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Il dramma dell’uomo Papa

Non scrivo questo intervento a cuor leggero. Prima di decidere ho riflettuto molto. Da un lato perché in questi giorni così concitati di editoriali, fondi ed elzeviri ce n'è stata l'inflazione; dall'altro perché racchiudere il proprio personalissimo pensiero in poche righe su un tema così vasto e complesso può essere riduttivo o si può rischiare di essere fraintesi o di apparire banali.

O forse c'è una terza opzione: dovevo riprendermi dallo shock. La notizia della rinuncia (non chiamiamole dimissioni!) del Papa al suo mandato mi ha lasciato interdetta. Spero di non urtare la sensibilità di nessuno, e se così fosse me ne scuso sin da ora, ma è un gesto che non riesco ad accettare.

Di sforzi ne ho fatti per comprendere, del resto ho scelto un titolo che parla di "dramma" e dunque capisco che per Benedetto XVI arrivare a tale scelta deve aver rappresentato un sacrificio. Ho usato anche un'altra parola anteposta a quelle di "Papa", la parola "uomo", una parola che da sempre nella sua accezione più profonda racchiude i concetti di debolezza e fragilità.

L'uomo è stato schiacciato dal dramma personale e ha lasciato una Chiesa orfana. È questo che mi ha scossa. Mi sono sentita più sola. E non è lo stesso quando muore un Papa. È la sensazione tipica che si ha quando qualcuno ci abbandona volontariamente. Il Papa è il Papa, non un semplice capo di Stato. Il trono di Pietro non è un qualsiasi scranno. Per fede credo che sia lo Spirito Santo a scegliere chi deve guidare la Chiesa; è una missione e per quanto faticosa sia deve essere portata a termine.

Emblematici sono i versi di Dante a tal proposito: al terzo canto dell'Inferno il sommo scrive "vidi e conobbi l'ombra di colui/ che fece per viltade il gran rifiuto". Papa Ratzinger di certo non avrà rifiutato il ruolo per viltà, anzi sono certa che gli sia costato dolore, ma in quel "gran rifiuto" c'è tutta la gravosità del suo gesto.



"Dalla croce non si scende" disse Papa Wojtyla, un uomo che ha dato una grande prova di fede e di amore verso gli altri uomini, credenti e non, che ci ha insegnato che l'amore di Dio può metterci a dura prova ma ci ripaga sempre.

Non voglio credere alle tesi del complotto. Se così fosse sarebbe ancora più grave di una rinuncia fatta sulla base di un'esigenza personale. Non credo inoltre che questa scelta rappresenti un passo avanti o un ammodernamento per la Chiesa, anzi ha creato un pericolosissimo precedente.

Moderna è quella Chiesa che indaga sui preti pedofili, che fa luce sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, che spiega i rapporti tra Mps e Ior, che scaccia le ombre sullo scandalo Vatileaks e il ruolo del Corvo.

Una cosa non dimenticherò di Benedetto XVI: gli occhi tristi durante il suo commiato. Lì c'è l'uomo e il suo dramma, lì c'è lo spaesamento dei cristiani e la consapevolezza che niente sarà più come prima.

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