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Il caso Stefano Gugliotta

Sono stati condannati a pesanti pene detentive i poliziotti che nel 2010 si resero protagonisti di un grave caso di abuso. Nel corso dei disordini verificatisi allo stadio Olimpico di Roma, dopo la finale di Coppa Italia, picchiarono ed arrestarono immotivatamente il giovane Stefano Gugliotta, che nulla aveva a che vedere né con la partita né coi disordini. Stava semplicemente andando in motorino ad una festa, peraltro in una zona contigua allo stadio, ma dove non vi era problema alcuno di ordine pubblico.

Gli ruppero persino un dente.

L’indomani una mamma in lacrime al telegiornale di una rete RAI si chiedeva perché era stato rotto un dente a suo figlio, cui nulla importava della partita di calcio.

Abbiamo adesso un importante esito dell’episodio: nove poliziotti condannati a anni di reclusione.

Siamo, ormai, anni luce dai fatti del G8 di Genova, dove tutto sarebbe finito a tarallucci e vino senza l’intervento della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Il cittadino vorrebbe capire perché.

Ebbene, la prima cosa da considerare è la reazione della pubblica opinione ai fatti di Genova.

Tutte le iniziative che si sono succedute ai fatti del G8 di Genova hanno sempre confermato che nessun cittadino è disposto ad accettare che l’Istituzione Polizia di Stato possa agire al di fuori di ogni controllo. Pensare che tutto sia concesso alle forze dell’ordine perché poi, se non li si lascia fare, non le avremo a disposizione quando sarà necessario per problemi di ordine pubblico è un modo di pensare vergognosamente immorale ed assolutamente non condiviso dalla pubblica opinione.

Accanto a questo, l’intervento dei mezzi di comunicazione.

Il volto in lacrime della povera mamma di Stefano Gugliotta al telegiornale ha fatto la differenza, mettendo al tappeto tutti gli sconsiderati difensori della cosiddetta ragion di Stato.

Ecco dunque la via giusta per affrontare le infinite ingiustizie che le Istituzioni sistematicamente producono nella società. Non possiamo vivere senza le Istituzioni, ma da questo a consentire loro di poter fare quello che vogliono ce ne passa. E per contrastarle occorre che i media facciano sentire alta la voce degli indifesi e degli oppressi, di quanti finiscono per essere le vittime delle Istituzioni.

Questo non vale solamente per le forze dell’ordine: vale per tutte le Istituzioni. Anche per quelle religiose, dove vescovi compiacenti da secoli difendono i propri chierici anche se hanno commesso reati gravissimi, come quello della pedofilia; anche per le Istituzioni di legalità, che sistematicamente ignorano i reati di infedele patrocinio degli avvocati; anche per i partiti politici, che non sono mai intervenuti in maniera adeguata contro i reati corruttivi dei propri appartenenti; e così via, per tutte le forme di vita collettiva in cui si struttura la nostra società.

Ovviamente tutto questo non vedrà d’accordo alcuni (e numerosi). Non vedrà d’accordo i poliziotti abituati a fare gli "sbirri"; non vedrà d’accordo i chierici abituati ad abusi di tutti i tipi; non vedrà d’accordo avvocati e giudici che sono usi vendersi le cause loro affidate; non vedrà d’accordo i politici abituati al peculato; e così via.

Ma se noi cittadini vogliamo che la nostra società sia sana, viva bene ed altrettanto bene si sviluppi, non abbiamo alternativa. Episodi come quello di Stefano Gugliotta devono avere l’epilogo che abbiamo potuto constatare.

Foto: Flickr (Autore: Jimmy Mallinson)

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