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Il nuovo ministro degli esteri, generazione Erasmus

L’esperienza è la somma dei nostri errori passati, diceva Oscar Wilde. Deve certamente essere così, come dimostra il nostro ministro degli Esteri che, all’indomani del cosiddetto referendum sulla secessione della Crimea dall’Ucraina, era rimasta indietro di qualche capitolo nel Manuale del perfetto diplomatico:

«È di queste ore la discussione di un dispiegamento di una missione dell’Osce in Crimea, molto consistente, con diverse centinaia di osservatori».

Lo ha detto il ministro degli Esteri Federica Mogherini alle Commissioni Esteri di Camera e Senato (Ansa, 18 marzo 2014)

Non è dato sapere chi fossero gli animatori di tale “discussione”, ma farne una di questo tipo all’indomani di quel referendum e non prima, appariva piuttosto naïf anche a chi non disponesse di un Erasmus ad Aix-en Provence. Così come appare estremamente naïf la trovata per schiodare la ridicola giustizia penale indiana, un “modello” negativo persino per un paese fallito come l’Italia:

Sul caso marò “abbiamo mandato l’ultima nota verbale la settimana scorsa” a New Delhi, “il prossimo passaggio può essere l’avvio di un arbitrato internazionale: ne discuteremo con loro e con i loro avvocati”.

Sempre Federica Mogherini, alle Commissioni Esteri di Camera e Senato (Ansa, 18 marzo 2014)

Beh, sì, nessuno negli ultimi due anni aveva pensato ad un simile uovo di Colombo, in effetti. Men che mai chi ha preceduto la Mogherini alla Farnesina, e che si trovava sotto il fuoco quotidiano di numerosi antipatizzanti per motivi che nulla hanno a che vedere con la gestione del caso marò, come noto.

Restiamo in modalità learning by doing, o meglio learning by declaring. La realtà seguirà.

 

Foto: Flickr

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