Il Venice Cello Ensemble alle sale Apollinee della Fenice
Festosa conclusione di Musik@giovani 2023
Musik@giovani, la sezione di Musikàmera dedicata agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado del territorio veneziano, organizzata in collaborazione con l’area Education del Teatro La Fenice, si è conclusa con una triplice esibizione del Venice Cello Ensemble (d’ora in avanti VEC), una in più delle consuete due, aggiunta all’ultimo istante, vista l’affluenza numerosa.
Sul palcoscenico, otto allievi della classe di violoncello del Conservatorio veneziano Benedetto Marcello, più il docente Angelo Zanin, tra i fondatori dello storico Quartetto di Venezia (d’ora in avanti QDV) , conosciuto e stimato in molte parti del mondo (tra poco partirà per una tournee latinoamericana).
Il VEC è nato, infatti, da un’idea di Zanin, inizialmente con l’obiettivo di studiare e suonare assieme, perché come afferma il Maestro, la mia lunga attività con il QDV mi ha reso consapevole che il suonare assieme sia una delle cose più importanti nella crescita dei ragazzi che studiano uno strumento, e non sempre al Conservatorio questo è possibile.
Mi ha spiegato che il violoncello, per la sua grande estensione, è forse l’unico strumento che consente la possibilità di dar vita ad un’orchestra di soli celli, in quanto racchiude in sé le quattro voci naturali : soprano, contralto, tenore e basso.
Tale tipo di formazione non è tuttavia una novità. Ha ormai esempi illustri in tutto il mondo, a cominciare dai 12 cellisti dei Berliner Philarmoniker, il chè ha portato alla pubblicazione di un gran numero di partiture e trascrizioni che consentono di costruire una scaletta attingendo da un repertorio sterminato.
Continua Zanin : Con questa orchestra ho spinto i ragazzi ad affrontare ogni tipo di repertorio, dalla musica antica al barocco, al classicismo, al romanticismo, ai grandi operisti, alla musica dodecafonica, al Jazz, al Rock, fino alla musica contemporanea, cosa che nelle aule del Conservatorio non è possibile, poiché un ragazzo deve attenersi ai programmi di corso. Invece io credo che il poter suonare anche generi così diversi, aiuti a maturare moltissimo, e poi faccia capire che col violoncello si può fare tutto e la bella musica può appartenere a qualsiasi epoca e a qualsiasi stile. Naturalmente, per fare un gruppo del genere, c’è bisogno di parecchie prove, che servono a fondere bene i vari leggii in un lavoro di sincronizzazione delle parti, intonazione delle varie voci, dosatura delle dinamiche, etc.
C’è poi da aggiungere che, non essendoci un Direttore, alcuni passaggi sono molto complicati, e per eseguirli c’è bisogno della consapevolezza di ciascun musicista, in modo che tutti sappiano quando fare la propria nota e come farla, e in questo, naturalmente, c’è anche il mio aiuto, ma il lavoro comune determina questa capacità e non mi stancherò mai di farli provare e riprovare, finché non sia cancellato qualsiasi dubbio.
Il concerto si è aperto con l’esecuzione del “Vespero, opera 37, n.7” di Sergej Vasil’evic Rachmaninov (1873 – 1943), un brano assai suggestivo, che si rifà ad armonie antiche, ortodosse.
A seguire, il decimo e ultimo movimento, il “Corale”, dalla “Cantata n. 147” di J.S.Bach (1685 – 1750), spesso utilizzato nelle Messe di Natale come intermezzo o nei matrimoni.
Altrettanto famoso, il “Canone” di Johann Pachelbel (1653 – 1706), una melodia che presenta un basso ostinato, che ripete una sequenza per tutto il pezzo.
E ancora, la “Danza n.8”, l’ultima delle “danze Slave Opus 46” (1878) di Antonin Dvorak (1841 – 1904) ; “L’Ouverture” da “Tannhauser” (1845) di Richard Wagner (1813 – 1883), in cui il compositore si accosta per la prima volta a un argomento tratto dalle leggende della Germania cristiana.
Simpatica l’esecuzione di “Pizzicato-Polka”, di Johann Strauss figlio (1825 – 1899). Non viene mai usato l’arco. In certi momenti, si percuote il piedistallo dello strumento, ottenendo un effetto triangolo.
Maestosa la resa di uno tra i pezzi più conosciuti di Astor Piazzolla (1921 – 1992), Libertango, registrato a Milano nel 1974, cui ha fatto seguito un omaggio alla canzone napoletana, “O’ surdato ‘nnammurato” e la rivisitazione di una canzonetta degli anni Sessanta, “Happy together” del gruppo americano The Turtles, che spodestò dal primo posto delle classifiche discografiche “Penny Lane” dei Beatles.
Applausi insistiti hanno ottenuto un gradevole bis, “Marcia” di Giovanni Sollima (1962), una composizione scritta per essere eseguita fuori dalle grandi sale prima dell’Opera.
Una segnalazione finale. Il VCE ha registrato per la Radio Vaticana e ha inciso un CD con brani della compositrice americana Janet Maguire (1927 – 2019)
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