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Il discorso di insediamento di Barack Obama

Il venti di gennaio il discorso di insediamento del neo Presidente degli USA Barack Obama, che a me ha ricordato quello di un altro grande Presidente americano, Ronald Reagan.

Su di esso desideravo formulare due considerazioni, una in negativo ed una in positivo.

Cominciamo dalla prima, relativa alla crisi finanziaria mondiale, nata dalla finanza creativa americana.

Il Presidente Obama non ha avvertito la stranezza del periodico verificarsi di tzunami economici proprio nella più forte economia del mondo (mi riferisco alla crisi del 1929 ed a quella odierna) ; e non ha detto quello che, personalmente, mi aspettavo che dicesse, ossia : «Signori, abbiamo preso una cantonata colossale ed abbiamo rovinato l’economia del mondo intero. Per prima cosa dobbiamo capire dove abbiamo sbagliato. Solamente dopo potremo pensare di ripartire».

Se ne ricava che il Paese di Milton Friedman e di George Stigler, il Paese della «Scuola di Chicago», non è ancora pronto ad ammettere che il libero mercato non è la panacea per tutti i mali dell’economia (così come, peraltro, la centralizzazione dell’economia di tipo comunista).


Ed i comunisti, come ci dice una simpatica vignetta di Staino sull’Unità, dopo aver atteso per decenni la crisi finale del capitalismo, si sono trovati sorpresi ed impreparati all’arrivo dello tzunami economico.

* * *

La considerazione in positivo sul discorso presidenziale riguarda la dichiarata prevalenza degli ideali sulla sicurezza, chiaro riferimento di discontinuità rispetto alla politica adottata da Bush contro il terrorismo internazionale, vera e propria guerra senza rispetto di regole e di convenzione alcuna.

Per noi italiani questo passaggio e la sua tensione ideale hanno un sapore particolare; per il contrasto con l’operato delle nostre Istituzioni, le quali, francamente, troppe volte sembrano fare la scelta opposta di Barack Obama (come nel caso dell’esito dei fatti del G8 di Genova).

E, comunque sia di ciò, tanti di noi oggi possono dire “Anche noi abbiamo un sogno : quello di diventare cittadini americani” (ed anche questo è stato colto da una simpatica vignetta).

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