuola, ricerca, efficienza della macchina statale.
    Purtroppo le riforme di lungo termine non sono mai state possibili in Italia, quindi mi permetto di sfoderare un roboante pessimismo, con licenza poetica, un pessimismo cosmico.

    In alternativa, dimostrando un QI inferiore a una roccia di basalto si può credere nella scintillante ripresa senza nessun catalyst e senza lavoro.

    Cristiano Fantinati

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