• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Mondo > Il declino dell’impero americano spiegato da Al Zawahiri

Il declino dell’impero americano spiegato da Al Zawahiri

Qualche giorno fa, Al Zawahiri – colui che è succeduto ad Osama Bin Laden alla guida della variegata galassia terroristica che genericamente viene chiamata Al Qaeda – ha rilasciato un nuovo messaggio audio.

Oltre ai soliti anatemi contro gli Usa e gli occidentali, la guida spirituale e militare dell’organizzazione terroristica ha detto qualcosa di interessante dal punto di vista strategico. Il messaggio può essere visto come una specie di NSS americana – documento periodico in cui gli Stati Uniti dicono al mondo quale sarà la loro strategia di sicurezza nazionale nel prossimo futuro.

Al Zawahiri in questo messaggio insiste in particolare su di un punto. Dice,

«Il punto debole dell’America è l’economia. Essa è traballante a causa di tutte le spese militari impegnate per la sicurezza. Per fare restare l’America sotto pressione e in stato d’allerta occorre qualche attacco qui, qualche attacco là».

Per chi ha qualche conoscenza di studi di geopolitica e relazioni internazionali questa cosa fa venire immediatamente in mente la cosiddetta teoria del Imperial Overstretching, teoria che prova a spiegare i motivi che portano un impero apparentemente invincibile alla decadenza. È una teoria raccontata e spiegata da molti studiosi, tutti rigorosamente americani o britannici (ché pure loro di decadenza di imperi se ne intendono). Sentite qua:

Se [le grandi potenze] spendono troppo per le armi (o, più frequentemente, per mantenere a un costo sempre più elevato gli impegni militari che hanno assunto in precedenza) corrono il rischio di affaticarsi, come un vecchio che cerchi di fare qualcosa al di là delle sue forze. Tutto questo è complicato dalla “legge del costo crescente degli armamenti” [...] il costo più alto delle armi di oggi costituisce una tendenza allarmante per tutti i governi

Chi scrive è Paul Kennedy, nel magistrale e mastodontico saggio del 1987, ”Ascesa e declino delle grandi potenze” (ciò che avete letto si trova nell’Epilogo, a pagina 727), saggio che chiunque si occupi di politica internazionale dovrebbe leggere, e che Obama e i suoi collaboratori hanno sicuramente usato per stilare l’ultima National Security Strategy americana - che è del 2010 - dove si scomunicava la politica militarista di Bush jr, e si dava indicazione di ridimensionare strategicamente l’impegno americano all’estero – cosa poi non del tutto avvenuta, soprattutto in Afghanistan, per ragioni non del tutto dipendenti dall’Amministrazione Obama.

La prova di questo cambio di strategia si è palesata però nell’ultimo periodo attraverso l’estremo attendismo sulla questione siriana da parte dell’Amministrazione Obama, e sulla politica strategica che vede come protagonisti droni e gli interventi di quasi-guerra in stile libico (cioè di guerra “no boots on the ground”).

L’obiettivo dichiarato degli Usa negli ultimi anni è stato quello di ridurre la propria estensione all’estero salvaguardando i propri interessi, facendo leva sulle (confuse) istituzioni internazionali. Lo riassume bene il Washington Post,

The strategy cites four “enduring national interests” that are “inextricably linked:” security, prosperity, values and international order.

Nel 2002 l’Economist ricordò la teoria dell’overstretching, in tempi non sospetti, intitolando un proprio editoriale proprio “Imperial overstretch?”, dove si scriveva

In the immediate future, this probable economic bumpiness will be more important for domestic American politics than for international affairs. The determination to fight against al-Qaeda terrorists and, in due course, against Saddam Hussein, will surely not be affected. Economic weakness, especially if it is expressed in rising unemployment, will, however, make the Bush administration even keener to pander to domestic lobbies for trade protection, as it already has for steel and farms.

Il primo a parlare di questo argomento, pur sempre in altri termini, fu Robert Gilpin nel 1981, che profetizzò – per così dire – il concetto di “Imperial overstretch” nel suo saggio “Guerra e mutamento nella politica internazionale", dove il politologo mise tra i fattori che determinano il declino di una potenza l’aumento dei costi del dominio politico – sempre in crescita – e l’impossibilità di stare dietro a questi costi con la normale crescita economica.

Come si può vedere la letteratura è piena di esempi di studiosi che si arrovellano sulla questione dei “costi della sicurezza” di una grande potenza e sugli effetti che questi costi potrebbero avere nell’erodere la posizione di una potenza – peraltro già in decadenza – come sono gli Usa oggi.

Con il messaggio audio dell’altro giorno sembrerebbe che Al Zawahiri sia ben informato sulla letteratura anglosassone al riguardo, e che anzi, abbia capito molto bene il punto debole delle potenze dominanti del nostro tempo: bisogna far aumentare i costi della loro sicurezza nazionale – pur sapendo che è impossibile vincere – perché questo è l’unico modo per accelerarne l’inevitabile declino.

 

Foto: Beverly & Pack/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.176) 24 settembre 2013 19:34

    Come il cardinale Rufo o Pio IX, Al Zawairi e tutti i suoi accoliti stupidi pensano di poter fermare l’umanità al medio evo.

    Non hanno alcun futuro, possono solo fare danni ai loro popoli arabi e simili, rallentandone i processi di modernizzazione e occidentalizzazione.

    Gli imperi non esistono più, l’ultimo - quello sovietico - è crollato nel 1989. Quello americano non è un impero, ma solo un primato politico, economico e militare. Primato che viene usato per la stabilità politica dell’economia mondiale e l’accesso alle risorse energetiche (che vengono pagate lautamente). Se non ci fosse la politica israeliana a perturbare un quarto del pianeta staremmo molto meglio.

  • Di (---.---.---.176) 24 settembre 2013 19:35

    xxxxxxxxxxxxxxxx

  • Di (---.---.---.68) 25 settembre 2013 15:39

    Eh certo che conosce molto bene la letteratura anglosassone, visto che chi scirve i testi a questo attore è un analista della CIA.

    I video di Al-Zawahiri, sono da anni, una tragicomica farsa davanti ai quali qualsiasi esperto di intelligence non riesce a mantenere la faccia seria.

    Ma per il popolino vanno benissimo

    PS: rispamiatevi pure con il mito l’ex-collaboratre della CIA Bin Laden, dato che è morto nel dicembre 2001 per insufficienza renale (di cui soffriva da tempo) è non aveva nulla a che fare con l’11-9

    Buonanotte, popolino

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares