• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Scienza e Tecnologia > Il decreto mangia-blog

Il decreto mangia-blog

Torna a fare capolino una vecchia conoscenza che minaccia di abbattersi sulla maggior parte dei blog e siti personali presenti in rete. Ricorderete sicuramente il famoso disegno di legge Levi-Prodi che nel 2007 prevedeva di far registrare i blogger presso un Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC), estendendo contemporaneamente i reati a mezzo stampa. Fortunatamente quel decreto non passò, e il tutto è finito nel dimenticatoio.

Ma circa una settimana fa ecco spuntare dal nulla un nuovo testo del decreto (C-1269, presentato il 9 giugno 2008) che punta allo stesso fine e che lo fa (come siamo abituati ormai a vedere sempre più spesso) in maniera ambigua e aperta a varie interpretazioni.

Si parte dalla definizione di "prodotto editoriale":

DdL C-1269 - pag. 10
Art. 2.
(Definizione di prodotto editoriale).

1. Ai fini della presente legge, per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione o di intrattenimento e destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.


Inequivocabilmente qualsiasi blog rientra in questa definizione, che per altro viene rafforzata dall’articolo 6:

DdL C-1269 - pag. 12
Art.6.
(Esercizio dell’attività editoriale).

1. Ai fini della presente legge, per attività editoriale si intende ogni attività diretta alla realizzazione e alla distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L’esercizio dell’attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative.


Ma andiamo al nocciolo:

DdL C-1269 - pag. 13
Art. 8.
(Attività editoriale sulla rete internet).

1. L’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale sulla rete internet rileva anche ai fini dell’applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa.

2. Per le attività editoriali svolte sulla rete internet dai soggetti pubblici si considera responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle informazioni.

3. Sono esclusi dall’obbligo dell’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione i soggetti che accedono alla rete internet o che operano sulla stessa in forme o con prodotti, quali i siti personali o a uso collettivo, che non costituiscono il frutto di un’organizzazione imprenditoriale del lavoro.


Ho evidenziato il comma 3 perché il problema è proprio lì. Nel testo iniziale della proposta di legge, più precisamente a pagina 3, viene infatti chiaramente specificato che questo comma escluderebbe i cosiddetti "blog" dall’obbligo di iscrizione al ROC:

DdL C-1269 - pag. 3
L’articolo 8 prevede l’obbligo di iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione per i soggetti che svolgono su internet attività editoriale, estendendo altresì a questi ultimi la normativa sulla responsabilità per i reati a mezzo stampa.
Nel comma 3 viene espressamente escluso l’obbligo dell’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione per i prodotti, come i cosiddetti «blog», che non costituiscono il frutto di un’organizzazione imprenditoriale del lavoro.


Ma io mi chiedo: non è forse vero che la stragrande maggioranza dei blog integra al loro interno banner pubblicitari? Basta pensare alle varie piattaforme gratuite di blogging, che per campare inseriscono box e riquadri di pubblicità, o anche solo al semplice sistema Google AdSense, che permette a chiunque con un paio di click di guadagnare qualche spicciolo per coprire le spese di gestione del proprio sito. Dunque i suddetti blog non rientrerebbero più nel comma 3, perché includono sistemi di guadagno diretto e per l’Agenzia delle Entrate potrebbero essere considerati "organizzazione imprenditoriale". Di conseguenza avrebbero l’obbligo di iscrizione al ROC e sarebbero passibili di reati a mezzo stampa. E chi non si iscrive, rientrerebbe nei reati connessi alla stampa clandestina.

Legge lasciata appositamente aperta ad interpretazioni al fine di poter colpire e mettere eventualmente a tacere scomode voci della rete? Una rivisitazione della millenaria arte del "buttamola in caciara", insomma, con ultimo fine la censura? Chissà ...

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares