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Il prezzo dei generi alimentari aumenterà. Si parte da Tesco

La più grande catena di distribuzione britannica, Tesco, ha annunciato che il prezzo dei generi alimentari nei suoi supermercati aumenterà: privilegeranno il cibo di qualità e le produzioni agricole locali.

Il cibo a una sterlina, così famoso da Tesco, la più grande catena di grande supermercati britannica, finirà. Lo ha detto Philip Clarke, amministratore delegato di Tesco, in un'intervista all'Observer, nella quale ha affermato che l'era del cibo prezzi “stracciati” è finita. «La domanda sta cambiando» e questa è una scelta che segue le semplici «regole base della domanda e dell'offerta». Già in febbraio Clarke aveva annunciato che la catena stava lavorando nella direzione degli agricoltori, privilegiandoli come fornitori e, soprattutto, assicurando loro migliori accordi commerciali.

A questo proposito è appena stato pubblicato un sondaggio, commissionato dalla Prince’s Countryside Fund – associazione che sostiene i progetti agricoli in Gran Bretagna, fondata dal principe Carlo nel 2010 – che afferma che la maggior parte dei consumatori britannici sono pronti a pagare di più il loro cibo, se i soldi che spendono vanno agli agricoltori invece che agli azionisti.

Secondo Clarke il prezzo non è tutto e, afferma, «Tesco sta lavorando in questa direzione». Per capire le dimensioni e la portata della scelta bisogna sapere che Tesco in Gran Bretagna ha più di 3000 punti vendita, da lavoro a 325mila persone e produce un giro d'affari che tocca i 75 miliardi di sterline.

 Che il prezzo dei generi alimentari sia destinato ad aumentare sembra una certezza: lo sostiene anche la Fao (United Nations Food and Agriculture Organisation), che il mese scorso ha pubblicato un documento secondo il quale, nel prossimo decennio, sono previsti aumenti dei prezzi tra il 15 e il 40%.

La scelta di Tesco è interessante per due ragioni: la prima è che la catena ha basato il suo successo e la sua diffusione sui prezzi bassi. Mai sulla qualità.

Ricordiamo che Tesco è uno dei protagonisti nello scandalo della “carne di cavallo” scoppiato lo scorso gennaio: negli hamburger venduti dalla catena sono state trovate tracce di carne di cavallo e di maiale. Avvenimenti, questi, che hanno portato a un peggioramento considerevole dell'immagine della catena ("Tesco was big and Tesco was bad", esce dai sondaggi) che ancora non è stato possibile restaurare.

Il secondo è che la scelta di mangiare più “sano”, mantendo un occhio sulla provenienza e sulla produzione – inteso in senso lato, al di là del biologico, del Km0, non ong, ecc.. – sta diventando una richiesta del mercato, anche in fasce di popolazione e di reddito che normalmente danno priorità al costo, per questioni economiche, culturali o sociali. 

 

Foto tesco: Wikimedia

Foto nel testo: M.Bedworth

 

 

 

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