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Il Post. Giornalisti che non lo erano

Il Post. Giornalisti che non lo erano

Così. Per gusto di polemica, e un po’ per necessità. La necessità di confidare a qualcuno una mia frustrazione recente, insopprimibile. Mi frustra, ogni giorno, Il Post. Sì, IlPost.it, il “superblog” di Sofri (ne avevamo già parlato qui, ma tocca). Fatte salve quelle due ore buone per intendere l’apposizione del “super” e l’inclusione del “blog” (dove sarebbero entrambi?), vorrei qui lamentare il senso di ripugnanza profonda che mi pervade quotidianamente, ora dopo ora, a visione presa di tematiche e modi scelti per riempire la home di cotanto sito. Con quelle che reputano notizie.

I post del Post, al più – e per entrare nell’empirico –, ricordano il secondo quarto d’ora del Tg1. Un barattolo di cookies, serviti come imperlati di scaglie di cioccolato, appena sfornati, alla maniera ammerigana che tanto piace ai nostri. Perché di States si deve parlare, sempre e comunque, in un processo di scandaglio e setaccio delle news che perplime e non poco.

Dico: la redazione, leggevo, consterebbe di sei elementi. E verrebbe da chiedersi cosa i fantastici facciano, nel magazzino del sollazzo lib, abbuonata la visione del Riformista, del Foglio e del derby Lakers-Golden State Warriors su Vimeo. Davvero: cosa fanno? In tre mesi – sono tre? – dall’apertura sono riusciti a offrirci una notizia, a dare un buco a qualcuno, a non riportare qualcosa che il Wsj e Ferrara non avessero già ruminato? O a non spiegarci chi fosse Granata o quale fosse la pubblicità più brutta dell’anno? O a non parlare di qualcosa che arrivasse a Jobs o a un ché di volutamente anti-vulgata (qui un esempio, in polemica per le elezioni Uk con tanto di replica di Sofri)?

No, meglio rendersi accessorio. A far qualcosa di utile, di vagamente interessante, ci pensano blogger autonomi, dilettanti o meno, autofinanziati. A sventagliare contraddizioni, a farsi carico di dibattiti seri, a farsi domande su eccentriche iniziative editoriali, a deglutire dosi estreme di leghismo per scandagliarne la bassezza morale e politica.

E questo per citare tra quelli che seguo maggiormente, senza voler aggiungere nulla sulla pagina che leggete (perché devo essere il primo a scrivere delle incongruenze tra gli osanna al premier-libera-ostaggi e la stampa svizzera? Prima dei fantastici 6 de IlPost? Ecco, l’ho detto. E ne basti una). Per non parlare dello stile, quello blasè, pieno di virgole (come notava Malvino - per citarne un altro – anche nei titoli) che hanno già visto tutto. E intendo le virgole.

Nono. Il sesso è meglio pensarlo. L’impero del niente, retto sul non so cosa di quali lettori, sulla base di chissà quale giornalismo. Un auto-giornalismo, la pratica onanista del ritenersi editori di se stessi, ovvero del nulla quantico. A me Il Post sembra superfluo. Spero continui così.
U‘

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