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Il Ramadan è finito. La sua imposizione no

Il Ra­ma­dan è finito. Del suo ini­zio e del­la sua fine si scri­ve mol­to, di quel­lo che ac­ca­de du­ran­te tale mese no. E non par­lia­mo in que­sta oc­ca­sio­ne del­le con­di­zio­ni in cui la­vo­ra­no tan­ti fe­de­li mu­sul­ma­ni quan­do cade, come que­st’an­no, in pie­na esta­te. Con­di­zio­ni che pos­so­no met­te­re a re­pen­ta­glio la loro si­cu­rez­za e quel­la di tan­ti cit­ta­di­ni non mu­sul­ma­ni.

Vo­glia­mo in­ve­ce tor­na­re a par­la­re di cosa ac­ca­de nei pae­si a mag­gio­ran­za isla­mi­ca, se­gna­lan­do al­cu­ni epi­so­di che evi­den­zia­no come sia dif­fu­so il con­fes­sio­na­li­smo an­che a li­vel­lo ali­men­ta­re.

In Tu­ni­sia si fa lar­go sui so­cial net­work l’ha­sh­tag #fa­ter, con uten­ti che po­sta­no foto in cui man­gia­no du­ran­te il pe­rio­do di di­giu­no o che se­gna­la­no lo­ca­li aper­ti dove con­su­ma­re cibi. Una for­ma di pro­te­sta con­tro l’i­sla­miz­za­zio­ne mon­tan­te nel pae­se, che pre­ten­de di im­por­re il di­giu­no del ra­ma­dan a tut­ti. Si sot­to­va­lu­ta in­fat­ti la pres­sio­ne so­cia­le che si in­ten­si­fi­ca nel mese del di­giu­no, col­pen­do gli scet­ti­ci e co­lo­ro che non in­ten­do­no ade­guar­si al det­ta­to re­li­gio­so. 

Nel­la vi­ci­na Al­ge­ria cen­ti­na­ia di per­so­ne, per pro­te­sta­re con­tro l’a­van­za­re del­l’in­te­gra­li­smo mu­sul­ma­no e per ri­ven­di­ca­re i pro­pri di­rit­ti, han­no man­gia­to, be­vu­to e fu­ma­to in pub­bli­co du­ran­te il pe­rio­do di ra­ma­dan a Tizi Ou­zou, in Ca­bi­lia. I con­te­sta­to­ri, esa­spe­ra­ti, fan­no no­ta­re come esi­sta un “cli­ma di ter­ro­re” con­tro quel­li che non di­giu­na­no, e che la re­li­gio­ne do­vreb­be ri­ma­ne­re una que­stio­ne pri­va­ta e non es­se­re im­po­sta dal­le au­to­ri­tà. Tan­ti non han­no pro­ble­mi a di­chia­rar­si mu­sul­ma­ni, ma ri­ven­di­ca­no il di­rit­to di as­su­me­re com­por­ta­men­ti lai­ci. La zona è abi­ta­ta da ber­be­ri au­to­no­mi­sti, che pro­te­sta­no in que­sto modo an­che con­tro l’i­sla­miz­za­zio­ne pro­mos­sa dal­le au­to­ri­tà. L’al­to con­si­glio isla­mi­co ha in­ve­ce con­dan­na­to tale “com­por­ta­men­to pro­vo­ca­to­rio ed esi­bi­zio­ni­sta”.

In Ma­le­sia, una cop­pia che tie­ne un blog ero­ti­co è sta­ta ar­re­sta­ta e con­dan­na­ta a tre anni per aver pub­bli­ca­to foto in cui man­gia­no car­ne di ma­ia­le (ani­ma­le im­pu­ro per la re­li­gio­ne isla­mi­ca) du­ran­te il ra­ma­dan. Non solo, sono sta­ti col­pi­ti da un dif­fu­so ostra­ci­smo so­cia­le e han­no chiu­so il blog, ri­schian­do tra l’al­tro un’al­tra pe­san­te con­dan­na per of­fe­sa alla mo­ra­le, aven­do pub­bli­ca­to foto in pose in­ti­me.

Sem­pre in Ma­le­sia, nel­la zona di Sun­gai Bu­loh, sta­to di Se­lan­gor, una ma­dre in­di­gna­ta ha pub­bli­ca­to foto in cui alun­ne non mu­sul­ma­ne del­la clas­se di sua fi­glia sono sta­te co­stret­te a man­gia­re in ba­gno per non “of­fen­de­re” gli al­tri com­pa­gni che se­gui­va­no il di­giu­no del ra­ma­dan. Nel ter­ri­to­rio ma­le­se di Sa­ra­wak, sul­l’i­so­la del Bor­neo, più di ot­tan­ta per­so­ne sono sta­te sco­per­te men­tre tra­sgre­di­va­no il ra­ma­dan. Più del­la metà era­no la­vo­ra­to­ri pro­ve­nien­ti dal­la vi­ci­na In­do­ne­sia.

