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Il commento al Vangelo di Giovanni all’ospedale dei santi Giovanni e Paolo di Venezia

Sta per prendere il via un progetto speciale dell’Archivio storico della Biennale di Venezia

E’ stato presentato con manifesta soddisfazione a Ca’Giustinian, sede della Biennale di Venezia, il nuovo progetto, speciale, dell’ ASAC (Archivio Storico delle Arti Contemporanee), che si inserisce nelle attività di ricerche e nuove produzioni dell’Archivio, secondo le parole della direttrice, avvocato Debora Rossi. “Abbiamo iniziato nel 2022 con il progetto Archeus labirinto Mozart, curato da Damiano Micheletto ; l’anno scorso abbiamo celebrato i 100 anni dalla nascita di Luigi Nono, riproponendo nella chiesa di San Lorenzo il Prometeo. Oggi vi proponiamo questo nuovo progetto che guarda alla parola, fondamentale nelle attività di ricerca”.

Il progetto, Expositio Sancti Evangelii secundum Iohannem, “Commento al Vangelo di Giovanni”, lo scritto più importante, - secondo le parole del regista Antonello Pocetti, che ha preso la parola dopo l’avvocato Rossi – di Johannes Eckhart (1260 – 1328 ca.), teologo e mistico tedesco, domenicano, noto come Meister Eckhart.

Lo spettacolo andrà in scena al Portego delle colonne della Scuola Grande di San Marco, l’atrio del monumentale complesso cinquecentesco, oggi noto come “Ospedale Civile SS. Giovanni e Paolo”.

Il lavoro scenico trova espressione viva nei brani del commento recitati – parte nel latino originale dell’Autore, parte in italiano – da autori/interpreti della nostra scena teatrale e cinematografica : Federica Fracassi ; Leda Kreider, italoamericana ; Dario Alta.

Drammaturgia e regia sono a cura di Antonello Pocetti ; l’ideazione scenica è di Antonino Viola ; le immagini video sono progettate dall’ artista e computergrafico Andrew Quinn, mentre musica e proiezione del suono appartengono a Thierry Coduys.

Intrecciate a quelle degli attori ci sono le voci del Coro della Cappella Marciana, dirette dal Maestro Marco Gemmani, impegnate nel canto gregoriano sui testi liturgici del vangelo giovanneo. Al centro la parola – sacra, mistica, critica - ; tutt’attorno il pubblico, avvolto dalle voci degli attori e dei cantori marciani.

Il progetto scenico sviluppa appieno il dialogo con lo spazio architettonico. La struttura tecnica, ideata da Viola, abbraccia l’atrio in quasi tutta la sua ampiezza formando un rettangolo leggermente sopraelevato, che vuole alludere alla Schola Cantorum medievale per raccogliere insieme la comunità del pubblico, degli attori, del Coro. Tutt’intorno alle pareti, corre invece una leggera armatura metallica per le proiezioni video concepite da Quinn, dando la sensazione di un’installazione di fatto di arte di opera totale.

La rappresentazione, tratta da un tomo di 1000 pagine, ha spiegato nel suo intervento il regista Pocetti, ci ha consentito di fare ricerca. Il commento al quarto Vangelo, a differenza degli altri, non segue una linea temporale, ma si concentra sulla parola e in particolare sull’intimità del personaggio del Cristo. Eckhart dedicò tutta la vita a questo scritto che si può ritenere il più importante e che per il quale nel 1327 ricevette una condanna per eresia con una bolla papale.

Ma qual’è l’eresia di Eckhart? E’ quella che mette al centro l’uomo, che diventa in qualche modo messaggero di quella che può essere l’idea di anima e di Dio.

Drammaturgicamente ho estrapolato da questo commento cinque tematiche che caratterizzano ognuna delle prime cinque serate.

La prima è dedicata al LOGOS, come principio creatore, presente in ogni cosa e quindi anche in tutti gli uomini.

La seconda è dedicata all’ESSERE, principio filosofico su cui si sono interrogati tutti i filosofi da Parmenide a Heidegger, passando appunto per Eckhart, dove l’essere è la realtà ultima, cioè il fondamento di ogni cosa, identificabile con Dio stesso. L’anima umana, pur vivendo una separazione apparente da Dio, porta in sé l’essenza dell’essere divino e qui c’è l’unione fra la triade, Padre, Figlio e Spirito Santo, perché in Eckhart l’Essere è l’unione dei tre elementi dell’uomo.

La terza è dedicata al concetto di AMORE, come forza divina che origina e dà vita ad ogni cosa. E’ un’unione mistica con Dio, ma soprattutto è un’unione mistica con l’anima.

La quarta è dedicata al dualismo/no dualismo BENE/MALE, perché in Eckhart non c’è separazione tra bene e male, quindi si rompe lo schema manicheo. Il Bene diventa di fatto l’unione, l’espressione, l’anima esperita ogni giorno nella quotidianità. Il Male invece è il risultato della separazione da Dio.

La quinta e ultima è dedicata alla dialettica ANIMA/CORPO, dove l’Anima si distacca dal proprio Ego, dall’Io, per raggiungere una realizzazione mistica e unire la propria essenza, appunto, il matrimonio, diciamo, con Dio.

Tutto questo ha composto cinque copioni. E’ un po’ come mi succede quando lavoro con la musica. Dalla partitura mi vengono le suggestioni. In questo caso, dalle parole di Eckhart e dai tanti riferimenti che il Maestro fa ad altri filosofi a lui contemporanei e precedenti. Ho fatto in modo che si unisse un dialogo a tre voci con i tre attori, in dialogo con le parti del Vangelo vero e proprio, che sono in parte recitate, ma in grande parte eseguite dai 12 elementi della Cappella Marciana, che in qualche modo commentano un po’ quello che succede nel dialogo, nell’incontro/scontro fra quella che è la parola di Dio e quello che è il commento di Eckhart.

