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Il bonus-famiglia fantasma

Le misure di sostegno e stimolo fiscale devono essere “tempestive, mirate e transitorie“, si diceva qualche mese addietro, e sembra trascorsa un’era geologica. La profondità della crisi attuale ha indotto gli economisti del Fondo Monetario Internazionale a rivedere ed ampliare la classificazione delle caratteristiche dello stimolo ottimale, da ottenere con un’azione “tempestiva, consistente, duratura, diversificata, contingente, collettiva e sostenibile“. Ebbene, pare proprio che il requisito di tempestività non sia inerente all’azione del governo italiano.

Prendete il cosiddetto bonus-famiglia, una delle misure contenute nel dl 185/2008: annunciato con grande fanfara dai media (con menzione d’onore per il solito Tg5, che vede ormai boom più o meno silenziosi ad ogni angolo di strada), ad oltre un mese di distanza risulta di fatto inapplicato ed inapplicabile. I centralini di patronati e Caaf, che dovrebbero fornire assistenza nella compilazione e presentazione delle domande, sono ormai ridotti a risponditori automatici: “richiami la prossima settimana, il ministero non ci ha ancora fornito le procedure operative”. Il motivo è presto detto: nelle more dell’iter parlamentare di approvazione del decreto-legge, la maggioranza ha deciso di modificare i criteri di erogazione, e ciò ha di fatto bloccato la procedura di presentazione delle domande. E’ di ieri l’ultima esternazione del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che a Porta a porta (e dove, sennò?) ha annunciato che il governo sta valutando la presentazione di alcuni emendamenti di rimodulazione dei criteri di erogazione. Da qui la paralisi.

Da notare che il termine per presentare le domande, relativamente all’anno d’imposta 2007, è fissato al 31 gennaio. In caso non venga disposta una proroga, una volta definiti inequivocabilmente i criteri di erogazione assisteremo ad un assalto a caaf e patronati con conseguenti disagi, simili se non superiori a quelli prodotti dalle procedure barocche necessarie per richiedere la “carta-acquisti” tremontiana. Dopo la presentazione della domanda, è poi verosimile attendersi un paio di mesi per l’erogazione degli importi. Si arriverà quindi, per l’anno d’imposta 2007, ad aprile o maggio, con un differimento di un semestre rispetto alla originaria decisione di procedere alla corresponsione del bonus. Poi ci chiediamo perché gli economisti tendono a diffidare delle manovre fiscali, espansive o restrittive, giudicandole pericolosamente intempestive rispetto alla effettiva fase del ciclo. Un decreto-legge sotto l’albero non si nega a nessuno. Che poi si tratti di scatola vuota riccamente infiocchettata è altro discorso. Troppo difficile mettere il bonus nei cedolini di pensione e stipendio, evidentemente. E soprattutto, troppa poca fanfara.

Ma almeno nel caso italiano, come noto, il rischio di eccesso di espansione fiscale non si pone. Mentre il rischio di un’ennesima presa per i fondelli propagandistica resta come sempre molto elevato.

Ma non facciamo del disfattismo, la crisi è soprattutto psicosomatica e si cura con l’ottimismo, come dimostrano inequivocabilmente i dati sul ricorso alla cassa integrazione.

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