Sa­ran­no tut­ti sot­to­po­sti al giu­di­zio del­le cor­ti isla­mi­che e sul­la base del­la sha­ria ri­schia­no fino a 1000 ring­git di mul­ta (cir­ca 240 euro) e l’ar­re­sto fino a 6 mesi. Le au­to­ri­tà ave­va­no av­ver­ti­to sui me­dia e con av­vi­si pub­bli­ci che an­che i tu­ri­sti stra­nie­ri do­ve­va­no sta­re at­ten­ti a come si com­por­ta­va­no, evi­tan­do at­teg­gia­men­ti che po­te­va­no es­se­re con­si­de­ra­ti of­fen­si­vi, come man­gia­re, bere e fu­ma­re du­ran­te il pe­rio­do di di­giu­no.

An­co­ra più duro Ali Be­n­ha­dj, uno de­gli espo­nen­ti del Fron­te Isla­mi­co di Sal­vez­za (ere­de del­l’or­ga­niz­za­zio­ne in­te­gra­li­sta che vin­se le ele­zio­ni al­ge­ri­ne nel 1991, poi an­nul­la­te dal­l’e­ser­ci­to e che sca­te­nò at­ten­ta­ti ter­ro­ri­sti­ci), ha in­vi­ta­to le au­to­ri­tà ad ar­re­sta­re o con­dan­na­re a mor­te i tra­sgres­so­ri del di­giu­no.

Quel­lo che vie­ne fuo­ri è qua­si un bol­let­ti­no di guer­ra. Di cui, l’ab­bia­mo già scrit­to, si par­la as­sai poco nei no­stri pae­si. In In­ghil­ter­ra si è in­ve­ce ar­ri­va­ti a tra­smet­te­re su un’e­mit­ten­te di pro­prie­tà pub­bli­ca la chia­ma­ta alla pre­ghie­ra per l’i­ni­zio del ra­ma­dan: le­git­ti­mo, ma de­gli aspet­ti ne­ga­ti­vi del di­giu­no isla­mi­co non si è mica par­la­to.

Come non ne han­no par­la­to le au­to­ri­tà ita­lia­na che si sono af­fret­ta­te a for­mu­la­re gli au­gu­ri di buon ra­ma­dan alla co­mu­ni­tà isla­mi­ca al­l’in­se­gna del po­li­ti­cal­ly cor­rect, come per esem­pio ha fat­to il pre­si­den­te del­la Re­gio­ne La­zio, Ni­co­la Zin­ga­ret­ti (Pd). Zit­te, ov­via­men­te, an­che le as­so­cia­zio­ni ita­lia­ne in cui si uni­sco­no i mu­sul­ma­ni. Ep­pu­re sa­reb­be in­te­res­san­te co­no­sce­re la loro opi­nio­ne sul­l’im­po­si­zio­ne for­za­ta del di­giu­no e sul­le con­dan­ne pre­vi­ste nei pae­si in cui la leg­ge isla­mi­ca è im­po­sta: sono d’ac­cor­do o non lo sono?

Nes­su­no deve es­se­re pri­gio­nie­ro del­la co­mu­ni­tà in cui si è ca­sual­men­te tro­va­to a na­sce­re. Nes­su­no deve es­se­re con­dan­na­to se non ne vuo­le più far par­te o non ne vuo­le più os­ser­va­re le re­go­le. E tut­ti de­vo­no es­se­re li­be­ri di es­se­re se stes­si. An­che in modi che non piac­cio­no alle ge­rar­chie re­li­gio­se o ai più in­te­gra­li­sti.

 

 

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Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.224) 9 agosto 2013 13:38

    Complimenti per la disinformazione ! il ramadan in Italia e’ finito ieri.

  • Di (---.---.---.214) 9 agosto 2013 14:03

    io amo la natura, fin da piccolino.

    Fin da piccolino ho deciso che non avrei mai seguito i preti e la chiesa che dicono che gli animali non hanno anima.

    Sono contro i pesticidi eccc.

    Eppure mi devo subire i diserbi chimici che il comune impone anche nella via in cui abito, per una questione di "decoro urbano", diserbanti della Monsanto.

    Ho 2 gatti (ne avevo 4 ma 2 me li hanno avvelenati i vicini), sempre accuditi e sani oltre che sterilizzati.

    Qui la gente odia a morte gli ambientalisti, animalisti, verdi; al punto che queste definizioni sono diventate insulti, in qualità di parole, aggettivi.

    Anche io ho la colpa di essere nato qui, nella mia terra.

    Non mangio carne e tantomeno di maiale: so come vengono allevati gli animali.

    La liberta, caro "occidente", non siete neppure voi.

  • Di (---.---.---.249) 9 agosto 2013 14:44

    provocazione => radicalizzazione => guerra al terrorismo => egemonia

  • Di (---.---.---.241) 9 agosto 2013 15:11

    Signori io sono italiano ma non musulmano. Penso che ci sia troppa islamofobia in giro.

    Ci sono dei musulmani estremisti si,come ci sono anche cristiani estremisti,buddisti induisti.

    Poi la smetterei con i complessi di superiorità nei confronti delle società a maggioranzaza musulmana,da loro i veri valori sono ancora ben saldi a differenza di qui,dove non c’è più rispetto per i padri,la famiglia non tiene più e i figli crescono senza educazione. Magari atraverso la maggiore presenza di islamici in italia riscopriremo questi valori,e sarà allora che li ringrazieremo per il loro apporto :)

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