E’ importante ricordare il luogo dove tutto questo avviene, poiché il Portego delle colonne della Scuola Grande di san Marco, nonché l’ingresso all’Ospedale Civile, sono l’unione di due elementi imprescindibili per la parola di Eckhart : l’unione fra la cura e la cultura, e quindi ci sembrava il luogo più adatto.

Le immagini video sono immagini che ripercorrono un po’ la storia dell’arte sacra, italiana e non solo, ma che in ogni serata daranno importanza al tema. Scorreranno immagini esemplari dei Maestri del Rinascimento toscano e veneto ; Michelangelo Buonarroti, Tiziano ; i Maestri del Rinascimento tedesco ; i Maestri del Barocco ; Caravaggio e varie strutture architettoniche importanti nell’Italia.

Stimolato da Emanuela Caldirola, responsabile dell’ufficio stampa dmt della Biennale (Danza, Musica, Teatro) Marco Gemmani ha spiegato che gli interventi della Cappella Marciana saranno quasi sempre dedicati al Gregoriano, che è il canto monodico che va dal V° secolo al XV°, più o meno, e tutti saranno incentrati sui testi del Vangelo di san Giovanni. Quindi percorreremo tutto ciò che è il Vangelo di san Giovanni, ovviamente a spezzoni, in canto gregoriano. Lo eseguiremo in maniera abbastanza semplice, non così complessa come si fa oggi il gregoriano. Nel senso che lo faremo un po’ nella maniera medievale, che è la più sconosciuta e la meno apprezzata. Invece, per me è importante che sia apprezzata anche quella. Il sistema tardomedievale prevedeva l’uso di bordoni, quindi di accompagnamenti non strumentali. Ma soprattutto vocali, con note tenute, che poi in qualche modo noi fioriremo per motivi scenici e di supporto all’evento.

Non direi altro, per non svelare troppo.

Comunque, sarà una cosa che inframmezzerà il testo di Eckhart, sicuramente impegnativo anche per gli ascoltatori, in modo da poter in qualche maniera far digerire e far ascoltare che cosa san Giovanni ha detto nel suo vangelo, cantando, che è la cosa forse più interessante.

La conclusione dell’incontro non poteva non spettare al presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco, il quale, con l’enfasi teatrale che lo ha contraddistinto, fin dall’esordio nel suo ruolo istituzionale, ha parlato di un primo capitolo di Biennale della Parola.

La parola fa il mondo, nella parola l’umanità si rivela, con la parola il destino di tutti si restituisce all’Eterno. Il progetto speciale che la Biennale dedica alla riflessione di Meister Eckhart pone attenzione al Verbo, che di tutto è origine, per farne ascolto – il Vangelo di Giovanni inizia così, “In principio era il Verbo; il Verbo era presso Dio ; ed era Dio” - . La parola è ciò che vi è di più certo nell’impasto umano e il dare senso al mondo, nella storia lunga e nascosta della vita, è l’esercizio tutto di vertigine che Eckhart forgia in una direzione che oggi sperimenta un fatto d’arte : un risuonare del verbo nella carne, nella voce e nell’azione scenica.

Saranno 10 le serate, tutte con inizio alle 21 e 30.

Le prime cinque, dal 5 al 9 marzo, saranno introdotte da una diversa personalità del mondo culturale, filosofico, religioso.

Il 5, mercoledì delle Ceneri, parlerà del LOGOS, il teologo, scrittore e poeta Cardinale Josè Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero della cultura e dell’educazione della Santa Sede ;

il 6, Peter Sloterdjik, uno dei più influenti filosofi contemporanei, noto per la sua analisi della modernità e per la sua critica delle strutture del pensiero occidentale. La sua partecipazione è frutto della collaborazione tra la Biennale di Venezia e il Berggruen Institute Europe, che promuove il dialogo tra intellettuali, filosofi e leader di tutto il mondo, favorendo un confronto tra Oriente e occidente sulle grandi questioni del XXI° secolo.

Oltre a presentare la serata del 6 marzo, che ha al centro l’ESSERE, il giorno successivo, 7 marzo, Sloterdjik terrà una lectio magistralis intitolataL’ostetrica dell’intelletto : Meister Eckhart e l’uomo divino”, presso la Casa dei Tre Oci.

Il 7, Cristina Collu, storica dell’Arte, curatrice e Direttrice della Fondazione Querini Stampalia, parlerà dell’AMORE.

L’8, la studiosa della cultura classica Monica Centanni, docente di Lingua e Letteratura greca all’Università IUAV di Venezia, rifletterè sul dualismo BENE/MALE.

Il 9, il Patriarca di Venezia, Monsignor Francesco Moraglia, concluderà le introduzioni parlando della dialettica ANIMA/CORPO.

Nelle seconde cinque repliche (dall’11 al 15 marzo) si partirà direttamente dallo spettacolo, senza nessuna introduzione.

Concludiamo questo breve excursus, con le parole di commiato del presidente Buttafuoco :

Vorrei sottolineare come in un luogo di dolore quale è l’Ospedale, possa esserci la presenza dell’ASSOLUTA BELLEZZA.

Siate presenti, perché questo fatto d’Arte di assoluta bellezza non s’era mai visto né sentito prima d’ora e darà il LA ad altri esercizi, ad altri scavi. Come dicono i tedeschi, Holzweg, un sentiero interrotto, una radura che trova luce.

 

 

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