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Il governo inglese ha spiato i capi di stato stranieri ai summit del G20

Il Datagate, lo scandalo che due settimane fa ha smascherato lo strapotere occulto delle agenzie di intelligence pubbliche e private negli USA ha travolto ieri il Regno Unito. Finora soltanto cinque delle diapositive consegnate da Edward Snowden al Guardian e al Washington Post erano state rese pubbliche: le restanti 36 erano tenute sotto chiave in attesa di diffondere nuove rivelazioni. 

Alla vigilia del G8 che si è aperto ieri in un centro golfistico a County Fermanagh, in Irlanda del Nordil Guardian ha svelato che durante il G20 tenutosi a Londra nel 2009 il GCHQ (Government communications head quarter), agenzia governativa britannica preposta alla sicurezza, allo spionaggio e al controspionaggio, mise in atto un’attività di spionaggio sistematica ai danni dei leader stranieri.

I loro telefoni e smartphone furono intercettati e i loro computer monitorati; l’intelligence britannica allestì addirittura delle postazioni internet al fine preciso di intercettare le email dei delegati. 

Un bello smacco per il padrone di casa britannico che dovrà assicurare agli ospiti stranieri che non cercherà nuovamente di spiarli come avvenne 4 anni fa. Dopo la bufera che ha investito l’americana Nsa (National Security Agency) ci troviamo ancora una volta di fronte ad un episodio gravissimo di violazione della privacy. In questo caso, inoltre, non si tratta di semplici cittadini ma di delegati di governi esteri: l’alibi della Nsa era la lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata, mentre lo spionaggio effettuato dal GCHQ in occasione del G20 aveva piuttosto fini diplomatici volti ad assicurare il controllo di alleati di nuova e vecchia data (come sono ad esempio il Sud Africa e la Turchia). 

Tra le mire del GCHQ vi furono il Ministro delle Finanze turco, intercettato nel settembre 2009 durante il meeting dei ministri delle finanze, il Primo Ministro russo Dmitry Medvedev, di cui la Nsa, collaborando con l'agenzia britannica ha intercettato le telefonate da Londra a Mosca, il Ministro degli Esteri sudafricano di cui il GCHQ spiò la rete di contatti. 

L’operazione, dapprima autorizzata dall’allora Capo del Governo Gordon Brown e successivamente approvata dai suoi ministri, è durata all’incirca sei mesi, da marzo a settembre 2009. I documenti di Snowden racchiudono dettagli scottanti: per esempio è catalogata in un glossario, sotto una parola cifrata non rivelata dal Guardian, la tattica di spionaggio delle email, una « raccolta attiva ai danni di un account email che permette di acquisire messaggi di posta elettronica senza che siano rimossi dal server remoto » e che consente quindi di leggere le email in contemporanea o addirittura prima ancora del titolare dell’account. 

Lo spionaggio sistematico ha permesso agli analisti di avere un quadro degli avvenimenti in costante aggiornamento, per poi trasferire le informazioni ai rappresentanti britannici in tempo reale. Un vantaggio non da poco: « in una situazione in corso di svolgimento come questa, le informazioni dell’intelligence possono essere utilizzate per influenzare eventi sul terreno che hanno luogo solo dopo qualche minuto o qualche ora dopo. Non è sufficiente estrarre registrazioni telefoniche a posteriori. La soffiata in tempo reale è di vitale importanza. »

 

Commenti all'articolo

  • Di GeriSteve (---.---.---.164) 23 giugno 2013 14:37

    In teoria, Gran Bretagna e USA sarebbero due demcrazie particolarmente attente alle libertà individuali e alla privacy.

    La scarsa indignazione per questi fattacci dimostra che non è, oppure che non è più cosi.
    Probabilmente è l’effetto della strategia del terrorismo, culminata nell’attentato (o autoattentato?) dell’11 settembre 2001.

    Nel caso di Pearl Harbor l’effetto (e, presumibilmente, lo scopo) era quello di intervenire nella seconda guerra contro il nazismo vincente, nel caso dell’incidente del golfo di Tonkino l’effetto è stato quello della sciagurata guerra nel Vietnam. C’è di che meditare.

    GeriSteve

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