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Il marchionnismo alla Juventus

Marchionne ha messo le carte in tavola: fuori da qualsiasi legaccio, oltre il valore storico dell’azienda FIAT per competere con e nel mondo. Criticabile, senza alcun rispetto per quello che l’Italia ha dato alla FIAT (la colpa dell’essere quasi Grecia non è solo degli infermieri che fanno il turno di notte o degli impiegati ai Ministeri che prendono la malattia ad agosto), ma questa è la strada.

Con le stesse dinamiche comunicative che oltrepassano i meeting d’intesa e l’avvicinamento per gradi, Andrea Agnelli ha fatto fuori Alessandro Del Piero, dopo tanti anni di Juve e un bel paniere di legamenti, muscoli, tendini e altro dati alla causa. Agnelli ha seguito le orme di Marchionne comunicando direttamente al mondo una svolta epocale, mentre prima Juve e Fiat attuavano tutto questo sottotraccia, nascoste nei meandri dei palazzi dove imperava la loro impronta.

Adesso gli idoli e le istituzioni (che sembrano cose diversi ma non è poi così vero) non sono più da gestire in un rapporto di do ut des, oggi è meglio liberarsi degli impicci e puntare al futuro.

Quale futuro? Bella domanda. Una cosa è certa, il decisionismo marchionnano sarà da oggi la nuova etica dello stile Juventus.

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