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Il calcio degli anni ’10: tourbillon, centromediano e palla a terra.

La sfida italo-inglese in Champions League è al momento sospesa ad un tutto è possibile che fa essere comunque soddisfatti. Il fatto di non essere travolti dalle inglesi e potersi giocare la qualificazione nella gara di ritorno ha distolto però l’analisi giornalistica e tecnica del dopopartita da un punto focale: le tre squadre inglesi hanno stravinto la partita sotto diversi punti di vista mostrando un sistema di calcio che le nostre squadre non riescono a reggere.

Non conta in questa affermazione il fatto di giocare in casa, in quanto il Manchester United a San Siro ha comunque disinnescato ogni velleità interista e predominato il gioco in tutta la partita (è davvero sciocco dire che l’Inter ha preso possesso del gioco nel secondo tempo. Ha forzato fisicamente il gioco, andando allo scontro aereo e all’impatto in corsa, ma a livello tecnico e di predominio di campo il Manchester è stato addirittura superiore al primo tempo). A me è sembrato di vedere un calcio futuribile, il calcio del nuovo decennio battersi con un calcio che ormai ha già detto tanto.

Ma com’è questo calcio del 2010?
La prima caratteristica è l’interscambiabilità dei ruoli senza perdita della fluidità tecnica dei giocatori. Il Manchester è davvero maestro in questo facendo ruotare in diverse posizioni di campo i calciatori che restano però capaci di rendersi sempre pericolosi grazie al loro bagaglio tecnico e fisico. Cristiano Ronaldo può giocare da punta centrale perché sa difendere la palla e ha colpo di testa (provate a fare giocare centravanti Taddei), Drogba sa svariare sulle fasce perché raggiunge le velocità di punta di un’ala (Adriano quando va all’ala sembra un ippopotamo fuori dallo stagno… e non solo per la mole), Nasri detta il passaggio e conclude con la stessa naturalezza (chi si immagina un Perrotta assist man delicato e stoccatore di precisione?). Il tourbillon offensivo è la prima caratteristica del calcio del futuro. Nessuna predisposizione fisica deve essere coltivata per esaltare un’unica dimensione tattica. Il calciatore deve essere costruito almeno in 5 anni (Ronaldo era già un campione a 17 anni, ma se restava allo Sporting Lisbona adesso era un’aletta alla Quaresma con un po’ di pepe in più, mentre a Manchester, Ferguson lo ha modellato come uomo a tutto campo dalla resistenza infinita) con capacità offensive e difensive poliedriche, capacità di giocare la palla con entrambi i piedi e grande resistenza fisica.



La seconda caratteristica del calcio del 2010 è l’importanza del mediano di difesa che fa richiamare alla mente le caratteristiche del vecchio centromediano. Il nuovo centromediano è un giocatore di forza e resistenza che gioca un passo davanti alla difesa ma riesce a schiacciarsi sulla linea difensiva intervenendo come un centrale puro nelle situazioni di pericolo. Diaby dell’Arsenal, Mikel del Chelsea e Carrick del Manchester hanno raddoppiato come un centrale le eventuali sbandate dei terzini e difeso sulle palle alte insieme ai compagni di difesa. Spesso hanno preso in consegna il centravanti avversario, alleggerendo il compito fisico al centrale che poteva facilmente posizionarsi sulla traiettoria di passaggio della spizzata di testa e interrompere sul nascere la situazione pericolosa. L’unico capace di questo tipo di gioco in Italia è De Rossi.

Terza caratteristica è la totale assenza di gioco aereo centrale. In tre partite forse solo due volte per Drogba le squadre inglesi hanno fatto un lancio oltre i 25 metri. La palla è stata sempre giocata a terra attraverso una rete di passaggi rapidi tra giocatori vicini e in movimento. Pensiamo alle nostre squadre invece: l’Inter ha lanciato per oltre un’ora la palla su Ibrahimovic e Adriano (poi su Cruz), la Juve lanciava sui decentramenti di Amauri e la Roma sulle corse di Taddei, Perrotta, Riise e Motta. Proprio un altro modo di condurre l’azione e di sistemarsi sul campo.

Detto questo, come andrà a finire? Magari passeremo con tutte e tre le squadre ma il gioco degli inglesi sarà quello di domani.

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