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Il mondo e l’Occidente

Un giorno di un’epoca remota del nostro tempo, un Occidentale e un Nuer vengono a contatto. Ed è l’incontro di due culture che per storia e tradizioni hanno vissuto agli antipodi. I Nuer, come spiegato da Massimo Fini “sono una tribù del Sudan meridionale non ancora islamizzata, sono una società senza capi, un’anarchia ordinata. Un Nuer non tollera di ricevere ordini da chicchessia, perché non si ritiene inferiore a nessuno. E’ una società di liberi e uguali basata sulla violenza. Perché se si offende non dico un Nuer, ma la sua mucca, ci si becca di sicuro un colpo di zagaglia”. L’Occidentale, invece, è figlio della Rivoluzione francese, del trionfo dell’individualismo, di quel liberalismo borghese che poi portò alla democrazia in Europa. Altra musica.

Ora, essendo entrambi due individui di due civiltà estremamente diverse, venendo a contatto, tenteranno di convincere “l’altro” che la propria cultura è sicuramente la più giusta e migliore al mondo. Ma non è una sorpresa. Ogni civiltà di ogni epoca storica si è sempre considerata, rispetto alle altre, la migliore e la più umana. Mescolando il tempo e lo spazio, e portando volontariamente a contatto diverse civiltà frammentate dalla storia, infatti, noteremmo come un egiziano dell’epoca imperiale che visse al tempo di Narmer tenti di convincere un accadico dell’alto Tigri quanto fosse migliore la sua civiltà; lo stesso accadico, poi, cercherebbe di convincere un confuciano di Pechino quanto la sua società guerriera fosse “il migliore dei mondi possibili”. E così via.

Arnold Toynbee, grande storico, ci spiega che tra le infermità che insidiano gli esseri viventi c’è l’egotismo, e negli esseri autocoscienti questo egocentrismo ingenera illusione. Insomma, ogni anima, tribù e setta crede di essere un “vaso d’elezione”.

Così, per tornare alla nostra storia, l’Occidentale, forse anche un po’ incazzato dall’ottusità del Nuer, cercherebbe di convincerlo sul fatto che una società democratica, fondata sui diritti e le libertà, sia la più giusta possibile, spiegando inoltre che uccidere un uomo solo perché ha offeso una vacca sia una atrocità imperdonabile. Allo stesso modo il Nuer, sbigottito dalle parole dell’occidentale, ma con la stessa passione e convinzione, tenterebbe di convincerlo del contrario. Ma nessuno dei due, alla fine della contesa, esausti e furiosi (perché quando si tenta invano di convincere l’altro di una propria convinzione, non c’è santo che tenga), avrà la meglio. Capiremmo allora che queste due civiltà, quella del Nuer e quella dell’Occidentale, altro non sono se non due contenitori chiusi e diversamente ricchi di tradizioni, storie, culture e religioni diverse. E per dirla come Locke: se una di queste civiltà ha il potere di perseguitare l’altra, cioè quella eretica e ingiusta, quale delle due ha questo potere e in base a quale diritto.

Perché alla fine della contesa ci troveremmo di fronte ad uno stallo: entrambi, ma con convinzioni opposte, saranno assolutamente certi della verità della propria tesi. Solo una piccola, grande differenza tra i due: anche se la crede la più giusta e la migliore possibile, il Nuer non ha la pretesa di imporre all’Occidentale la propria cultura.

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