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Il moltiplicatore scomparso

Greg Mankiw segnala il crollo del moltiplicatore della moneta, riferito all’aggregato M1, cioè circolante e riserve bancarie. Secondo i dati della Fed di Saint Louis, ogni aumento di 1 dollaro nella base monetaria oggi determina un’espansione dell’offerta di moneta pari solo a 95 centesimi, perché le banche stanno tesaurizzando le proprie riserve, detenute presso la Fed. Come segnalato tempo addietro, il valore effettivo del moltiplicatore dei depositi e della moneta è influenzato, oltre che dal coefficiente di riserva obbligatoria, anche dal quoziente di drenaggio di circolante (la propensione del pubblico a detenere banconote anziché depositarle presso la propria banca) e dal quoziente di riserve in eccesso, o riserve libere, detenute dal sistema delle banche commerciali a titolo prudenziale. Questi due quozienti impliciti tendono a ridurre il moltiplicatore della moneta, sommandosi al coefficiente di riserva obbligatoria imposto dalla banca centrale per finalità di regolazione dell’offerta di moneta, con buona pace delle bizzarre teorie signoraggiste, che sostengono che l’unico elemento destinato ad incidere sull’offerta di moneta sia il coefficiente di riserva obbligatoria. Ma i due quozienti impliciti sono anche un indicatore del grado di fiducia inerente al sistema dei pagamenti.

L’eccesso di riserve detenute dal sistema bancario presso la banca centrale si è formato per la progressiva rimozione di titoli tossici dall’attivo delle banche commerciali, assorbiti a titolo più o meno definitivo dalle banche centrali. In questo momento le banche commerciali si trovano quindi con un portafoglio di attivi fortemente concentrato verso la banca centrale. La crisi economica limita le opportunità e la volontà di prestare ad imprese e privati, e la ancora ridotta fiducia tra banche limita i prestiti interbancari. Da ciò deriva la caduta del moltiplicatore. Il giorno in cui le banche commerciali realizzeranno che la ripresa è iniziata, questo enorme ghiacciaio di riserve si scioglierà e franerà a valle sotto forma di prestiti a tutti, per tutto. In quel momento le banche centrali (la Fed, soprattutto) dovranno rapidamente drenare liquidità dal sistema, ma visti i volumi di fondi coinvolti ciò dovrà avvenire anche con forti rialzi dei tassi, con elevato rischio di strangolare in culla la ripresa. Per tutti gli ottimisti, diciamo che potremmo vivere una breve primavera tra due glaciazioni.

Commenti all'articolo

  • Di Willy (---.---.---.85) 7 gennaio 2009 21:25

    I "coriandoli" della FED qualcuno prima o poi li brucerà...M3 ha ripreso timidamente a crescere per cui o la FED finisce di manipolare i tassi, il Governo USA evita di intromettersi a gamba tesa sui "malinvestment" con aiuti di Stato oppure tutte le cure serviranno solo a prolungare l’agonia!

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